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Biografilm

DAVID GROSSMAN al Biografilm Festival insieme alla regista Adi Ardel

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Evento speciale al Biografilm Festival, che si è svolto dal 10 al 20 giugno e che si conferma uno dei più accreditati a livello nazionale per la forte identità che lo caratterizza.
David Grossman è arrivato a Bologna il 18 giugno insieme alla regista del documentario a lui dedicato, Adi Ardel. Una anteprima nazionale dedicata a questo grandissimo scrittore realizzata con la collaborazione de La Repubblica delle idee. Intervistato da Maurizio Molinari lo scrittore nel docufilm ha rivelato che, a seguito della morte del figlio, ha imparato qualcosa che porta nella sua scrittura. Il figlio secondogenito Uri, appena ventenne, venne ucciso in Libano durante la guerra e Grossman, che non crede nel Paradiso e nell’Inferno, da quel momento ha imparato a credere solo a ciò che sta succedendo. Per Taxidrivers ho avuto il piacere di intervistare la regista, la quale ha evidenziato fin dai primi momenti della conversazione una concretezza poetica che ha reso ancora più chiare le scelte registiche. Il documentario inizia sul mare, in una Isola della Croazia scelta dallo scrittore, per parlare del film.. La scena emana sin da subito poeticità, sentimento e calore ed è la migliore presentazione che Adì Ardel poteva offrici per descriverlo.

Cosa l’ha spinta a realizzare un documentario su questo grandissimo scrittore nato a Gerusalemme nel 1954,come lui stesso dice nel documentario?

Ho sempre amato i suoi libri fin da piccola ed ho portato sempre con me il desiderio di tracciare una mappatura di questo grande autore. É stato un sogno che si é realizzato.

Quali sono per lei i rapporti fra cinema e letteratura?

I suoi libri sono stati sempre importanti per me ma in questo caso sono voluta partire dalla biografia di Grossman per poi scovare gli elementi che parlano sia di lui che della sua opera. Per me lui è un soggetto di cinema e in questo senso abbino il cinema alla letteratura. Un esempio concreto di quanto dico é evidente in una scena in cui lui sceglie di leggere un brano di un suo libro e poi c’è un minuto di silenzio con la macchina da presa che si sofferma su di lui e ci permette di scrutare la sua anima. Per me questo era molto importante: farlo conoscere insieme alla sua opera.

Cosa ha scoperto oltre a ciò che già sapeva di Grossman girando il documentario?

La sorpresa più grande è stata scoprire la modestia di quest’uomo. Mi sono resa conto di come dopo quaranta anni di scrittura, lui abbia ancora timore di sbagliate, di scrivere qualcosa odore qualcosa che non va bene. Questa è stata una grande fonte di ispirazione per me. Nel film lo stesso autore sostiene che l’insegnamento ricevuto dai suoi é stato quello di essere come gli altri. Lui lo ha appreso alla lettera senza sentirsi superiore o più in alto di altri.

Nel documentario vengono molto evidenziati gli elementi della natura ed anche questo mi è sembrato molto poetico e pieno di sentimento.

Sicuramente è stato intenzionale da parte mia scegliere le luci naturali e i contrasti reali, perché in un documentario trovo giusto che sia così e penso che rappresentare tutti gli elementi naturali sia stata una scelta giusta.

biografia film festival 2022