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‘La ballata di Buster Scruggs’: i Coen e sei storie del Far West

I fratelli Coen e gli stereotipi del cinema western. Attraverso sei storie assieme ironiche e spietate, i due straordinari fratelli registi affrontano di petto e con successo un genere glorioso che necessita periodicamente di essere rivitalizzato e rielaborato.

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Su Netflix, è possibile vedere il film ad episodi diretto dai fratelli Coen nel 2018, intitolato La ballata di Buster Scruggs.

Si tratta di sei cortometraggi legati assieme dall’ambientazione nel rude e selvaggio mondo del West americano.

Il film è stato presentato in Concorso al Festival di Venezia 75, dove ha ottenuto l’Osella per la miglior sceneggiatura. Ha ottenuto anche tre candidature agli Oscar 2019 (Miglior sceneggiatura non originale, Migliori costumi, miglior canzone).

La ballata di Buster Scruggs – la trama

Nel primo episodio, che dà il titolo a tutto il film, il pistolero canterino chiamato Buster Scruggs (lo interpreta appropriatamente quella faccia da Far West di Tim Blake Nelson) viaggia nei dintorni della Monument Valley, distinguendosi per il suo comportamento affabile, che alterna, qualora provocato o coinvolto in situazioni difficili, a reazioni repentine in grado di salvarlo da situazioni estremamente pericolose. Ma nel West, si sa, il pericolo è sempre in agguato ed anche i migliori, prima o poi, trovano qualcuno che è in grado di sopraffarli.

In “Vicino ad Algodones“, le vicissitudini di un rapinatore di banche (James Franco) si complicano nel momento in cui  si imbatte in un cassiere zelante e organizzato che gli darà serio filo da torcere. Scampato a una condanna grazie a un gruppo di Comanche, il bandito finisce per essere salvato da un mandriano, che, tuttavia, si rivelerà un ladro di bestiame. Pertanto il rapinatore verrà nuovamente catturato e giustiziato per un reato diverso da quello effettivamente commesso. Ma nel West quello che conta è il risultato.

la ballata di buster scruggs

Il terzo racconto si intitola “La pagnotta“, e racconta di un avido uomo di spettacolo (Liam Neeson) che gira le città portando in scena lo spettacolo “Il tordo senza ali”.

Lo show vede come protagonista un ragazzo senza arti, impegnato a recitare il suo toccante monologo.

Il successo, inizialmente discreto soprattutto per la compassione che il giovane attore mutilato suscita, viene tuttavia man mano a scemare, e quando l’impresario si imbatte in uno spettacolo concorrente incentrato su un vero pollo in grado di eseguire calcoli matematici, finisce per comprare l’animale dal suo proprietario, per utilizzarlo per un suo nuovo spettacolo.

Tutto a scapito del povero ragazzo, che verrà gettato via come una merce andata a male.

Nel quarto episodio, intitolato “Il canyon tutto d’oro“, un vecchio cercatore di oro (Tom Waits) si intestardisce a tastare il terreno all’interno di un’ amena vallata circondata dalle pareti di un canyon.

Finisce per trovare l’oro tanto ambito, ma a quel punto un giovane scaltro che da tempo lo osservava, si avvicina per soffiargli il malloppo e ucciderlo. Il vecchio, ferito alla schiena, si finge morto e reagisce appena il suo carnefice si avvicina per sottrargli l’oro, uccidendolo.

A quel punto il vecchio se ne riparte, ferito ma appagato dal ritrovamento, tornando a lasciare tranquilla quella amena vallata che, nonostante gli scavi, ha cercato di trattare con rispetto e cura.

Ne “La giovane che si spaventò“, un durissimo e drammatico viaggio in carovana segna il destino già drammatico della giovane Alice (Zoe Kazan) che, in viaggio con un giovane gentile coetaneo e un silenzioso cowboy, oltre che con il fratello minore che muore durante il percorso e il suo cane, si ritrova a dover saldare un debito contratto proprio dal fratello, senza tuttavia disporre di soldi per onorarlo.

La ragazza finirà per accettare di sposare il ragazzo suo coetaneo, ma quando la carovana incrocia un gruppo di indiani, lo scontro diviene inevitabile. Armata di una pistola da usare contro se stessa, in caso di cattura da parte dei pellerossa, Alice finirà per ammazzarsi, credendosi l’unica sopravvissuta, per evitare di cadere in mano al nemico spietato. In realtà il cowboy a capo della spedizione era solo ferito, e anche il giovane promesso sposo della ragazza è vivo, come pure il cane.

L’ultimo episodio si intitola “Le spoglie mortali“. Una carrozza ospita quattro passeggeri di differenti nazionalità (uno tra questi è interpretato da Brendan Gleeson), un cocchiere che cela sempre i propri connotati facciali, e un cadavere, lungo un percorso i cui si disquisisce di argomenti morali e di indole umana, fino a generare qualche dissapore a causa delle differenti vedute da parte dei viaggiatori.

Arrivati a destinazione, in un luogo nebbioso che pare una location ultraterrena, gli ospiti si recano nella locanda in cui devono passare la notte, ma il dubbio che si tratti di un viaggio terminale di tre anime peccatrici verso un tetro aldilà, accompagnate da un traghettatore di anime e da una sorta di Caronte che avvia la carrozza, diviene sempre più un sospetto concreto e tangibile.

La ballata di Buster Scruggs – la recensione

Sei racconti sull’epica western. Sei possibilità per riprendere e rielaborare pressoché tutti i luoghi comuni ed i cliché di un genere che ha un posto importante nella storia della settima arte.

E che, reinterpretato dai Coen – qui tornati, a detta di molti, alla loro forma migliore – permette ai due fratelli di affrontare situazioni da manuale nel mondo del Far West: dai duelli, all’attacco dei cattivissimi pellerossa sanguinari, alle carovane dei grandi spostamenti, alle meschinità di coloro che vivono alle spalle dei pochi innocenti e onesti che diventano lo sfogo finale di una società brutale e giustizialista senza appello alcuno.

Attraverso sei storie “rubate” da un libro di racconti, i Coen ci immergono quindi nei sentimenti, nell’atmosfera greve e rozza, nell’epica ferina e approfittatrice di un mondo selvaggio ed aggressivo: un Far West che, come dicevamo, racchiude in sé in ogni storia i tratti salienti della tradizione tramandataci dai classici del genere.

I due fratelli genialoidi catturano la giusta e pittoresca, quasi mitizzante coreografia scenografica, con sfondi e scorci naturali sin esageratamente suggestivi (ma l’ironia dell’operazione sta anche in questa gustosa ostentazione).

Anche i toni, riescono a fare propri gli umori dei protagonisti dei sei racconti, cogliendo l’occasione per alternare ironia e comicità ( che conosciamo bene essere nelle corde dei due cineasti) come la crudezza di sparatorie e regolamenti di conti che non rinunciano al pulp sanguinario più ad effetto.

Perfetti gli interpreti, star e caratteristi che riusciamo finalmente – in questo ultimo caso – a valorizzare nella loro singolarità e nelle sfaccettature che, come sceneggiatori, hanno saputo regalare a tutto il parco dei personaggi in scena: bounty killers canterini, rapinatori di banche, cercatori d’oro, coloni diretti verso ovest e viandanti diretti inconsapevolmente all’inferno.

Citerei tra gli indimenticabili lo strepitoso e canterino Tim Blake Nelson che dà corp(icin)o e voce al Buster Scruggs del titolo; ma anche Zoe Kazan, Tom Waits e James Franco danno il loro meglio nelle storie, dure e beffarde, che li coinvolgono.

Un ritorno in gran forma dei Coen, questo in Concorso a Venezia 75, dopo alcune prove minori o comunque non completamente convincenti rispetto agli alti livelli a cui da oltre trentacinque anni ci hanno abituati.

La ballata di Buster Scruggs

  • Anno: 2018
  • Durata: 132
  • Genere: Western
  • Nazionalita: Usa

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