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Paramount+ Film

‘The Whale’ di Aronofsky arriva su Paramount+

Il film di Aronofsky approda su Paramount+: una vita al limite incarnata dal Premio Oscar Brendan Fraser

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Presentato in concorso a Venezia 79 e vincitore di 2 Premi Oscar per il miglior attore protagonista e per il miglior trucco e acconciatura,  The Whale segna il ritorno dietro la macchina da presa di Darren Aronofsky . Protagonista un irriconoscibile Brendan Fraser, nel ruolo forse più difficile della sua carriera. Il film è prodotto da A24 e dalla casa di produzione dello stesso regista, Protozoa Pictures. In sala con I Wonder Pictures.

Il film è ora disponibile su Paramount+.

The Whale: la storia

Tratto dall’opera teatrale, del 2012, di Samuel D. Hunter, The Whale racconta la storia di Charlie, un professore di letteratura inglese che vive come un recluso, in una piccola casa di periferia, in Idaho, a causa di una grave obesità che lo condurrà, inevitabilmente, alla morte. A ridurlo così, la tragica scomparsa dell’amore della sua vita, un giovane studente, per cui ha lasciato moglie e figlia.

L’uomo, all’incirca cinquantenne, trascorre le sue giornate tenendo delle lezioni on line, senza mai mostrarsi in video ai suoi allievi perché si vergogna del suo aspetto, cercando conforto nella letteratura e mangiando in maniera compulsiva.

L’unico rapporto con il mondo esterno è la sua amica infermiera, Liz, che si prende cura di lui. Un giorno, in modo del tutto inaspettato, Charlie riceve la visita della figlia che ha abbandonato anni prima, Ellie, e tenta di riallacciare il rapporto con lei.

The Whale: autodistruzione e Redenzione

Già dall’incipit, Aronofsky  stabilisce una connessione profonda con lo spettatore: ci presenta subito Charlie in tutta la sua tragica verità. È questo il patto che stabilisce con il pubblico, immediatamente, e lo capiamo non solo dalle prime immagini, di una potenza visiva devastante, ma dalle parole stesse del personaggio.

Charlie è un uomo che cerca la verità, nuda, cruda, in tutta la sua disarmante bellezza e tragicità; per questo, ogni volta che crede di essere sul punto di morire, rilegge un testo ispirato al classico della letteratura Moby Dick di Melville (il titolo del film fa chiaramente riferimento all’opera), che egli ritiene essere straordinariamente autentico e sincero.

Solo successivamente scopriremo l’autore di quelle parole che ripete come un mantra, quasi una preghiera per essere redento dai peccati commessi.

Un’unica location

L’impresa più ardua per il regista è stata, sicuramente, quella di trasporre sul grande schermo un’opera squisitamente teatrale; il dinamismo della storia qui non è dato dalle azioni, essendo concentrata in un unico luogo, la casa, ma dalla sinergia tra gli interpreti, tutti eccezionali, dall’immediatezza dei dialoghi e dalla gestione dello spazio.

Charlie è un gigante intrappolato in un piccolo appartamento, fatto di letti troppo piccoli, spazi angusti e anonimi, porte chiuse e una quantità spropositata di libri. Ma tra quelle quattro mura c’è ben altro: un dolore talmente grande da non poter essere contenuto, ricordi ingombranti da tenere nascosti e di cui non si riesce a parlare, il senso di colpa e la solitudine, voragini così profonde da dover essere colmate, nutrite, fino all’estremo.

Il film si muove in uno spazio ristretto anche temporalmente: l’autore si focalizza su sette giorni di vita del protagonista. Il momento della ‘rivelazione’ e della liberazione del personaggio, in un crescendo di emozioni e di disvelamenti.

Il corpo come espressione del dolore

Ancora una volta, è il corpo il fulcro della narrazione di Aronofsky, così come nei suoi precedenti film, The Wrestler e ‘Il Cigno Nero’, il regista racconta le sofferenze legate alla corporeità, mai disgiunte da quelle dell’anima.

In The Whale, il corpo si fa metafora ed espressione visiva di un disagio interiore, di una mancanza o una perdita. Le metamorfosi fisiche dei personaggi che popolano l’immaginario del regista sono visivamente scioccanti e estreme; Charlie è un uomo che pesa 300 chili e ogni sua azione, anche la più semplice e naturale, come respirare, diventa una lotta alla sopravvivenza.

È come se Aronofsky mettesse i protagonisti delle sue storie davanti a uno specchio che li deforma e, paradossalmente, deformandoli, li svela.

In contrapposizione all’immagine mostruosa di Charlie, c’è qualcosa di estremamente tenero in lui, un’innocenza quasi infantile, che gli fa credere nella bontà degli uomini e nella bellezza della vita, nonostante la sua condizione. La graduale ‘disumanizzazione’ è puramente esteriore ed è questo contrasto, il punto di forza della storia e del protagonista.

Credo che gli esseri umani non siano in grado di non avere un cuore – dice il professore a sua figlia che continua a ribadirgli il suo odio e il suo risentimento per averla abbandonata da bambina

Charlie ha un’innata fiducia nel prossimo: accoglie un giovane missionario in casa sua, è sempre gentile, anche nei suoi momenti più disperati. È un uomo che ama tutti, istintivamente e indistintamente, ma che non riesce ad amare se stesso. ‘Eccede’ anche in questo, nel darsi agli altri e nel mortificarsi. La sua malattia nasce dal suo non sentirsi degno d’amore e l’autodistruzione diventa l’unica via di fuga per espiare le colpe autoinflitte.

Guardami, chi mi vorrebbe nella sua vita? – Charlie prova disgusto per se stesso, giustifica il disprezzo che Ellie prova nei suoi confronti, non vuole salvarsi e non vuole essere salvato.

L’unica speranza resta la verità, quella che ritrova tra le pagine dei suoi libri; la letteratura è la sua religione, nelle parole trova il conforto che altri cercano in Dio. Mentre quest’ultimo, per lui, è solo un’illusione se non il più bieco degli inganni, la scrittura è l’unico mezzo con cui riusciamo a vedere realmente chi siamo, sotto una lente d’ingrandimento che mette in risalto difetti e pregi, fragilità e virtù.

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Un cast spettacolare: da Fraser alla giovane Sink

Brendan Fraser, vincitore per la sua interpretazione del Premio Oscar al miglior attore protagonista, è un vero prodigio nel suo ruolo: impressionanti sia la sua trasformazione fisica, con le protesi, che quella psicologica. Ogni suo movimento è studiato nel dettaglio, in un corpo che ha poco di umano, e che appunto ricorda la balena del titolo, e che da involucro diventa prigione.

Parimenti degna di nota l’interpretazione della giovane Sadie Sink, nei panni di Ellie, un personaggio peculiare e sorprendente (supportato da dialoghi brillanti), ricco di sfumature e chiaroscuri. Hong Chau presta il volto a Liz, una donna carica di umanità mentre Ty Simpkins è il misterioso Thomas, una sorta di ‘angelo messaggero’, scappato di casa per seguire un suo credo religioso.

Un film che lascia il segno

Una vera opera d’arte riesce a suscitare domande nello spettatore, a rivoluzionarlo emotivamente, a scardinare degli equilibri e reinventarne di nuovi; The Whale centra perfettamente l’obiettivo in questo senso.

The Whale

  • Anno: 2022
  • Durata: 117'
  • Distribuzione: I Wonder Pictures
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Darren Aronofsky

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