Pellicola di Jason Reitman del 2009, Tra le nuvole racconta in modo intelligente la moderna alienazione da viaggio.
Presentato al Toronto Film Festival, il film ha ottenuto 6 nomination agli Oscar ( tra cui quelle per gli interpreti). Distribuzione Paramount Pictures.
Tra le nuvole abitudini e solitudine
Cosa si prova a viaggiare ogni giorno per miglia e miglia, ad essere in volo gran parte della giornata, trasportato da un paese all’altro degli Stati Uniti e compiendo uno dei lavori più gravosi che si possa svolgere? Licenziare persone, sedersi di fronte a loro e comunicargli la fine di un rapporto lavorativo (spesso lungo ed importante) che ha occupato gran parte della loro vita?
E’ esattamente questo che fa Ryan ( George Clooney) che trascorre la maggior parte della sua esistenza seduto sui sedili di un aereo in volo o nell’atrio degli aeroporti, tra check-in e controllo bagagli. Ryan ama questo lavoro, lo indossa perfettamente e fa ormai parte del suo involucro di abitudini e solitudine che si è sapientemente costruito intorno. Non saprebbe pensarsi diversamente, non saprebbe incastrare se stesso nell’esistenza di un’altra persona, fatta di casa, famiglia o figli, non potrebbe infilare dentro una valigia i pezzi di una vita così come fa con i vestiti perfettamente ripiegati nel suo trolley.
Finché un giorno non appare Natalie (Anna Kendrick), giovane e ambiziosa manager, ideatrice di un nuovo progetto su come licenziare i dipendenti attraverso lo schermo di un PC , senza un rapporto umano diretto. Questo metterà in crisi non solo il suo lavoro, strutturato da anni sempre con le stesse modalità, ma anche la sua stessa esistenza frazionata da ritmi sempre uguali e prevedibili.
Fino a quel momento illuso di poter vivere senza legami, Ryan dovrà fare i conti ora con ‘l’imprevisto’ soprattutto dopo l’ incontro con Alex (Vera Farmiga). Sulla scia delle nuove consapevolezze acquisite, l’uomo decide di provare a capire un po’ qualcosa dell’amore, dei legami, della famiglia (immortalata finora solo su un cartoncino rigido), del significato di casa non soltanto come camera d’albergo o porto di mare da cui salpare ogni volta. L’urto sarà violento, ma forse ormai il cambiamento è in atto… oppure è già tardi e ogni cosa torna al punto di partenza?
Up in the air: tra sociale e personale
Da un romanzo di Walter Kinn, la pellicola di Jason Reitman è una grande sorpresa per chi la scopre per la prima volta. Uno di quei film da cui non ti aspetti nulla, ma che sa colpirti a freddo (quando meno te l’aspetti ) con una proposta narrativa cinica e originale. I segnali positivi sono pochi, l’amarezza e la riflessione sulla solitudine dell’uomo moderno è tanta, come la riflessione sulla crisi occupazionale, il dramma familiare della perdita del lavoro, la difficoltà di stabilire relazioni sentimentali lunghe, la paura di concedersi interiormente, il cinismo professionale, l’alienazione umana.
Il film mostra tutto questo attraverso una sceneggiatura fluida (dello stesso Reitman con Sheldon Turner), monologhi brillanti e una regia schietta e mai stucchevole, che si sofferma spesso sui volti dei personaggi, tutti ben interpretati. George Clooney, poche volte così bravo, dà al suo Ryan la giusta dose di mascalzonaggine e freddezza da un lato e candore sentimentale e paterno dall’altro. Convincente l’alchimia che traspare nei momenti divisi sia con una giovane Anna Kendrick ( Love life) sia con la brava Vera Farmiga . Proprio a lei va una menzione speciale. Sotto una coltre di apparente passionalità, il personaggio di Alex rivela un cinismo disarmante che non ti aspetti e che è forse l’essenza stessa del messaggio centrale del film. L’inconsistenza dei rapporti umani.
Bel cinema che sa raccontare una storia drammatica travestendosi da Commedia per affrontare problemi e tematiche anche importanti.
Su Prime Video e Infinity.