Dal 24 agosto 2022 in sala, distribuito da Vertice 360, Men riporta in cabina di regia uno dei cineasti più eccentrici e visionari degli ultimi anni, Alex Garland. Dopo aver dato forma e sostanza a opere quali The Beach ed Ex Machina, l’autore britannico confeziona un’altra pellicola al limite tra sogno e incubo.
Di sicuro impatto, ma di dubbio significato, Men si rivela senza dubbio un prodotto originale e quasi unico nel panorama odierno.
Men | La trama del nuovo film di Alex Garland
Harper (Jesse Buckley) ha affittato una tenuta in campagna, a Cotson, per circa due settimane. Il suo obiettivo è quello di riprendersi dal terribile evento che l’ha spinta sull’orlo di un crollo psicologico. Qualche tempo prima, infatti, il marito Jason (Papa Essiedu) ha perso la vita dopo una discussione con lei. Le circostanze che hanno portato alla tragedia restano ignote.
Quando arriva a Cotson, Harper viene accolta dall’eccentrico e gentile Geoffrey (Rory Kinnear), il padrone di casa che vive poco distante da lì e le mostra tutto ciò di cui potrebbe aver bisogno. La prima notte trascorre tranquillamente, nonostante gli incubi ricorrenti che la perseguitano. Quando la mattina successiva si addentra nei boschi circostanti, Harper sembra ritrovare un senso alla vita. Ma l’apparizione di un uomo senza abiti che la osserva getta la donna in uno stato di ansia e preoccupazione.
Nella mente di Alex Garland
Alex Garland gode di un’inesauribile fantasia, alla quale si aggiungono il gusto per l’horror e la padronanza del mezzo. In questo nuovo lavoro, se ne può avere più di un assaggio. E dal punto di vista stilistico tutto o quasi funziona. Funziona così bene che si resta completamente avvolti e ammaliati dall’atmosfera che aleggia. Almeno sino a quando non viene superato un limite implicito di accettazione e sospensione dell’incredulità.
Insistere sull’aspetto più gore non fa altro che deviare l’attenzione da significati e temi più importanti della storia, concentrandola su effetti speciali altrimenti trascurabili. La ripetizione quasi ossessiva di una particolare sequenza alla lunga disturba, più che intrattenere, sebbene porti alla risoluzione finale. E anche qui, permangono dubbi sul senso di una particolare affermazione.
Voglio il tuo amore.
Tra elaborazione del lutto e personificazione dei propri fantasmi
Andando a scavare nel racconto e nelle sue derive, appare evidente l’elaborazione del lutto. Harper convive con un trauma ingombrante, difficile, se non impossibile, da accantonare. Il senso di colpa l’attanaglia, eppure sa di aver agito come doveva, come poteva. La sua sopravvivenza veniva prima di tutto, a scapito di chi e cosa le stava intorno.
Il rosso invade la scena: il tramonto fuori dalla finestra simboleggia anche la fine di una relazione, le tracce di sangue ricordano le ferite aperte e ancora non rimarginate. Il fatto che le stesse pareti della tenuta abbiano quel colore, forse indica quanto Harper debba lavorare per risolvere i suoi demoni. Perché di ciò si tratta, e ciascuno di essi trova una sua precisa personificazione nelle figure che via via incontrerà.
Preferisci che le cose siano rassicuranti o vere?
Interpretati tutti dallo stesso attore (Kinnear), i fantasmi, le paure, gli incubi della protagonista trovano una loro personificazione corporea – gli uomini (men) del titolo, appunto. Qualcosa con cui confrontarsi e da combattere in maniera fisica, violenta, necessaria.
*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.
Men Il nuovo horror di Alex Garland