Sono un ragazzo di ventun’anni, che da poco ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica, scrivendo per riviste online quali appunto Taxi Drivers, e Cinefile. Dall’età di dieci anni, sono costretto su una sedia a rotelle elettrica a causa di una malattia genetica, la distrofia muscolare di Duchenne, che ho sin dalla nascita. Essere un cinefilo disabile a Roma non è cosa da poco: a parte i multisala, le sale accessibili sono sicuramente in minoranza rispetto a quelle completamente inagibili, e di conseguenza ho rinunciato da parecchio tempo a “testare” nuove sale, cominciando a frequentare esclusivamente multisala. Il giorno 9 gennaio 2012 avrei dovuto presenziare, per conto di CineFile, all’anteprima stampa organizzata dalla BIM Distribuzione del film Shame di Steve McQueen, accolto con successo all’ultimo Festival di Venezia. L’anteprima si sarebbe tenuta alla Sala Cinema ANICA di Roma, situata appunto nella sede dell’ANICA – Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali – in viale Regina Margherita. Sono stato a svariate anteprime nella mia “carriera”, tutte tenutesi in alcuni multisala del centro di Roma, tra cui l’Adriano e il The Space Moderno. Questa è stata la prima volta in cui mi sono recato a un’anteprima nella sede di un’associazione nazionale.
Giunto all’ANICA, dopo aver cercato con fatica un parcheggio che mi rendesse possibile scendere dalla macchina con facilità, ho trovato ad attendermi una pessima sorpresa, l’ultima cosa che voglio trovare quando mi reco al cinema: una rampa di scale. L’unico modo per salire: un montascale elettrico, chiaramente in disuso da mesi, o addirittura da anni. La mia accompagnatrice è prontamente scesa dall’auto per entrare a cercare il responsabile della sala ANICA, l’unica persona in grado di far funzionare il montascale “abbandonato”. Dopo svariati minuti di ricerca, il responsabile è stato finalmente rintracciato, ma il montascale non accennava a dare segni di vita, essendo probabilmente già deceduto da tempo. Ma anche se il macchinario in questione fosse stato funzionante, sarebbe stato comunque inutile. A causa di un ascensore di dimensioni ridottissime ero infatti impossibilitato a raggiungere la sala cinematografica, situata al piano superiore dell’edificio. A quel punto, mi è stato gentilmente offerto dal personale di trasferirmi su una sedie a rotelle manuale a loro disposizione, con cui mi sarebbe stato possibile salire le scale ed entrare poi nell’ascensore. Immaginatevi di dover entrare in un locale, e di ritrovarvi di fronte un buttafuori che vi chiede di levarvi le scarpe e invilarvi un paio di sandali di due misure più piccole, che vi renderanno la serata un inferno, impossibilitandovi persino a camminare normalmente. E’ lo stesso principio: con la mia patologia, ho bisogno di una sedia regolata sulle mie esigenze, capace di sostenere la mia postura in modo da essere confortevole per me. Con una sedia che non mi apparteneva, mi sarebbe comunque risultato impossibile seguire il film. Sconfortato, sono quindi tornato a casa, consapevole che mi era stato appena impedito di svolgere il mio lavoro.
Shame, ovvero vergogna: il titolo del film che avrei dovuto vedere rispecchia totalmente l’esperienza che ho vissuto. Mi sono trovato svariate volte in situazioni vergognose come questa, ma se l’associazione che rappresenta il cinema in Italia è la prima ad avere una sede completamente inaccessibile, come si può pretendere di avere sale cinematografiche a norma? L’ANICA dovrebbe dare un esempio di eccellenza, ma si trova invece in una situazione vergognosa e ridicola, e non sta facendo nulla per migliorarla. Mi è stato detto dal responsabile che se mi fossi presentato con una sedie a rotelle più piccola e leggera, sarei potuto entrare senza problemi. Io rispondo dicendo che un luogo come la sede dell’Anica dovrebbe essere accessibile per disabilità di ogni tipo, non solo per chi è provvisto di “una sedia a rotelle più piccola”.
Mi sono sentito in dovere di rendere nota questa mia esperienza per ogni disabile a cui viene impedito di svolgere il proprio lavoro a causa dell’inaccessibilità di centri statali, che dovrebbero essere un esempio di eccellenza. Spero che l’ANICA provveda presto a trovare un rimedio all’inaccesibilità della sua sede in viale Regina Margherita, in modo da renderla praticabile per qualunque tipo di disabilità.
[resoconto pubblicato anche su CineFile, all’indirizzo http://www.cinefile.biz/?p=26976]
Luca Buccella