In Italia quelli considerati ‘giovani e promettenti registi’ hanno già superato i trenta. In America a quell’età hanno già diretto decine di film e sono ormai affermatissimi in campo internazionale.
In Italia quelli considerati ‘giovani e promettenti registi’ hanno già superato i trenta. In America a quell’età hanno già diretto decine di film e sono ormai affermatissimi in campo internazionale. Michele Pastrello non aspira a tanto sebbene non gli manchino le qualità per sfondare.
Così ci riprova, per la terza volta, dopo lo psycho-horror “Nella mia mente” e “Nuvole”. Regista veneto, dedito all’horror psicologico, Pastrello si evolve, raggiungendo una brillante maturità tecnico-artistica. “32” è un film inusuale, poiché attraverso un genere tenta di dar voce al problema della brutalizzazione del paesaggio in Veneto. Una lingua d’asfalto lunga 32 km (da qui il titolo), la Passano-Mestre, arginerà il problema del traffico attualmente concentrato sulla tangenziale.
Una ragazza, nei pressi del cantiere, fugge via da un uomo che sembra inseguirla per un solo scopo: abusare di lei. L’evento si consuma proprio in quel tratto disboscato del paesaggio, dove non rimane che polvere mossa dal vento. Allegoria di una violenza ben più feroce, la natura si ribella e chiede solo di essere lasciata in pace. Il silenzio è il dialogo più riuscito. Eleonora Bolla – al suo esordio davanti alla macchina da presa – infarcisce il suo personaggio di bellezza e umanità (molto bravo anche Enrico Cazzaro). Essenziale la fotografia di Mirco Sgarzi, buona la colonna sonora. Scritto, diretto e musicato da Michele Pastrello, “32” è un ottimo esemplare di cinema indie con un’anima. Da vedere.