In anteprima mondiale al Biografilm Festival di Bologna Barber Ring, il documentario di Alessio Di Cosimo racconta con sincerità e schiettezza il difficile percorso di vita di Manuel Ernesti: attraverso la determinazione e la forza di volontà, il protagonista riuscirà, non solo ad emanciparsi da un’infanzia e da una giovinezza segnati dalla povertà e dalla violenza, ma anche ad aiutare chi come lui proviene da contesti sociali e familiari disagiati e a infondere loro la sicurezza e la fiducia in se stessi.
Alterando filmati amatoriali dell’adolescenza del protagonista a una lunga intervista inedita a Ernesti adulto, ai suoi amici e familiari, il documentario ne ripercorre passo a passo il travagliato percorso esistenziale, sino al presente di stabilità e serenità finalmente raggiunto. La franchezza e l’onestà con la quale il protagonista si racconta, insieme alle testimonianze di chi negli anni gli è sempre stato vicino e di chi l’ha invece conosciuto solo dopo l’affermazione professionale, tratteggiano un ritratto approfondito e sfaccettato della sua personalità e del suo carattere, e della sua ormai compiuta maturazione.
Attraverso un uso del montaggio estremamente libero, che trascorre senza soluzione di continuità dal passato al presente, rappresentati da linguaggi cinematografici diversi- riprese amatoriali nel primo caso, professionali nel secondo-, il percorso di Ernesti si articola come un continuo trascorrere fra le memorie di un passato che reca il segno indelebile della sofferenza, dovuta all’indigenza estrema e all’ambiente degradato e violento dov’è nato e ha trascorso la giovinezza; il riuscito tentativo di riscattarsi incanalando la propria rabbia nel pugilato e conquistandosi il titolo di campione in questa disciplina, il superamento delle difficoltà economiche e l’apprendimento del mestiere di barbiere.
Infine la fondazione del progetto sociale Barber Ring, nel quale Ernesti insegna ai giovani in difficoltà entrambi i mestieri che lui ha imparato, legandoli insieme in un unico percorso di crescita professionale e umana.
Le difficoltà sperimentate in prima persona dal protagonista diventano così un modo per comprendere meglio quelle altrui ed entrare in empatia con chi le sta vivendo ora e chi, col suo aiuto, si avvia ad intraprendere la strada per superarle.
Lo sguardo della macchina da presa, pudico e mai invasivo, ma al contempo sempre attento e preciso a cogliere gli aspetti fondamentali della parabola esistenziale di Ernesti, si rivela capace di cogliere e rivelare quello scavo nella propria memoria compiuto dal protagonista, ora consapevole di sé e del ruolo positivo che può svolgere nell’aiutare chi come lui conosce la difficoltà quotidiana del vivere. Così, del proprio doloroso passato, Ernesti ha fatto lo strumento per comprendere meglio e aiutare coloro che ogni giorno affrontano l’esclusione, l’emarginazione e la violenza.
Oggi il protagonista è un uomo che, davanti all’obbiettivo della macchina da presa, può ripercorrere con dolore ma insieme col necessario distacco, i momenti più ardui della propria esistenza- senza dimenticarli né tuttavia rimanerne imprigionato-, e davanti a quello stesso obbiettivo mostrarsi per com’è oggi: non soltanto un professionista affermato, ma una figura cui guardano con fiducia e ammirazione coloro che negli anni ha aiutato a liberarsi dalla miseria e dalla violenza e a intraprendere un percorso verso un’esistenza più sicura e degna di essere vissuta- e coloro che ogni giorno continua, con lo stesso slancio e passione, ad aiutare.
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