The Slaughter – La mattanza è uno slasher movie diretto da Dario Germani.
La recensione
La camera delle bestemmie, un caldo boia, colonna sonora d’obbligo: Prayers for rain dei Cure.
Appena tornato dalla miserrima settimana di vacanze che ogni anno mi concedo, nemmeno il tempo di asciugarmi il sudore che mi gronda da ogni dove possibile e immaginabile, mi devo mettere al tavolino per sbrigare un impegno preso poco prima di partire.
No, stavolta a beccarmi sull’uscio di casa con le valige in mano non è stato il grande capo, ma l’amico e collega Francesco Lomuscio che, avendo per qualche strano motivo grande stima delle mie capacità per quel che concerne il cinema di genere, ci teneva a passarmi l’incarico su un film di recente uscita. Ovviamente dopo la lunga magra del periodo di restrizioni sanitarie e un po’ solleticato sulla mia vanità personale, accetto senza pensarci due volte. Dimenticando che ciò avrebbe comportato la responsabilità di rispettare tempi più o meno stretti.
Una produzione indipendente
Tengo in gran conto Francesco e sui miei scaffali a casa ho sempre a portata di mano un’utilissima copia del suo Zombi – Oltre 900 titoli per non riposare in pace, una vera bibbia per tutti coloro che si definiscono amanti delle resurrezioni (più o meno immonde) su celluloide. E poi si sa, anche un maiale sa arrampicarsi su un albero quando viene adulato.
Ovviamente Francesco, che mi conosce da anni, sa bene quali sono le corde da toccare per vincere la mia proverbiale pigrizia e si guarda bene dal propinarmi urticanti polpettoni autoriali, già insopportabili con l’amabile clima autunnale, figuriamoci con la canicola estiva. E ci prende ogni volta in pieno. Il film in questione è The Slaughter – La mattanza, diretto da Dario Germani, autore di lunga esperienza in molteplici ruoli, qui per la quinta volta alla regia con una produzione indipendente.
Dunque intendiamoci, il film non è Shining, se volete l’opera summa e di impegno da trovare negli annali del Rondolino temo che dovrete cercare in altri lidi.
Ma che diamine! Non possiamo pretendere di trovarci sempre a visionare La cosa di Carpenter. Anche perché se avessimo a che fare esclusivamente con capolavori assoluti perderemmo la nozione del bello e del brutto. Tutto questo per dire che ogni tanto servono anche film come The Slaughter – La mattanza, belli e senza altre pretese se non quella di divertire e distrarre il pubblico per un paio d’ore. Anzi, nel solco della tradizione del film di genere Italiano, sono questi i lavori che con l’andare del tempo prendono quella patina che prima o poi li trasformerà in cult.
Una fiaba nera
Germani ci vuole raccontare una fiaba nera, gonfia di quelle leggende metropolitane che da piccoli in colonia ci raccontavamo la sera per alleviare la noia e il caldo con qualche sano brivido di paura ed una buona dose di macabro. Quale miglior soluzione, quindi, se non quella di uno Slasher movie che va a rispolverare qualche topos sempre verde, condito con una bella secchiata di gusto granguignolesco che purtroppo in molti temono di sfoderare per paura di risultare invisi al fair play dominante?
Un grande classico quindi è quello del gruppo di ragazzi, più o meno discoli, intrappolati in un luogo isolato e alla mercé dello squilibrato di turno che indossando
maschere improbabili applica la sua personalissima versione del rasoio di Occam. Chi verrà trinciapollato? Facile, basta seguire le soluzioni che per anni la grande cinematografia horror ci ha proposto come vincenti. Chi scopa muore, chi beve muore, chi si droga muore, chi è antipatico muore, chi poggia i gomiti sul tavolo muore. Praticamente moriranno tutti, senza alcuna distinzione per sesso, razza o classe sociale. D’altronde lo diceva anche Totò: “ la morte è una livella”.
Da che è stato inventato il genere slasher si caratterizza come prodotto fatto da nerds per i nerds, categoria della quale mi onoro di far parte a pieno titolo, e come tale si nutre di citazioni sparse a piene mani lungo la narrazione, come piccole briciole di Pollicino. Segnali che solo altri nerds saranno in grado di decifrare, dando vita a gare senza esclusione di colpi per stabilire chi è in grado di cogliere il maggior numero di riferimenti.
Le citazioni
Motivo per cui consiglio la visione di The Slaughter – La mattanza in gruppi più folti possibile. Perché le citazioni abbondano, partendo dalla scelta della location, un cinema che rimanda subito al mitico Demoni di Lamberto Bava fino alle locandine che campeggiano nei meandri dell’edificio. Quella che mi ha fatto battere il cuore più forte è stata ovviamente Zombi 3, film apocrifo di Fulci che il povero Lucio ci tenne a disconoscere con forza fino all’ultimo dei suoi giorni. Le altre non ve le dico per non rovinarvi la sorpresa. Altro caro, vecchio topos che Germani toglie dallo scantinato in cui il buonismo imperante lo aveva rinchiuso è una massiccia dose di efferata violenza gratuita. Non so voi, ma io dopo anni di film introspettivi che mi intorpidivano ogni appendice ne sentivo proprio il bisogno.
Gli slasher movies
Lo confesso, sulle prime pensavo di trovarmi di fronte all’ennesima menata politicamente corretta con tanto di coppia gay e interrazziale. Ma non appena il film comincia a carburare devo dire che mi sono subito ricreduto. Anzi devo dire che erano anni che non vedevo esibita così tanta fantasia per trovare i modi più truci e scomodi per eliminare giovani peccatori. Una menzione speciale merita l’elettrocuzione riservata ad uno dei protagonisti. In buona sostanza se quest’estate, complice la crisi, siete rimasti in città e avete qualche spicciolo in tasca, invece di andarvi ad intossicare il fegato in qualche Mc Donald’s, andate a rinfrescarvi la mente con questo film leggero e divertente. L’unica cosa che mi lascia perplesso, parlando del filone in generale, è perché negli slasher movie gli assassini debbano sempre indossare delle maschere tanto improbabili, quanto scomode.
Specie se consideriamo che sventrare qualcuno con un cacciavite deve essere un’operazione già di suo molto faticosa, senza l’handicap dell’equivalente di un casco da palombaro calato sulla testa. Speriamo che Germani, per l’estate prossima, sappia rispondere a questa vexata quaestio con un nuovo film.
Colonna sonora: House of blood dei Demented are go.