Indubbiamente un buon prodotto il Pinocchio di Robert Zemeckis, disponibile su Disney+ dallo scorso 8 settembre. Un prodotto dal quale emerge un Tom Hanks, pur se relegato a un ruolo non centrale. Ma anche un prodotto che, nonostante conceda ampio spazio a un regista ormai affezionato a film ibridi, non riesce a distinguersi ed evolversi in maniera netta.
Il Pinocchio di Zemeckis
La storia è quella che conosciamo tutti. Il falegname Geppetto crea un burattino che poi prende vita e diventa Pinocchio. O almeno questo è l’inizio della storia che poi si evolve in maniera diversa in base alle versioni. In quella di Zemeckis, il regista sembra seguire la traiettoria già solcata dalla Disney con il classico degli anni ’40. E quindi ritroviamo il Grillo Parlante, nel ruolo di coscienza di Pinocchio, che cerca di portarlo via dai cattivi Gatto e Volpe. E poi Lucignolo, Mangiafuoco e la Fata Turchina. Tutti mescolati tra loro per dar vita a uno dei classici più amati di sempre.
Tom Hanks è Geppetto
Nome trainante del film di Zemeckis è indubbiamente Tom Hanks. Il pluripremiato attore interpreta, qui, Geppetto. Il personaggio, però, proprio perché non il protagonista assoluto della vicenda, non dà modo ad Hanks di imporsi veramente e dimostrare la propria indiscutibile bravura. Resta il perno attorno al quale la vicenda si svolge (e avvolge) e resta il perno anche per la parte live del live action.
Il legame con la Disney del Pinocchio di Zemeckis
Come detto, quello realizzato da Zemeckis è un Pinocchio che ha molti legami con quello del 1940. E se questo da una parte è un elemento positivo, dall’altra intrappola il lungometraggio e lo vincola. Lo vincola perché i riferimenti restano quelli del classico d’animazione e perché gli escamotage ai quali il regista può ricorrere rimangono legati alle azioni del film del 1940. Sembra quasi, per certi versi, che il Pinocchio di Zemeckis si limiti a emulare il classico riproponendolo allo stesso modo, con l’unica differenza rappresentata dall’utilizzo della tecnologia. Una tecnologia che, quindi, non rappresenta quel quid in più che avrebbe differenziato il film dagli altri precedenti rifacimenti, ma una tecnologia che fa vedere la stessa cosa in un modo più nuovo.
Però, da una parte, l’ancorarsi al classico Disney è anche un punto a favore. Sicuramente, così facendo, è in grado di avvicinare un pubblico molto più ampio. E poi sfrutta il gioco che un classico d’animazione inserisce sempre inevitabilmente.
Il tempo
Un regista, Zemeckis, che non può non sbizzarrirsi con a disposizione un titolo come Pinocchio. Quello che fa in questo lungometraggio non è solo una strizzata d’occhio ai suoi precedenti live action, ma anche ad altri suoi film, uno su tutti il celebre Ritorno al futuro. E da quello, in particolare, riprende la tematica del tempo. Un tempo che sfrutta, come detto, mostrando (e dimostrando) che un classico che ha ormai 80 anni, può ancora essere oggetto di analisi ed evoluzione. Anche perché quello che si vede sullo schermo è proprio un ritorno al futuro. La dimostrazione di come l’attualità va a influenzare quello che sembra (ed è) un passato lontano.
Ed è quell’influenza attuale che alimenta e arricchisce il Pinocchio di Zemeckis.
Il trailer del film
Pinocchio: i film e dove vederli