Trame impeccabili come centrini lavorati all’uncinetto e animi umani delineati come ritratti su tela rendono i romanzi di Jane Austen molto ambiti dall’industria cinematografica. Sebbene l’autrice amasse lasciare all’immaginazione del lettore i dettagli fisici di volti, abiti ricercati e paesaggi bucolici, la trasposizione dalla pagina allo schermo si traduce in un indubbio arricchimento di particolari materiali: una festa per gli occhi, oltre che per lo spirito. Talvolta si tratta di regie ed interpretazioni che hanno lanciato grandi carriere cinematografiche.
In nome di Jane
Per il fatto di essere nata donna, Jane Austen non poteva firmare i propri romanzi. La consuetudine maschilista della sua epoca consentiva soltanto agli uomini di esporre delle idee. A nulla valeva l’abilità di una scrittrice paradossalmente così apprezzata nei circoli aristocratici. Ma… lei aveva la penna dalla parte del manico: per riscattare il proprio nome in vita, senza dover aspettare che il fratello rivelasse la sua identità dopo morta (sigh!), ricorse all’immaginazione. Ecco allora comparire Jane (Bennet), la donna più bella e sensibile di Orgoglio e pregiudizio. Ed ecco Jane (Fairfax), il personaggio femminile più forte e sorprendente di Emma.
Nonostante l’anonimato, questi romanzi che recavano in calce la dicitura by a lady contribuirono a spianare la strada dei diritti femminili. Un centinaio di anni dopo, Virginia Woolf poté analizzarli e riconoscere per iscritto la portata rivoluzionaria dello stile austeniano.
I posteri hanno reso immortale l’abilità dell’autrice con sempre nuove edizioni librarie e trasposizioni cinematografiche. Né è stato trascurato il suo grazioso nome di battesimo: di generazione in generazione, gli ammiratori del pensiero e della fantasia di Austen si chiamano… Janeites. Da una parola coniata a Londra fin dal 1894 nell’introduzione ad un’edizione di Pride and prejudice, poi diventata anche il titolo di un racconto di Rudyard Kipling.
Orgoglio e pregiudizio come trampolino cinematografico
Cinque sorelle in cerca d’amore nella campagna britannica dell’Ottocento, epoca in cui soltanto il matrimonio poteva assicurare un solido futuro alle donne borghesi. Orgoglio e pregiudizio è un romanzo che affonda argutamente nei vizi e nelle virtù umane, intrattenendo con spirito ed eleganza. Dopo l’insostituibile lettura del libro, la visione degli adattamenti per lo schermo non può che rappresentare una delizia per gli occhi, aggiungendo un tripudio di costumi d’epoca e di scenografie bucoliche. Nel 2005 fu trampolino di lancio per la carriera cinematografica di Joe Wright: Elizabeth Bennet era interpretata da Keira Knightley, che per questo ruolo ad appena ventun anni ricevette la nomination sia all’Oscar che al Golden Globe (il film è disponibile su Netflix).
Ma molto prima Orgoglio e pregiudizio aveva segnato anche il debutto televisivo della ventenne Virna Lisi con lo sceneggiato in bianco e nero diretto da Daniele D’Anza nel 1957, disponibile su Raiplay.
Il ruolo maschile austeniano più ambito è quello del facoltoso e apparentemente distaccato Darcy, impersonato nel 1940 dall’indimenticabile Laurence Olivier. Recentemente, nella versione che ammicca agli spettatori adolescenti, PPZ Pride+Prejudice+Zombies (dal romanzo di Seth Grahame Smith), a vestire i panni di Darcy è un convincente Sam Riley. Qui le sorelle Bennet non sono soltanto istruite secondo la consuetudine della borghesia inglese più raffinata, ma anche addestrate alle arti marziali per sfuggire ai pericoli di un mondo invaso dagli zombi. Nonostante la divertente chiave di lettura, è facile immaginare come il film (disponibile su Prime) sia stato criticato dagli ammiratori del classico letterario.
Da Persuasione a Ragione e sentimento: volti celebri alle prese con Jane Austen
A proposito di critiche, anche il nuovo adattamento di Persuasione ha suscitato scalpore per l’infedeltà al romanzo che Jane Austen scrisse prima di morire. Qui si può leggere la recensione del film (disponibile su Netflix) diretto da Carrie Cracknell, in cui una vivace Dakota Johnson interpreta Anne Elliot. É la storia di una donna che per convenienza era stata persuasa a rinunciare all’amore della propria vita, ma otto anni dopo il destino le offre l’opportunità di riscattarsi. Se Cracknell e Johnson oggi spiazzano i fan, non dimentichiamo che in Persuasione del 1995, diretto da Roger Michell (disponibile su Prime), la protagonista era esageratamente dimessa e monocorde fino all’ultimo momento del film. Poi, con un twist eccessivo, si lasciava andare nel mezzo di una strada affollata in pieno giorno a un bacio appassionato che a Jane Austen non sarebbe sembrato conforme al decoro. Un finale in cui inspiegabilmente il pubblico piombava all’improvviso nella scena di un circo da strada felliniano.
Per un regista cinematografico non è facile mantenere desta l’attenzione degli spettatori per storie così celebri che tutti ne conoscono la trama. Tra l’altro è risaputo che in conclusione Jane Austen corona sempre col matrimonio gli sforzi dei suoi personaggi. Eppure il grande Ang Lee nel cinematografico Ragione e sentimento del 1995 ci riesce, rimanendo brillantemente fedele al romanzo. Alla morte del marito, la signora Dashwood e le sue tre figlie perdono la casa che per legge deve andare in successione a un parente di sesso maschile. Le poverette sono obbligate a trasferirsi altrove, potendo contare sull’affetto che le unisce. Forse nei panni del protagonista, espressamente descritto nel libro come “non bello”, Jane Austen non avrebbe immaginato il sex symbol Hugh Grant. Ma l’interpretazione timida e impacciata dell’attore inglese risulta perfettamente in carattere. E come non entusiasmarsi per la presenza nel cast di Emma Thompson (che su questo set incontrò il vero amore della sua vita, Greg Wise) e di Kate Winslet per impersonare le sorelle Elinor e Marianne Dashwood, una incline alla ragione e l’altra al sentimento? Anche il regista e attore Alan Rickman è eccellente nel ruolo del colonnello Brandon. Un film godibile sia nella comicità dei siparietti grotteschi, sia nell’eleganza con cui vengono descritti i momenti di disperazione e di festa.
Emma: la parabola di trasformazione dell’eroina austeniana
Uno dei cast più notevoli è quello che caratterizza l’adattamento per il grande schermo di Emma, diretto nel 1996 da Douglas McGrath. Nei panni della protagonista c’è una deliziosa Gwineth Paltrow che con fiocchi e fiorellini tra i capelli impiega tutta la sua grazia e tutto il suo ingegno nel cercare di combinare matrimoni tra le donne e gli uomini che conosce. L’intrigante trama presenta una delle migliori parabole di trasformazione dell’eroina austeniana, visto che Emma comincia la sua singolare avventura senza alcun desiderio di sposarsi. Tra gli interpreti che la circondano, spiccano Ewan McGregor, Greta Scacchi e Phillida Law. Per le musiche del film, Rachel Portman è stata la prima donna a vincere l’Oscar per la miglior colonna sonora.
Nel 2020 è uscita la versione di Emma in cui Autumn De Wilde dirige un’Anya Taylor-Joy alle prese con fanciulle da marito e pretendenti da muovere sulla scacchiera della variopinta campagna inglese. Fittiziamente incasellato nelle quattro stagioni dell’anno solare, il lungometraggio ha inquadrature raffinatissime e frequenti scene di vestizione e svestizione per conferire più sensualità ai personaggi. La sceneggiatrice Eleanor Catton e il regista si prendono varie libertà nei confronti del classico austeniano, ma non ne tradiscono lo spirito e gli obiettivi. Nella rigida divisione tra classi sociali, risaltano i doveri dei fortunati abbienti verso i più poveri ed è sempre sottolineata la precarietà della condizione femminile. Rimarchevole l’interpretazione di Mia Goth nel ruolo della fragile Miss Smith.
Jane Austen: Immaginazione e vita reale
I suoi romanzi cominciano sempre con giovani in età da matrimonio, ma la breve vita di Jane Austen finì senza nozze e nemmeno l’amata sorella Cassandra si sposò mai. Il ricorrere di alcuni temi cari all’autrice fa pensare che nella sua scrittura siano contenuti tratti autobiografici. Purtroppo non esistono notizie certe perché molte lettere da lei vergate furono distrutte dopo la morte; però l’intenso Becoming Jane (disponibile su Prime) cerca di immaginare come un amore impossibile di gioventù abbia segnato il suo destino ed ispirato la sua fantasia. Il film è diretto da Julian Jarrod e Jane Austen è interpretata da Anne Hathaway, mentre James McAvoy impersona il realmente esistito Thomas Lefroy. Quando si conobbero erano molto giovani, lei scriveva ma non aveva ancora pubblicato nulla e lui studiava giurisprudenza ma non sapeva che un giorno avrebbe coronato il proprio desiderio di diventare magistrato. Forse l’esito della passione descritta nel lungometraggio non è un classico happy end austeniano, ma il finale sottolinea un suggestivo particolare biografico: Lefroy battezzò la propria primogenita Jane.