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Non è ancora domani (Med Film Festival 2009)

“Davvero prezioso “La pivellina”, piccolo film italiano di Tizza Covi e Rainer Frimmel. Siamo a Roma, in un campo nomadi di S. Basilio, dove vivono, dedicandosi alle attività circensi, i non più giovani Patti (Patrizia Gerardi) e Walter (Walter Saabel).”

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Davvero prezioso La pivellina, piccolo film italiano di Tizza Covi e Rainer Frimmel. Siamo a Roma, in un campo nomadi di S. Basilio, dove vivono, dedicandosi alle attività circensi, i non più giovani Patti (Patrizia Gerardi) e Walter (Walter Saabel).

Mentre si aggira nei giardinetti limitrofi, alla ricerca del suo piccolo cane nero Ercole, Patti s’imbatte in Asia (Asia Crippa), dolcissima bambina di due anni, irresponsabilmente abbandonata dalla madre nei pressi di un parco giochi. Patti la porta con sé nel suo camper e vorrebbe consegnarla alla polizia, ma una lettera della madre di Asia, contenuta in una tasca della giacca della bambina, esorta coloro che la trovassero a non farlo, spiegando che presto sarebbe tornata a riprenderla.

Inizia così l’avventura di questa pellicola indipendente, passata in numerosi festival (Cannes, Toronto) e già vincitrice a Pesaro, girata in sole cinque settimane con attori non professionisti.

È Asia a farla da padrona fin dall’inizio, con le sue smorfie, le parole accennate e spesso non comprensibili, i suoi lamenti e le risate elargite prodigalmente a coloro che se ne occupano.

Il film è un’occasione per compiere una ricognizione sulla vita ai margini della città, tra i cosiddetti reietti, diseredati che, contro ogni luogo comune, dimostrano una dignità con la quale dovremmo tutti confrontarci.

Gustosa la sequenza dove vediamo Patti e Walter preparare il loro numero circense (lancio dei coltelli) in un baraccone mobile alla periferia della città. Sembrano proprio Zampanò e Gelsomina di Fellini e pare quasi di udire le dolci musiche composte da Nino Rota di cui, quest’anno, si commemora il trentennale dalla scomparsa. E non meno divertente la scena in cui, aiutando Tairo a svolgere i compiti di storia, Patti commenta una frase di Mussolini, che pare abbia pronunciato per suggellare l’ingresso in guerra dell’Italia (“Abbiamo bisogno di qualche migliaio di cadaveri per sederci al tavolo dei vincitori”), definendola stupida.

Patti riceve un’altra lettera dalla madre di Asia, nella quale si comunica l’imminente ritorno per recuperarla. Il film termina con delle suggestive pose di Patti che, con la bambina addormentata tra le braccia, attende, inquieta, l’arrivo della madre.

Al Nuovo Cinema Aquila era presente tutto il cast, con il quale si è intrattenuto un amichevole colloquio, e poi naturalmente Asia che, presente durante la proiezione, vedendosi (e ascoltandosi) sul grande schermo, ha intrattenuto ulteriormente il pubblico con la sua vocina che commentava, divertita, lo scorrere delle immagini.

Luca Biscontini

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