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Mosaico Media Novembre-Dicembre 2011: zombi, sesso e fantascienza!

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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L’ultima volta che abbiamo avuto modo di parlare su queste pagine delle uscite digitali di Mosaico Media, attenta alla riscoperta su dvd di vere e proprie rarità del passato, fu in occasione della distribuzione de L’orgia dei morti (1974), zombie-movie spagnolo diretto da José Luis Merino.

Nel tornare a parlare dell’attivissima label romana, il cui catalogo, tra Novembre e Dicembre 2011 si è arricchito di otto nuovi interessanti titoli in edizione limitata, ripartiamo proprio da un altro manipolo di morti viventi di matrice iberica con Terror beach (1975) di Amando De Ossorio, a suo tempo circolato dalle nostre parti come La notte dei gabbiani. Quarto e ultimo capitolo della serie inaugurata dal compianto regista con Le tombe dei resuscitati ciechi (1970), cui fecero seguito La cavalcata dei resuscitati ciechi (1971) e La nave maledetta (1972), tra cuori strappati e situazioni d’assedio alla George A. Romero immerge in un’atmosfera vagamente lovecraftiana la vicenda di un medico condotto che, in compagnia della moglie, si ritrova in un villaggio di pescatori costretti per sette notti a consegnare in sacrificio una ragazza ai Templari resuscitati, al fine di evitare la distruzione.

E rimaniamo in ambito di orrori spagnoli su celluloide (in questo caso, però, co-prodotti dall’Italia) con il piacevolmente ritrovato I diabolici convegni (1971) di José Maria Elorrieta, il cui cast include anche il nostro Ennio Girolami, fratello dell’Enzo G. Castellari regista.

In questo caso, con i cupi toni della fotografia di Emanuele Di Cola a dominare, abbiamo KristaBlindmanNell nei panni di una giovane donna che, al fine di scoprire cosa accaduto alla sorella infermiera, ritrovata in stato di shock e con segni di tortura sul corpo dopo essere partita per una vacanza al mare, finisce nel castello di un individuo in realtà dedito a messe nere e sacrifici rivolti a Satana.

Ma, ovviamente, se trattiamo il cinema ispanico di genere non possiamo fare a meno di tirare in ballo il prolifico Jess Franco, della cui vasta filmografia Mosaico rispolvera addirittura due lungometraggi: De Sade 2000 (1970) e Una secondina in un carcere femminile (1976).

Il primo, tratto dal racconto Eugénie de Franval del Marchese De Sade, privilegia la voce interiore della giovane protagonista – con le fattezze della Soledad Miranda tragicamente scomparsa a soli ventisette anni in un incidente automobilistico – per ripercorrere il suo morboso rapporto sfociante nell’incesto con il padre, scrittore di romanzi sadico-erotici che, interpretato dal fantozziano Paul Muller, decide di mettere in pratica i delitti descritti nelle sue opere. Mentre la ragazza s’innamora proprio della loro prossima vittima e Franco, al di là dei suoi consueti ritmi di narrazione, decisamente lenti, confeziona uno dei suoi lavori più affascinanti dal punto di vista estetico, come testimonia la notevole attenzione prestata ai colori, sia nei costumi che nelle scenografie.

Decisamente più convenzionale il secondo, rientrante nel filone w.i.p. (women in prison, costituito da film riguardanti le donne in prigione) e che, di conseguenza, sfrutta un esile script al fine di metterne in scena tutti gli ingredienti tipici. Con l’immancabile Lina Romay protagonista, ovviamente disposta a mostrarsi integralmente nuda in più occasioni, seguiamo infatti la vicenda di una donna che, consegnatasi alla polizia dopo aver ucciso il marito, reduce da un furto di diamanti, finisce nel solito carcere gestito da un sadico direttore; tra torture, momenti saffici e… un finale a sorpresa.

Ancora erotismo stracult con Mia nipote la vergine (1969), diretto dal tedesco Eberhard Schröder e interpretato da una giovanissima ma già abbondantemente svestita Edwige Fenech. La futura divina insegnante della Commedia sexy nostrana è la figlia di una donna di mezza età, spacciata da quest’ultima per sua nipote al fine di non apparire troppo anziana, in quanto, disposta a tutto pur di continuare a vivere nell’agiatezza, intende conquistare il giovane erede del suo amante: un industriale dalle aggravate condizioni di salute. Tra sesso soft e sei minuti di scene censurate nella sezione riservata ai contenuti speciali.

Ci si sposta, invece, in ambito bellico con Bourges-Missione Gestapo (1968) di Claude Autant-Lara, ovvero un poco conosciuto war movie d’oltralpe rientrante, probabilmente, tra i vari derivati europei dell’americano La grande fuga (1963) di John Sturges.

Costruita soprattutto sui dialoghi, una pagina violenta della Seconda Guerra Mondiale il cui protagonista è il mite frate francescano Alfred Stauke alias HardyIl volo della FeniceKrüger, arruolato nell’esercito tedesco e che si trova a fare l’infermiere in una prigione della Gestapo a Bourges, dove, pur fedele ai doveri impostigli dalla divisa, tenta di alleviare il dolore e la sofferenza dei detenuti sfruttando la sua presenza di religioso. Curando di nascosto due fratelli arrestati e torturati dai tedeschi, facendo incontrare per l’ultima volta un partigiano gravemente ferito con sua moglie e arrivando quasi alla disperazione.

Per concludere con due produzioni fantascientifiche: Sojoux 111-Terrore su Venere (1960) e Robot holocaust (1986).

Finanziata da Germania e Polonia, la prima, diretta da Kurt Maetzig partendo dalle pagine dello scrittore Stanislaw Lem, si svolge in una Terra del futuro in cui si è raggiunta la pace, ma dove, proprio mentre si sta preparando il primo volo dell’uomo su Marte, viene rinvenuta una strumentazione di origine sconosciuta che sembrerebbe la “scatola nera” di un oggetto volante venusiano caduto all’inizio del secolo provocando il cratere di Tunguska. Con conseguente partenza per Venere, che si scopre essere un pianeta devastato da una catastrofe nucleare e protetto da un pericoloso sistema di autodifesa atomica.

La seconda, invece, a firma del Tim Kinkaid dalla carriera continuamente alternata tra b-movie e porno, è un vero e proprio festival del trash il cui produttore esecutivo (non accreditato) altro non è che il re del basso costo Charles Band.

Con il Rick Gianasi di Sgt. Kabukiman NYPD (1990) e Fatal frames-Fotogrammi mortali (1996) tra gli interpreti, una tanto brutta quanto divertente avventura che sguazza allegramente tra gommosi vermoni striscianti e artigianali automi che sembrano la versione di serie z del C-3PO di Guerre stellari (1977); mentre seguiamo un gruppetto di ribelli intenti ad assalire una grande centrale controllata dall’eminenza grigia dei robot, i quali si sono impadroniti del potere e hanno ridotto in schiavitù gli uomini. Con l’aria resa irrespirabile dalle radiazioni atomiche e un evidente sguardo rivolto ai postapocalittici tricolori degli anni Ottanta.

Francesco Lomuscio

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