Cortometraggi

Sexual Distancing & The Sands Of Time al Garofano Film Festival

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La dimensione del cortometraggio è un mondo cinematografico molto particolare. Un docente che stimo enormemente, Jonny Costantino, dice che, laddove un film può puntare a vincere ai punti, ad un cortometraggio si richiede il knockout. Questa metafora presa in prestito dal mondo della boxe esprime il chiaro concetto che, al cinema come nella vita, del tempo va fatto tesoro: 100, 120 minuti sono una tempistica piuttosto dilatata nella quale raccontare una storia. Un cortometraggio, che per definzione raramente supera i 25/30 minuti, deve concentrare tutte le sue energie per colpire nel segno lo spettatore.

Grazie al Garofano Film Festival ho avuto modo di vedere questi due recenti cortometraggi, selezionati e premiati durante vari festival internazionali.

Sexual Distancing

Opera del regista greco Dimitris Asproloupos, con protagonisti Jeo Pakitsas e Thodoris Vrachas, in un quarto d’ora questo lavoro davvero accattivante offre uno spaccato di vita così divertente, dolce e credibile da riuscire pienamente nell’intento di cui sopra.

Due ragazzi, conosciutisi tramite un’applicazione di incontri, si videochiamano giornalmente durante il lockdown del 2020. Kostas è insofferente, e valuta di infrangere le normative pandemiche per ricercare del sesso occasionale, mentre Andonis è molto più coscienzioso e sembra adattarsi bene ad una vita casalinga e tranquilla. Ed è così, tramite poche ma azzeccate pennellate di regia e sceneggiatura, che danno indicazioni piuttosto chiare sulla natura dei due personaggi, che seguiamo lo sviluppo di questa storia, con un finale positivo e una virata romantica che in pochi minuti riesce comunque a risultare credibile e dolce. Missione compiuta.

The Sands Of Time

Tutt’altra vocazione per il cortometraggio di James Hughes, che in una dozzina di minuti cerca di tirare le fila di una suggestiva storia che vede protagonista una coppia di amanti.

Lui (Freddie Stewart) è disteso su una spiaggia verso il tramonto, e una bella ragazza in abiti vintage (Tessa Bonham Jones) appare, gli parla e poi sembra scomparire nella stessa sabbia che riempie tutta la spiaggia. Lei, Hattie, pare poter in qualche modo viaggiare nel tempo, e lui, Nate, vuole scoprire di più su di lei. Il cortometraggio, in opposizione all’efficace semplicità del precedente, tenta forse di apparire più grande di quanto non possa essere per le sue possibilità di produzione: gli effetti speciali, come un po’ tutta l’estetica del lavoro, danno una sensazione un po’ posticcia, e la stessa narrazione, con la sua risoluzione, ha sicuramente uno spunto interessante, ma la sua trasposizione risulta un po’ semplicistica, sfacciatamente tear-jerking.

Due approcci agli antipodi, ma il bello sta anche in questo

Due lavori, si sarà capito, piuttosto agli antipodi: uno focalizzato su uno spaccato di quotidianità, che racconta con schiettezza ed un pizzico di stravaganza, l’altro con mire di cinematografiche più alte, e di conseguenze anche più rischiose. A voler riassumere, un knockout non da poco per Sexual Distancing, un match più tiepido pur con mire mirabili per The Sands Of Time.

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