CG Entertainment (www.cgentertainment.it) rende finalmente disponibile su supporto blu-ray Un tranquillo posto di campagna, diretto da Elio Petri. Il sesto lungometraggio firmato dal compianto cineasta romano, un anno dopo A ciascuno il suo. Lungometraggio in cui cala Franco Nero nei panni di un pittore di successo che sembra aver perso l’ispirazione. Fatto che lo porta a ritrovare la vena creativa convincendo la sua amante e agente, Vanessa Redgrave, ad affittare una villa veneta immersa nella natura. Villa in una delle cui pareti l’uomo scopre il vecchio ritratto sbiadito di una giovane donna. Chi è questa ragazza la cui storia comincia ad ossessionarlo? E perché questa ossessione?
Man mano che i fotogrammi avanzano apprendiamo essere una contessa che viveva nell’abitazione insieme alla madre e che venne misteriosamente uccisa durante la Seconda Guerra Mondiale.
Poche nozioni che bastano all’autore de La decima vittima per dare sfogo in maniera quasi anarchica a tutto il suo sperimentalismo e la sua visionarietà. Del resto, siamo nel 1968, quindi è facilmente avvertibile il desiderio tipico dell’epoca di fornire un elaborato di celluloide dal sapore non poco rivoluzionario. Un elaborato che, pur lasciando intravedere qualche vago eco proveniente dal classico antonioniano Blow-up, di due anni prima, traccia una propria personalissima strada. In quanto, con strani fenomeni che cominciano a verificarsi attorno al protagonista, Un tranquillo posto di campagna si potrebbe tranquillamente classificare come ghost story. Ma classificarlo semplicemente in qualità di ghost story sarebbe non poco ingiusto e riduttivo.

Soprattutto a causa della evidente modernità sfoggiata da Petri nel girare, tanto da renderlo ancora oggi, nel XXI secolo, registicamente attuale. In parte grazie al sapore pop psichedelico trasudante da più di qualche immagine. In parte per merito della colonna sonora dai suoni stridenti del grandissimo Ennio Morricone, “astratta” come, del resto, è astrattista il pittore al centro dell’opera. Pittore di cui seguiamo fin dai primissimi minuti di visione una vera e propria discesa nella follia. Tra clima di mistero, forte erotismo chiaramente presente sotto l’epidermide dell’insieme e progressiva entrata in scena di personaggi palesemente sopra le righe.
Trascinando lo spettatore in una dimensione che, continuamente alternata tra sogno (o, meglio, incubo) e realtà, suggerisce un certo retrogusto horror.
Retrogusto dovuto anche alla presenza di momenti di violenza e di una seduta spiritica. Tanto che da un lato il film anticipa di sicuro le atmosfere del gotico padano portato poi sullo schermo da Pupi Avati. Dall’altro, invece, secondo alcuni avrebbe probabilmente influenzato lo Shining che Stanley Kubrick ha tratto da Stephen King all’inizio degli anni Ottanta. In ogni caso, sta di fatto che, ad oltre cinquant’anni dall’uscita, Un tranquillo posto di campagna rimane un tanto innovativo quanto atipico esempio di celluloide. Uno strano oggetto del desiderio che, tra genere e autorialità, fornisce una riflessione relativa alla crisi d’identità dell’artista nella allora nascente società dei consumi. Quattro minuti di intervista a Morricone e trentatré di conversazione con Nero occupano la sezione extra del disco.