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Hamlet Within, l’originale messa in scena di una tragedia che non sempre è stata tale

Il racconto laterale di una tragedia

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In Hamlet Within la regia di Ken McMullen costruisce un’indagine al di sopra di ogni sospetto sulla storia di Amleto, della sua figura, della sua origine preshakesperiana, dei suoi significati e, al tempo stesso, della sua dirompente forza narrativa.

Un’opera visionaria, concettuale, determinata dalla gestione delle voci, dei linguaggi, degli idioni che si alternano nel racconto, che non lesina la riproduzione del pensiero stesso del giovane Amleto. Prodotta da Art Cinema, Scape Film e Twenty One Production, la pellicola, presentata durante il Festival di Cannes e nel recente Allora Fest di Ostuni, è distribuita come collezione NFT sulla piattaforma Cineverse.

Hamlet Within, la trama

Un prologo, cinque atti, un epilogo e una narrazione a più voci insertata di dialoghi e immagini didascaliche che incorniciano i protagonisti. Le verità, le interpretazioni di Amleto, prendono corpo nell’immensità di una natura arginata solo dall’acqua e dalla sua mistica. Il sospiro dello spettro, i significati della vendetta, la attese, tutto invade tutto. Tale è il clamore della recita che persino nella messa in scena della sala di registrazione la solennità del pensiero vive.

L’azione vocale

Il lavoro di sceneggiatura e di regia di McMullen presenta una fondante base sperimentale che ne caratterizza l’impostazione, senza tuttavia pregiudicarne l’efficacia. Hamlet Within è un melting pot di visioni, inquadrature, linguaggi e voci. Per lunghi tratti queste ultime sembrano sovrastare tutto il resto, dominando e definendo l’intero percorso del racconto. Quella di Ian McKellen, la più seduttiva di tutte, attanaglia e descrive le intenzioni e l’impeto futuro della tragedia. Anche grazie alla scelta della mise en scène registica, che dispone per tutti abiti borghesi contemporanei, persino l’enfasi soggiace attonita a fronte del dire dello spettro.

La storia siamo noi

il significato dell’opera di McMullen si consolida nel concetto essenziale che in fondo lo scorrere della vicenda umana, come Marc Bloch insegna, a qualsiasi latitudine essa si svolga, struttura una storia fatta di individui. Singoli o in gruppi costruiscono e descrivono, decidendo le sorti del racconto postumo di un personaggio, di un uomo, di un popolo. Non sono biografie d’accademia ma sistemi di relazioni che si tramandano anche per via orale.

Hamlet Within, la costruzione di un mito

Di certo non è facile coniugare due facce della stessa medaglia. Il rischio è di reiterare l’uso di tempi narrativi troppo pastosi in grado di stemperare eccessivamente l’ardore e il tratto aulico di un testo da sempre connotato in quella dimensione. In Hamlet Within si naviga a vista come se d’improvviso qualcosa possa accadere e rivoluzionare quanto di già tracciato. Tra monologhi recitati e dialoghi che riprendono alcuni dei più noti soliloqui di Amleto, ci si ritrova a prendere in considerazione la parte, altrettanto fascinante, riferita alla ricerca storica e all’approfondimento saggistico. La costruzione del mito svela i suoi segreti e scarnifica  lo spettro che ne evoca l’eternità.

Quarto Potere

Gli artifici di racconto dell’opera di McCallum accludono accostamenti nobili e di grande sensibilità tecnica. Il suo Hamlet rasenta il Charles Foster Kane di Quarto Potere  con i personaggi in scena che ne richiamano e ne declamano le gesta come dei veri e propri narratori diegetici. Per di più immersi in un effetto soundscope determinato dalla combinazione di suoni, anche extradiegetici, che non mancano mai di accompagnare dialoghi e narrazioni. In questo frangente, nonostante l’alternarsi dei molti primi piani, la macchina da presa quasi scompare come fosse essa stessa materia della storia, guida privilegiata di un lungo inusitato sogno,

Il principio di Derrida

C’è una spada nella roccia che è pronta a sostenere il lavoro di McMullen. Ha le sembianze di una vecchia intervista a Jacques Derrida, il filosofo padre del decostruzionismo, sul significato di plagio. Non poteva non essere presente in questa immersione totale attorno alla figura e al concetto di Amleto, con lo spettro che aleggia su tutta la narrazione, fraziona e sposta i punti di vista.  Domina il linguaggio e determina le variazioni degli altri che rispetto a lui non hanno altro che vivere e morire. Allora non resta altra scelta che discendere dall’apice del mito, per discernere l’atto del dolore e della vendetta come qualcosa di tangibile e terribilmente umano, e sopravvivere.

Il corpo è con il re

ma il re non è con il corpo,

il re è una cosa

Jacques Derrida

 

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