Presentato al Taormina Film Fest in anteprima, Italia 1982, Una storia azzurra è una nostalgica rivisitazione non solo del successo italiano ai mondiali del 1982, ma anche di tutta l’amarezza della sfiducia antecedente alle vincite.
Ritratto emozionante e autentico reso ancora più suggestivo dalla simpatia e intelligenza dei protagonisti: Marco Tardelli, Furio Collovati, Giuseppe Dossena e Franco Selvaggi presenti sul bellissimo palco del teatro greco di Taormina.
‘Cuccuruccù Paloma’ motto di Italia 1982.
Cantava così il grande Omero siculo, Franco Battiato, coadiuvato dal suo apotropaico filosofo Manlio Sgalambro. E su uomini sensibili come Bearzot, Conti e i giocatori dell’Italia 1982, la canzone intesse le sue lodi come un ritornello magico e propiziatorio, ripetuta da tutti negli autobus.
Inoltre mai luogo fu più adatto per celebrare Italia 1982, la Sicilia, la grecità e cultura siciliana, se non lo splendido teatro antico di Taormina, fomentato dal mito nazionale Battiato.
Poesia. Musica. Cultura dietro a un grande uomo come Bearzot
“La partita è come un pezzo di jazz.
Tu che dirigi fai in maniera che i singoli interpreti si adattino di volta in volta
al pezzo da suonare, così come alla partita da giocare.
Ma sempre in funzione dell’assolo del solista, perché è quello che mette i brividi
ed è grazie a quello che si vincono le partite.”
Enzo Bearzot
‘La partita è come un pezzo di jazz’ disse Bearzot e dall’alto della sua immensa cultura trasferì alla squadra anche l’amore per il bello e per il prossimo. Questo documentario restituisce appieno come la sinergia, la cultura e lo spessore, possano portare a risultati non solo insperati contro tutto e tutti, ma anche eccelsi. D’altro canto il calcio si gioca coi piedi che sono però mossi dalla testa. Infatti Bearzot fu, più che un allenatore, uno psichiatra. Più di un coach, un amorevole pater familas che di notte leggeva le indicazioni di Orazio e le usava per animare i giocatori. Qualcosa che oggi sembra scomparso, come il ruolo stretto con i giornalisti.
Una domanda alla regista e alla produzione di Italia 1982. Una storia azzurra
GSS: sembra che emerga chiaramente, forse di sponda, un riferimento alla cultura, pur essendo un film legato allo sport: il calcio. Bearzot, Battiato, il jazz, la musica, Orazio. E’ casuale o c’è il tentativo nostalgico di far vedere un’Italia che non esiste più anche dal punto di vista di sinergie culturali?
Lo sport lo abbiamo raccontato per tanti anni in tv. Questo documentario è per il cinema e, il racconto, è volutamente più filmico. Grande cambiamento che abbiamo provato raccontare fatto con i loro iocchi e con i giornalisti sportivi di allora a cui è stata ridata una dignità di racconto, di romanzo popolare. I rapporti con i giornalisti erano diretti. Non c’erano filtri e ci si muoveva in un mondo più complesso, ma forse più umano.
Il film non si ferma all’impresa sportiva, ma indugia in un momento storico. Vuole aprire qualcosa che non fosse ancora stato visto in chiave universale e anche legata alla cultura enorme di Bearzot che era psicologo, studiava gli antichi ed era un grande motivatore.
La sinossi di Italia 1982
A quarant’anni dalla storica finale dei Mondiali dell’82, “Italia 1982, una storia azzurra” racchiude le testimonianze dei protagonisti della nazionale azzurra e dei giornalisti dell’epoca e ripercorre quei momenti che restano impressi nella memoria collettiva del nostro Paese. Oltre all’esplosione di gioia dopo la vittoria, quella partita a carte col Presidente Sandro Pertini sul volo di rientro in Italia, pochi conservano la memoria di tutto ciò che è accaduto prima.
La diffidenza verso gli azzurri guidati da Enzo Bearzot, le polemiche, gli scontri con la stampa. E poi ancora: la sofferenza e la tenacia che hanno portato la nazionale e il suo allenatore ad alzare la coppa, scuotendo un intero Paese. Grazie a una rigorosa e vastissima ricerca di materiali di repertorio in Italia e all’estero, che ha permesso di recuperare immagini mai viste, questo documentario è un racconto inedito di un’impresa epica che ha segnato un’epoca.
Alla vigilia del Mondiale ‘82, l’Italia è in preda a una crisi economica, sociale e politica. Terrorismo, mafia, droga, disoccupazione e persino il terremoto affliggono un paese privo di punti di riferimento, se non quello rappresentato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Gli italiani – divisi come non mai – navigano nella tempesta, ma hanno bisogno di una scintilla di speranza.
In quel momento, la nazionale di calcio è lo specchio del Paese. Gli Azzurri e il loro allenatore, Enzo Bearzot, sono visti con diffidenza, come una compagine rabberciata di giovani inesperti e campioni al tramonto, un gruppo di perdenti con un bomber designato – Paolo Rossi – che è appena uscito da due anni di squalifica per calcio scommesse.
La nazionale ha tutti contro sin dalle convocazioni: i giornalisti, la Federazione, i tifosi. E prima il ritiro di Alassio e poi quello di Pontevedra in Spagna sono uno stillicidio, sia per i giocatori sia per il Commissario Tecnico. Freddo, glaciale, asciutto e deciso, Bearzot si pone quasi come un padre per i suoi 22 calciatori, che decidono di seguire unicamente la sua voce come fosse quella del loro generale.
Anche quando – dopo le prime tre deludenti partite del Mundial – la situazione precipita rovinosamente e la squadra rischia l’eliminazione. È da qui che ha inizio il documentario: nel momento in cui ogni speranza sembra perduta e una bufera mediatica si abbatte sugli azzurri. Il documentario si snoda tra interviste ai protagonisti e immagini d’epoca inedite: vecchi u-matic ritrovati in archivi locali, fotografie rarissime e mai viste prima di Giuseppe Mantovani, che ritrasse la squadra durante il ritiro pre-mondiali.
Il racconto del Mondiale – con le partite, gli allenamenti, le polemiche, il tempo libero – si alternerà così alle vicende dei giocatori e del Paese. I protagonisti diventano più forti e compatti ogni giorno. Si svelano i segreti dentro e fuori lo spogliatoio, ma anche cosa si nascondeva nei pensieri e nelle vite dei ragazzi in quei giorni. Problemi, preoccupazioni, tormenti vissuti nell’occhio del ciclone. In silenzio. Quel silenzio che viene squarciato da un urlo nella notte madrilena dell’11 luglio 1982: a urlare è Tardelli, all’unisono con tutti gli italiani.
Gli anni ’70 finiscono davvero. Gli azzurri alzano la coppa del Mondiale vinto da soli contro tutti. E con essa scuotono un Paese. Con le loro gesta i calciatori del 1982 non cambieranno solo i loro destini. Ispireranno anche le azioni di un’intera generazione con un insegnamento profondo e imperituro: si può eccellere anche in mezzo a grandi difficoltà.
Italia 1982, una storia azzurra, con la regia di Coralla Ciccolini e la direzione artistica di Beppe Tufarulo, sarà presentato in anteprima mondiale al Taormina Film Fest il 29 Giugno al Teatro Antico.
Il repertorio
Ottimo il lavoro di ricerca e inserimento di immagini di reperteorio. Il documentario alterna interviste ai protagonisti, fotografie rare. Per il calcio giocato, sono stati scelti dagli archivi della FIFA i ‘rushes’. Molte cioè le immagini più sporche, con punti di vista inediti delle azioni della Nazionale. Altre foto straordinarie sono arrivate dall’archivio La Presse.
La produzione
Il documentario è una produzione Stand By Me e Vision Distribution, in collaborazione con Sky. Italia 1982, una storia azzurra sarà al cinema, come evento speciale, l’11, 12 e il 13 Luglio.
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