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‘Uncoupled’ la recensione della serie
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2 anni agoon
Dai coideatori premiati agli Emmy Darren Star e Jeffrey Richman, (Beverly Hill 90210) su Netflix la serie Uncoupled è una storia di delusioni d’amore e del percorso per superarle con grande ironia.
UncoupleD la serie Netflix: tutto quello che c’è da sapere
Oltre ai protagonisti, Neil Patrick Harris ( How I met your mother , Matrix 4) e Tuc Watkins, nel cast compaiono anche Tisha Campbell, Brooks Ashmanskas. Emerson Brooks e Marcia Gay Harden. La serie in 8 episodi è prodotta da MTV Entertainment Studios, Darren Star Productions, Jeffrey Richman Productions e Jax Media.
Uncoupled la trama della serie
Michael Lawson (Neil Patrick Harris) sembra avere tutto dalla vita: una carriera di successo come agente immobiliare a New York, una famiglia solidale, amicizie strette e una relazione stabile di diciassette anni con il compagno Colin (Tuc Watkins). Ma quando Colin lo lascia inaspettatamente alla vigilia del suo cinquantesimo compleanno, Michael è completamente colto di sorpresa. All’improvviso deve affrontare due incubi: perdere l’uomo che pensava fosse la sua anima gemella e ritrovarsi a oltre quarant’anni da uomo single e gay a New York.
Uncoupled è Neil Patrick
Neil Patrick Harris veste i panni di Michael Lawson e si cala bene in un ruolo fatto su misura per lui. Esce finalmente in parte dai clichè che caratterizzano un po’ tutti i personaggi interpretati in passato, ma restano dubbi.
Forse eccessivamente impegnato a sembrare appunto diverso dallo stereotipo di How I met your mother, l’attore spinge troppo l’accelleratore sul pedale ‘commozione forzata’ e perde di brio.
Marcia Gay Harden, (Mystic River) assistita dalla collega interpretata da Tisha Campbell, è brava e divertente (non si discute) ma entrambi faticano a mantenere la leggerezza della scena dinanzi ad un Harris spesso troppo aspro e cinico. Quello che gli è successo è sconvolgente, ma la performance di Harris nel tempo rende il personaggio poco simpatico.
L’idea di una relazione gay a lungo termine che finisce (con tutto il territorio poco esplorato della ‘singletudine’ improvvisa che sopraggiunge) poteva risultare interessante da esplorare, ma con la dovuta leggerezza, senza eccessivi stereotipi ( a tratti fastidiosi) e cercando di restare il più fedele possibile alla realtà. Ecco perché delude che gran parte di ciò che accade in “Uncoupled” sia così poco realistico . Le sedute dal terapeuta, i catastrofici tentativi di Michael di rientrare nel giro di appuntamenti , un potenziale partner che tenta di iniettargli Botox in una regione privata del corpo. O ancora, l’uso di farmaci profilattici per prevenire la trasmissione dell’HIV. Tutto assolutamente catastrofico e ostentato.
Non c’è l’intelligente proposta alla “Sex and the City” che sapeva stupire con incontri interessanti e non banali e personaggi (soprattutto riferiti a Samantha) che utilizzavano la scena ‘hard’ solo per porci dinanzi ad una riflessione sulle stranezze della natura umana e sull’imprevedibilità del cuore.
Qui, i personaggi esistono solo in relazione a Michael e il mondo che lo circonda riflette semplicemente l’idea (errata) che sia l’unica persona stabile mentalmente del serial.
Un personaggio troppo impostato
Michael si rivela il personaggio centrale, ma è troppo impostato per riuscire a piacerci completamente. Manca quel certo non so che aveva Will in Will & Grace, con una saccenza a tratti irritante nel suo disprezzare quasi chi non soddisfa i suoi ‘criteri’. Harris non ci lascia entrare nel mondo di Michael ( ma è un po’ in fondo la sensazione che si prova per ogni sua prova interpretativa) non lascia che occupiamo il suo spazio, i suoi limiti e pregi o che viviamo sul serio i suoi piccoli grandi drammi esistenziali. Un suo ‘appuntamento’ lo demolisce definendolo una “vecchia regina amara“. ..e forse da lì sarebbe potuto scaturire qualche nuovo input. Ma poi tutto tace, imbastito da un’inutile serie di battute ardite e zittito dall0 show che deve continuare.
Poi Michael lancia una considerazione intelligente:
Non ero destinato a uscire con quella persona…ero destinato a far parte della relazione a lungo termine di cui una volta godevo.
Giusto. Profondo. Peccato che il serial proponga poi il contrario e racconti di lui, delle sue uscite e del suo volersi trascinare attraverso un mondo che guarda con disprezzo. New York e il suo scintillio caotico non è la soluzione al problema, ma solo una distrazione da quella che è la questione cruciale. E il tutto stanca.
Uncoupled diventa allora una carrellata di lusso tra locali e appuntamenti deludenti, instagram e social life, con un personaggio infelice che non accetta la fine di qualcosa. Peccato per la mancanza di coraggio.