Mubi Film

‘Nest’- Come costruirsi il nido da cui osservare l’alternarsi delle stagioni

Il regista danese Palmason ha diretto un film in cui ancora una volta il paesaggio si appropria di quasi tutto l'interesse dello spettatore. E racconta per sottrazione, risparmiando tempo e angolazioni di ripresa, in modo da rendere palpabile lo scorrere del tempo attraverso il volgere solenne delle stagioni.

Pubblicato

2 anni fa

9 Agosto 2022

Scritto da

Alan Smithee

Da qualche giorno, il sito per cinefili MUBI trasmette Nest, un interessante cortometraggio del regista danese Hlynur Palmason, noto agli appassionati soprattutto per il suo thriller A white, white day – Segreti nella sabbia, visto alla Semaine de la critique di Cannes 2019 e vincitore del TFF nello stesso anno, nonché regista apprezzato alla Quinzaine di Cannes 75 (dello scorso maggio 2022) per il suggestivo e drammatico film in costume Godland.

Un nido da cui osservare il volgere delle stagioni

Lungo il corso di un anno, e nelle quattro stagioni che ne sconvolgono il paesaggio, osserviamo gli sforzi di tre fratelli, uno maggiore e due piccolini, nel costruirsi e farsi costruire una piattaforma sulla base di un tronco d’albero divelto, in un’ amena vallata solitaria, di cui non ci sono concessi molti particolari, se non il mutare del paesaggio durante le fasi stagionali, e l’avanzare dei lavori.

Uno dei ragazzi si ferisce pure ad una gamba cadendo dalla scala che collega il suolo con l’entrata nel rifugio.

Ma alla fine il nido, non solo prende forma, ma si completa, e dallo sguardo soddisfatto che pare intravedersi dai fratelli ripresi costantemente da lontano, pare di comprendere che il mondo, visto da quel nido, appaia davvero molto più bello e attraente.

Nest – la recensione

Una sfida nel girare un film si può anche cogliere agendo di sottrazione.

Anzi forse scegliendo di darsi dei limiti, la sfida narrativa diventa più stimolante.

Anche per lo spettatore che, alla fine, ripensando alla storia nel suo complesso, ne apprezza lo sforzo così come il risultato.

La camera perennemente fissa, immobile nel medesimo luogo a guardare i progressi della costruzione e l’incedere delle stagioni, fornisce un punto di vista imparziale e pure utile a rendere il confronto perfetto e leale.

I protagonisti si muovono all’interno di quel quadro in movimento come particolari di primo piano, ma mai in risalto rispetto al paesaggio, restando parte integrante di un taglio fotografico perfetto.

Il danese Palmason ha sempre raccontato le sue storie dando molto risalto al paesaggio severo incastonato nelle sue storie drammatiche e forti.

Questo piccolo film conferma una volta in più l’interessante, per nulla scontata, verve narrativa.

MUBI agosto e settembre 2022: la programmazione

Nest

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