Presentato in concorso alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film Blonde è il tanto atteso biopic dedicato alla figura di Marilyn Monroe. A prestare il volto (e presumibilmente l’anima) alla celebre attrice, Ana De Armas, in quella che dovrebbe essere la prova della vita. Il Film è ora su Netflix.
Purtroppo Blonde non convince, impegnato com’è ad autocompiacersi, a giocare con simbologie spicce, e non efficaci.
Blonde | La trama del film
Norma Jean è una bambina come tante, che ama la mamma (Julianne Nicholson) e non si separa mai dal suo peluche preferito. Ciò che la differenzia dalle sue coetanee è la sfortuna, che la porta più di una volta a un passo dalla morte e, infine, all’orfanotrofio. La causa della sua sorte è da rintracciarsi ovviamente nell’incapacità della madre di accettarla e di volerle bene.
Perché nessuno amerebbe una bambina maledetta.
Per lei, la bambina non è altro che un peso e un ostacolo al raggiungimento dei suoi sogni. Norma Jean cresce quindi orfana nello spirito più che nella realtà. In simili condizioni nasce Marilyn Monroe (Ana de Armas), una donna fragile, spezzata, insicura e alla disperata ricerca di attenzioni.
Blonde. L to R: Adrien Brody as The Playwright & Ana de Armas as Marilyn Monroe. Cr. Netflix © 2022
Nel corso della sua (breve) vita, Marilyn incontrerà uomini diversi, dei quali forse nessuno riuscirà davvero a comprenderla e amarla nel modo giusto. La star che tutti conoscono, invidiano e ammirano, grazie ai film e ai paparazzi, cela un’anima profondamente bisognosa.
‘Blonde’ Ana De Armas è Marilyn Monroe nel trailer ufficiale del film Netflix a Venezia
Blonde Il Film: Uno stile psichedelico per un adattamento difficile
I flash delle macchine fotografiche gettano immediatamente lo spettatore nel vivo di vicende psichedeliche ed eccessive. Almeno nel modo in cui vengono raccontate. Dietro la macchina da presa, Andrew Dominik alterna il bianco e nero alla fotografia a colori, momenti onirici e sequenze addirittura immaginate dentro l’utero.
Siamo i figli di uomini che non ci volevano.
Passare da una suggestione a un’altra, senza troppo riflettere sul loro significato, sminuisce inevitabilmente il valore del messaggio. Il problema sta forse nella decisione di adattare un romanzo come quello di Joyce Carol Oates, non così semplice e lineare, senza tener presente quanto un mezzo si distanzi dall’altro. Per cui, ciò che funziona in un testo letterario, non è detto che lo faccia se tradotto letteralmente in immagini.
Troppa apparenza, poca sostanza
Blonde restituisce una Marilyn Monroe artefatta, alla quale è difficile avvicinarsi emotivamente. La si osserva da fuori, non si entra nelle sue vicende in maniera sentita, ma come freddi analisti di una vita allo sbando. Dal momento che si conosce tutto o quasi, ormai, dell’iconica attrice, è fondamentale lo sguardo con cui ci viene presentata. L’umanità sembra sparire, per lasciare il posto alla superficie.
Anche l’idea di richiamare alla mente i più famosi scatti di Marilyn, e di chi le è stato accanto, e usarli come punto di partenza per raccontare momenti particolari della sua vita, si rivela sprecata, per quanto affascinante.
Dove vai quando sparisci?
La percezione al termine della visione è quella di aver sperimentato una sorta di viaggio allucinogeno, che gioca con simbologie banali, che non aggiunge nulla all’immaginario collettivo.
La stessa De Armas, apparentemente intrappolata in un’imitazione sterile della Monroe, non riesce a sfruttare il suo indiscutibile fascino e la bravura dimostrata in altre occasioni. Ed è un peccato, non solo per le potenzialità del progetto, per la ricchezza del racconto, per l’amore nei confronti di una figura tragica e splendida come questa. Ma, soprattutto, perché i mezzi a disposizione di Dominik c’erano tutti, come dimostrano i primi dieci minuti della pellicola.
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