On the fringe (En los márgenes), del regista Juan Diego Botto, è un film che trae spunto da un acuto problema sociale: l’altissimo numero di sfratti ogni anno presenti in Spagna, per addentrarsi nelle vicende personali di individui in qualche modo costretti a fare i conti con la propria solitudine. Un fastello di intenti che, pur costretto a muoversi molto vicino alla superficie delle cose, non regredisce allo stato di melodramma innescando tensioni e riflessioni. Prodotto da On the Fringe AIE,Morena Films e Panache Productions & La Compagnie Cinématographique, On the Fringedi Juan Diego Botto era presente alla 79 Biennale del Cinema di Venezia in concorso nella sezione Orizzonti.
Juan Diego Botto descrive la semplicità della disperazione degli ultimi
On the fringe: la trama
Rafa è un avvocato molto sensibile ai diritti civili e alla tutela dei più deboli. La sua vita privata è fortemente condizionata da questo suo impegno costante e i suoi affetti, la compagna incinta e il figliastro, sembrano non disposti ad assecondarne la vocazione totalizzante. La sua giornata complicata lo porta a occuparsi dell’imminente sfratto di cui è vittima Azucena, una giovane madre in costante conflitto con il compagno che si arrangia con i lavori più umili. Un’altra madre, di nazionalità straniera, attende il suo aiuto. Per evitarle la perdita dell’affidamento della figlia, Rafa deve assolutamente rintracciarla prima della mezzanotte. Il tempo passa così come la speranza di un’anziana donna, anche lei sotto sfratto, di riabbracciare il proprio figlio.
I confini
La macchina da presa di Juan Diego Botto, affermato attore ispano-argentino alla sua prima prova in una regia di lungometraggio, rende complici senza bisogno di particolari artifici. Il suo dramma, sceneggiato insieme a Olga Rodriguez, ha un andamento tale da viaggiare sempre non molto distante dai confini di un abisso visibile, palpabile, ma mai definitivo. La sua pellicola non è un puro esercizio neorealistico, bensì un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso una narrazione d’impatto in grado di ridestare i due grandi precari della nostra società: il coraggio e il senso di responsabilità.
Il silenzio
Ascolta, figlio, il silenzio. È un silenzio ondulato, un silenzio, dove scivolano valli ed echi e che piega le fronti al suolo.
Federico Garcia Lorca
Il silenzio
Nella corsa a perdifiato del racconto, On the fringe rielabora il silenzio e la riflessione intima dando loro quasi una valenza extradiegetica. I primi piani intensi dei protagonisti, con la macchina da presa intenta a sequenziarli intrecciandone le ragioni con i primissimi piani indotti dal prevalere delle emozioni, chiamano direttamente in causa lo spettatore. Una richiesta d’aiuto che preme, agisce, per trasformare le opinioni in fatti incontrovertibili. Il silenzio dettato dagli sguardi persi nel vuoto, nella vana ricerca di un consistente salvifico appiglio, sono la certificazione di una richiesta determinata da un’esigenza sociale preponderante.
Un cast sinfonico
Uno dei meriti di Juan Diego Botto va senz’altro ricercato nell’oculata direzione di un cast di altissimo livello con gli interpreti bene in sintonia e a proprio agio. Penelope Cruz, presente anche nelle vesti di produttrice, è sicuramente il nome di maggior richiamo. La sua Azucena è il consueto concentrato di bravura di un’attrice da sempre molto versatile e in grado di performare in generi cinematografici tra loro diametralmente opposti. Il personaggio principale, Rafa, è affidato a Luis Tosar, un altro mostro sacro del cinema spagnolo, già vincitore di tre Goya. La sua recitazione si distribuisce in tutte le sfaccettature richieste dal copione. Oltre allo stesso Juan Diego Botto, e il giovane Christian Checa, completa il novero degli interpreti principali la presenza di Adelfa Calvo, volto noto per avere partecipato in molte serie spagnole di successo degli ultimi anni ed essere stata nel cast di Madres Paralelas di Pedro Almodovar.
Il fenomeno sociale
L’input narrativo diOn the fringe è parte integrante della storia sociale recente della Spagna. Un fenomeno che ha preso una piega sempre più incontrollabile, con delle cifre significative che giustificano ampiamente la levata di scudi di molti e gli intenti della pellicola. Negli ultimi 13 anni sono stati eseguiti 700000 sfratti, a fronte di un articolo 47 della Costituzione che garantisce il diritto ad abitare. Una crepa inarrestabile a cui nessuno pare riuscire a porre un freno. Un sistema assistenzialistico che, ingabbiato in una rigida burocrazia fatica a intervenire e modificare il corso degli eventi. Uno stato dei fatti che nel film resta sempre un po’ in un equilibrio incerto con le forti accezioni emotive determinate dalle storie personali degli interpreti. Accade che la causa lotti per non essere messa in disparte dai suoi effetti, non sempre con un esito positivo.
On the fringe: l’effetto Alessandro Manzoni
Ne I Promessi Sposi lo sguardo di molti dei personaggi, principali e non, fa da cartina di tornasole per mostrare l’ambientazione del romanzo e lo svolgersi del suo contesto storico. Gli occhi guardano ed esprimono quello che succede attorno a loro. Ogni fenomeno evinto dalle conseguenze della guerra, con l’apice della tragedia della peste, è sintetizzato, filtrato e reso disponibile per il lettore. La disperazione degli ultimi testimonia con maggior vigore, senza enfasi indotta, la cronaca del momento. La stessa cronaca di cui si fa portavoce la macchina da presa di Botto. Ovunque agiscano, primi e primissimi piani raccontano il divenire di una società in crisi. Indipendentemente da qualche sintesi di troppo è interessante l’effetto finale. Non è di certo un mondo distopico ma è la condensazione di una difficoltà del vivere ai margini, che fin nei piccoli dettagli, avvolge l’intero racconto filmico.
Anno: 2022
Durata: 103 minuti
Distribuzione: BIM Distribuzione
Genere: drammatico
Nazionalita: Spagnola
Regia: Juan Diego Botto
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