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Approfondimenti

I film polacchi da vedere almeno una volta nella vita

Alcuni degli innumerevoli capolavori del cinema polacco

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Troppo spesso il cinema dell’Est Europa passa in sordina nella nostra Penisola e non ottiene il successo meritato, né in termini di distribuzione e neppure di botteghino.

Noi, con questa rubrica, non vogliamo certo farvi conoscere gli innumerevoli capolavori che i Polacchi hanno realizzato, ma speriamo almeno di stuzzicare la vostra curiosità e introdurvi a questo cinema che è una vera e propria fucina di autori.

La Polonia in guerra

Il Cinema secondo i polacchi

Per incominciare, vi segnaliamo un capolavoro di genere bellico firmato Andrzej Wajda, uno dei più famosi e longevi registi polacchi della storia. Parliamo de: “I dannati di Varsavia” 1957. È un’opera cupa, spietata e disincantata, ma eroica allo stesso tempo.

Racconta la storia vera dei soldati polacchi che, dopo essere stati sconfitti dalle truppe tedesche, tentano la fuga nelle fogne. Un vero e proprio “viaggio all’inferno”. Già nei primi minuti una voce narrante ci preannuncia la sorte dei protagonisti,  di cui anche loro sono ben consapevoli ma, nonostante ciò, le corrono incontro con le armi in pugno.

Strutturalmente assomiglia a Lettere da Jwo Jima di Clint Eastwood. Il film inizia in superfice e poi, dopo la battaglia, inizia la claustrofobica discesa nei meandri della terra.

Oltre alla bravura degli attori e all’efficace fotografia in bianco e nero va segnalata anche la sceneggiatura firmata da Jerzy Stefan Stawinski, a dir poco divina.

Il finale, di cui ovviamente non vi anticipiamo nulla, è da antologia. Ricevette il gran premio della giuria al festival di Cannes.

Liberté, égalité, fraternité 

 

Passiamo dalla Polonia alla Francia e parliamo della Trilogia dei colori che Krzysztof Kiéslowski ha realizzato per omaggiare i valori della Rivoluzione francese. Ogni film ha una trama indipendente e racconta un valore diverso.

Film Blu racconta la Libertà, Film Bianco l’uguaglianza e Film Rosso la fratellanza. Ogni storia è ordinaria ma anche straordinaria, triste e divertente, unica e comune.

La regia del compianto Kiéslowski, seppure priva di effetti speciali spettacolari, è ammaliante e lascia a bocca aperta dall’inizio dei titoli di testa alla fine dei titoli di coda.

Sebbene le trame siano separate è difficile considerarli come tre film distinti. Hanno uno stile così simile e così riconoscibile che la sensazione non è quella di assistere ogni volta ad una storia nuova. Sembra piuttosto di trovarsi in un mondo alternativo in cui seguiamo vicende che avvengono in parallelo.

Sarà veramente così? Poco importa, perché a prescindere da ciò, questi tre film sono un’esperienza unica e soprattutto “Magica”. È impossibile non restate coinvolti, anzi stregati, dai personaggi, dalla regia, dalla sceneggiatura ma anche dalla scenografia, dalla fotografia e da… tutto il resto. È pura perfezione. Perdonate l’entusiasmo con cui vi descriviamo quest’opera ma fidatevi: la parola Perfezione sembrerà quasi un eufemismo una volta terminata la visione.

I tre film ricevettero innumerevoli premi e nomination tra i più importanti festival internazionali, Oscar compresi.

And the oscar goes to 

i film polacchi

A proposito di Oscar, l’unico regista polacco a ricevere la statuetta per la miglior regia è stato Roman Polanski. Il film con cui vinse è forse uno dei suoi ultimi capolavori. Stiamo parlando de Il pianista.

Come la Trilogia dei colori si tratta di una coproduzione tra più nazioni e racconta la storia tristemente conosciuta della Shoà.

Procede per gradi e, nelle sue quasi due ore e mezza, inizia da una condizione di vita accettabile fino a giungere alla disperazione e alla solitudine più totale.

Il protagonista, interpretato da Adrien Brody (anche lui premiato con l’Oscar), è un pianista ebreo che a un certo punto, con l’inizio dell’occupazione tedesca, deve nascondersi come uno scarafaggio e vivere con la costante paura di essere schiacciato sotto lo stivale nazista. L’unica cosa che gli ricorda di essere un uomo è la speranza di tornare a suonare Perché la musica è vita per lui.

Il finale è un azzeccato dolceamaro e ci racconta che non sempre la bontà sopravvive alla crudeltà.

La love story secondo i Polacchi 

i film polacchi

Il prossimo film che vi proponiamo è Cold War per la regia di Paweł Pawlikowski. È, senza mezzi termini, una delle più belle storie d’amore dai tempi di Romeo e Giulietta. Racconta di un musicista e una cantante e del loro travagliato amore reso ancora più impossibile dall’avvento della guerra fredda.

È un’opera che richiama molto il cinema di Bertolucci, più nella scrittura che nella messa in scena, e che non dà spazio a pianti e scenate di gelosia. Proprio grazie all’assenza di scene scontate risulta diretto, imprevedibile e coinvolgente e, seppure duri meno di un’ora e mezza, abbiamo la sensazione di vivere davvero un’epopea lunga quasi vent’anni.

Il finale è un vero e proprio “Trionfo dell’amore” degno del Bardo.

Gli hooligans in Polonia 

i film polacchi

L’ultimo film che vi proponiamo è un originale Netflix e racconta la storia di una redenzione impossibile. Si tratta di un film action intitolato Furioza che racconta di un ex hooligan, ora medico in un pronto soccorso, che è costretto a infiltrarsi fra i suoi ex compagni per salvare il fratello dalla galera. Tutto questo è un pretesto per raccontare il mondo della tifoseria e i suoi contatti con la malavita, il traffico di stupefacenti e i politici corrotti.

È un film che non fa sconti a nessuno… tranne che ai cattivi. Solo i più crudeli sopravvivono o meglio, sopravvivono un po’ più a lungo. Non ci sono innocenti, solo colpevoli.

Le scene d’azione sono realistiche e con una buona coreografia; l’intreccio, che inizialmente può sembrare scontato, si complica sempre più man mano che i minuti passano e dà vita ad un lavoro tutt’altro che banale.

Intrattiene e denuncia al contempo e lo fa con un equilibrio veramente ben riuscito.