Sandman è una serie distribuita da Netflix dal 5 agosto 2022 tratta dal fumetto omonimo pubblicato in casa DC Comics nelle edicole tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. I dieci episodi riprendono le strie dei primi due cicli dell’opera a fumetti, Preludi e Notturni e Casa Di Bambola: è già in stesura la sceneggiatura della seconda stagione.
The Sandman 2 la sceneggiatura già in fase di stesura
La Trama della serie The Sandman
Il Nel 1916 Morfeo, il Re Dei Sogni e uno dei sette Eterni, viene catturato durante un rituale stregonesco. Dopo essere stato tenuto prigioniero per 105 anni, fugge e si pone come obiettivo di riportare l’ordine nel suo regno, il Sogno.

Il Fumetto
“Sandman è nato come un gioco di parole sui molteplici significati della parola sogno”, ha dichiarato una volta Neil Gaiman, “ci sono i sogni che facciamo la notte quando chiudiamo gli occhi, i sogni intesi come speranze, e i sogni come storie che ci raccontiamo per dare un senso al mondo. Poter passare da un significato all’altro è stato il motore della serie”.
Bastano queste poche parole per capire subito, anche senza conoscere il personaggio letterario, quanto stratificata possa essere l’opera creata dallo scrittore britannico, pubblicata dalla DC Comics dal 1988 al 1996.
Una serie che, senza usare giri di parole, ha cambiato radicalmente l’approccio al fumetto seriale, dalle potenzialità creative fino alle possibilità divulgative, annullando di fatto la distinzione tra libro e fumetto, dimostrato dai numerosi premi vinti negli anni (il Los Angeles Times l’ha definita la più grande saga epica nella storia dei fumetti, mentre la rivista Entarteinment Weekly la pone al 46° posto nella classifica delle 100 migliori opere letterarie dal 1983 al 2008 e al quinto tra le sole graphic novel).
Perché Sandman ha saputo portare ad un livello superiore ciò che Alan Moore nel 1988 fece con il suo capolavoro assoluto Watchmen, evitando di fatto lo snobismo elitario insito nelle opere dell’autore di V Per Vendetta nei confronti del fumetto mainstream (da lui più volte disprezzato, e dal quale si è dichiaratamente staccato più avanti negli anni) e anzi utilizzandone le formule, a volte per cambiarle drasticamente, ma sempre per riuscire ad avvicinare la narrazione del fumetto seriale alla vita reale, in perenne cambiamento.

Sandman è una serie perfettamente chiusa in sé, composta da 78 albi usciti con cadenza mensile e suddivisi in dieci cicli –Preludi e Notturni; Casa Di Bambola; Le Terre Del Sogno; La Stagione Delle Nebbie; Il Gioco Della Vita; Favole e Riflessi; Brevi Vite; La Locanda Alla Fine Dei Mondi; Le Eumenidi; La Veglia-, che raccontano la storia di Sogno, uno degli Eterni (gli altri suoi fratelli sono Destino, Morte, Distruzione, Disperazione, Desiderio, Delirio: in italiano purtroppo si perde l’allitterazione delle iniziali dei nomi con Dream, Destiny, Death, Destruction, Despair, Desire, Delirium) con trame complesse e stratificate che mescolano senza soluzione di continuità letteratura, filosofia, storia, mitologia, in una rara, appassionante e appassionata commistione di generi narrativi.
La serie, inizialmente pubblicata dalla DC Comics in un’etichetta a parte, ha in seguito dettato un vero e proprio mood letterario-fumettistico, facendo sì che l’etichetta editoriale (Vertigo) arrivasse a designare un parco testate con in comune la matrice fortemente letteraria e d’autore: perchè Sandman parla in definitiva delle storie, quelle che ci nutrono, che ci raccontiamo l’un l’altro per imparare, crescere, trovare conforto, illuminarci e farci ispirare. Il primo ciclo di storie, con il primo episodio, parte dalla cattura accidentale di Morfeo da parte di uno stregone (che in realtà voleva catturare sua sorella Morte), e della successiva ricerca del personaggio dei propri poteri perduti a causa della prolungata prigionia.
È con questo semplicissimo scorcio di trama che Gaiman riesce ad aprire per sé un infinito mondo narrativo: con queste premesse, nei 77 numeri successivi poté raccontare qualsiasi tipo di storia, smontando le tradizioni popolari, spaziando dalle divinità africane agli dei nordici, inserendo dentro la mitologia cristiana (riletta attraverso William Blake, John Milton e Dante Alighieri), favole mediorientali, racconti di matrice shakespeariana e ottocentesca. Andando alla ricerca, e probabilmente trovando, nella Storia dell’umanità l’elemento comune che il genio ha inserito nelle sue creazioni fin dall’alba dei tempi.

La trama estesa è di per sé irriproducibile in poche righe: di fatto, è composta da vicende sfilacciate, personaggi che spariscono e ritornano anni dopo, in una trama apparentemente debolissima che non si presta a facili riassunti, ma che solo nella sua interezza, alla chiusura del decimo ciclo, rivela la portata abissale del suo ordito. Il suo lirismo, la sua anticonvenzionalità, l’intimismo e il suo afflato letterario hanno fatto sì che Sandman entrasse non solo nel cuore di un’intera generazione di lettori, non solo nella storia del fumetto, ma si imponesse come fenomeno culturale degli anni Novanta per come ha saputo, con vigore e poesia, assorbire, metabolizzare e rivitalizzare un intero immaginario goth.
La recensione della serie
Dopo tutto questo, era inevitabile che l’attesa creata per la trasposizione dell’opera di Gaiman fosse sfiancante, anche a fronte dei numerosi tentativi falliti: nel 1991 la Warner propose a Gaiman un adattamento, nel 1996 il progetto era già delineato con la regia di Roger Avary al quale però lo script dell’autore non piacque per nulla, fino al punto di dissociarsi dal progetto; nel 1998, il secondo draft di Sandman per opera di William Farner fu definito dallo stesso Gaiman “il peggior script di The Sandman che abbia visto nonché la peggior sceneggiatura che abbia mai letto ”; nel 2013 fu invece Goyer a proporre alla Warner un nuovo progetto, con Joseph Gordon Levitt come protagonista, che non andò mai in porto; infine, nel 2010, James Mangold ed Erik Kripke videro sfumare l’opportunità di una serie per il sovrapporsi di un progetto al cinema.

The Sandman. (L to R) Charles Dance as Roderick Burgess, Tom Sturridge as Dream in The Sandman. Cr. Courtesy of Netflix © 2021
Ma forse era Destino a muovere le carte: perché l’adattamento di Netflix sfiora la perfezione, e lo fa probabilmente anche perché le possibilità grafiche ora sono adeguate all’impianto visivo ed immaginifico che un’opera come Sandman comporta. Senza tremori o ansie, con la giusta dose di riverenza e quanto basta di coraggio e anarchia.
Nei dieci episodi che compongono Sandman, le metafore narrative sono inestricabilmente connesse con la forma che assumono in scena, spaziando tra la dissoluzione del paesaggio onirico e la rappresentazione della spazialità estetica: la sensazione che ne viene fuori ha, per chi guarda, l’essenziale elemento straniante mentre lo spazio si distorce e il limite visuale tra sogno e realtà si sgretola. In questo senso, l’avanzare narrativo diegetico seriale è in linea con l’impalcatura del racconto: cosa ancora più evidente nell’accostamento di inquadrature concatenate da una struttura stabile.

Dalla metafora alla metanarrazione, Sandman fa corrispondere il mondo finzionale proprio dell’audiovisivo e del cinema con la dimensione dello spettatore, attorniato e stordito dalle lenti deformanti e dai grandangoli. Morfeo è, come nel fumetto, il centro propulsore della serie: e Tom Sturridge restituisce perfettamente, con la sua espressione spesso atona, la concettualizzazione di un dio Eterno tra elementi simbolici e cristallizzazione dei sogni e dei pensieri.

Tutto, in Sandman, contribuisce a rendere la serie un’esperienza visiva ed emotiva: dalla regia ai costumi, dalla fotografia cupa ma ariosa al cast che, al netto dei tributi da pagare ad un politically correct sempre più asfissiante, circolare ed autoreferenziale, disegna benissimo i tanti(ssimi) protagonisti della saga – tutto è perfettamente incastrato nel mosaico del totale, dove serpeggia quell’inquietudine malinconica e meravigliosa che alla fine sembra coincidere con quel senso di dolce vuoto che lasciano i sogni quando spariscono, al risveglio, prima dell’alba.
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