“Di nuovo il difficile tema della scuola nel cinema francese, dopo la recente vittoria al Festival di Cannes de “ La classe” di Laurent Cantet. « La journée de la jupe » di Jean-Paul Lilienfeld vede, tra l’altro, il ritorno di una straordinaria attrice, Isabelle Adjani, protagonista di pellicole illustri girate da registi di culto (Truffaut, Herzog, Ivory, Techinè)”.
Di nuovo il difficile tema della scuola nel cinema francese, dopo la recente vittoria al Festival di Cannes de La classe di Laurent Cantet. La journée de la jupe di Jean-Paul Lilienfeld vede, tra l’altro, il ritorno di una straordinaria attrice, Isabelle Adjani, protagonista di pellicole illustri girate da registi di culto (Truffaut, Herzog, Ivory, Techinè).
Sonia Bergerac (Isabelle Adjani) è una professoressa di francese in un liceo con ragazzi difficili. Anche lei ha diversi problemi personali: il marito l’ha lasciata da poco ed è a un passo da un crollo nervoso. Una mattina, durante uno dei soliti alterchi con gli indisciplinatissimi studenti, nota il passaggio di una borsa sospetta tra le mani di due ragazzi e tenta di requisirla per sondarne il contenuto, che si rivela essere una pistola. Questo è l’antefatto che disegna l’architettura della sceneggiatura, poiché Sonia, esasperata dalla maleducazione e dall’intolleranza dei suoi studenti, s’impossessa dell’arma e sequestra una buona parte della classe.
Comincia tutta la kermesse poliziesca, con gli uomini delle teste di cuoio che provano a negoziare con la tenace professoressa la quale, in realtà, cerca semplicemente di essere, per una volta, ascoltata dai suoi alunni. In Francia è sempre presente la questione razziale, vista la massiccia presenza di neri, musulmani, ebrei, cattolici e le relative difficoltà di convivenza. In questo senso si rivela assai attuale il film, giacché Sonia, nonostante le sue origini musulmane, non cesserà mai di professare la laicità della scuola pubblica o il diritto delle ragazze d’indossare la gonna nell’orario scolastico. Durante il sequestro, si assiste a notevoli colpi di scena (l’arma passa anche nelle mani di molti studenti) che sviluppano uno psico-dramma collettivo che non risparmia alcuno. Drammi personali, problemi sociali, culturali, etnici, religiosi, tanta è la materia affrontata in maniera originale da questo film.
L’epilogo è tragico e commovente e, chi scrive, non ha potuto trattenere un liberatorio applauso.
Luca Biscontini
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