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In dvd le sexy vampire di Aranda e Rollin

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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La notevole (e lodevole) attenzione rivolta da Mosaico Media nei confronti del cinema horror di matrice iberica non è certo una novità, come testimonia il ricco catalogo della label romana, comprendente, tra gli altri, i dvd della saga sui resuscitati ciechi realizzata da Amando De Ossorio e di diversi titoli estrapolati dalla filmografia del prolifico Jess Franco.

Non stupisce, quindi, che sia proprio essa a rendere finalmente disponibile su supporto digitale tricolore il rarissimo Un abito da sposa macchiato di sangue (1972), che, omaggiato perfino da Quentin Tarantino nel suo Kill Bill volume 1 (2003), fu uno dei primi lungometraggi diretti da Vicente Aranda, futuro autore di Amantes-Amanti (1991) e de Lo sguardo dell’altro (1998).

Ispirato al racconto Carmilla di Sheridan Le Fanu, vede Maribel Martín nei panni della giovane e ingenua Susan, la quale giunge con l’uomo che ha appena sposato – interpretato da Simón Andreu – nella casa di campagna della famiglia di lui; dove, mentre vive male la propria sessualità, scopre che la misteriosa Mircalla alias Alexandra Bastedo uccise duecento anni addietro il compagno durante la prima notte di nozze, accusandolo di averle usato violenza.

E il vampirismo, in realtà, è più suggerito che mostrato, atto a fare da perfetto parallelo al lato erotico di un’operazione che, maggiormente concentrata sul delineamento psicologico dei personaggi che sullo splatter (comunque presente) e senza celare troppo un certo sguardo d’impronta femminista, non tarda a trasformare in un rapporto lesbico quello tra la protagonista e Mircalla. La quale riemerge dalle sabbie, con tanto di maschera da sub, regalando l’immagine più affascinante di circa 96 minuti di visione tempestati di allegorie ed immersi in un’atmosfera che sembra rimanere continuamente sospesa tra la realtà e la dimensione onirica.

Ma, rimanendo in tema di sensuali femmine succhiasangue, Mosaico Media provvede anche a ristampare, finalmente nella versione integrale di 90 minuti, quel Violenza ad una vergine nella terra dei morti viventi (1971) che, da non confondere con Una vergine tra i morti viventi (1973) del succitato Franco, già diffuse su disco qualche anno fa privo, però, di ben 11 minuti.

In questo caso, sebbene il titolo possa spingere a pensare a chissà quale assurdo mix di zombi e pornografia, partiamo di nuovo da marito e moglie in viaggio di nozze, i quali, giunti in un castello dove i due cugini di lei, cacciatori di vampiri , sono stati a sua insaputa trasformati in creature della notte dai mostri del posto, si trovano a dover fronteggiare la minacciosa combriccola per evitare che la donna venga sacrificata.

Con abbondanza di procaci fanciulle abbondantemente svestite, dirige il francese JeanLa vampira nudaRollin privilegiando in particolar modo una notevole cura estetica rispetto allo sviluppo della narrazione. Forte soprattutto della splendida fotografia a cura di Jean-Jacques Renon, che contribuisce non poco a trasportare l’insieme in un bizzarro e colorato universo… reso ancor più bizzarro dall’ironia capace di trasparire da alcuni degli assurdi soggetti di scena.

Francesco Lomuscio

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