C’è davvero una storia vera dietro Stranger Things 4? Una stagione decisamente più cupa delle precedenti sia per le atmosfere e per la fotografia che per i rimandi a diverse pellicole di genere. E soprattutto i richiami anni ’80, sempre più presenti in questo periodo del XXI secolo. Da questi elementi nel corso del tempo sono derivati film iconici (L’esorcista in primis) destinati a diventare cult e a esorcizzare le paure di una società devota e bigotta in cui persino un gioco da tavolo come Dungeons & Dragons diventava un veicolatore demoniaco.
Così nel primo episodio di Stranger Things 4 il gioco che ha praticamente guidato la serie Netflix fin dal principio, dando corpo all’immaginazione dei giovani protagonisti, assume i contorni della brutalità in mano alla stampa, che lo descrive come responsabile di comportamenti violenti.
Stranger Things 4 e la vera storia di James Dallas Egbert III
Ed ecco, quindi, la storia vera legata a Stranger Things4 e soprattutto a Dungeons & Dragons. Nello specifico si parla della scomparsa del sedicenne James Dallas Egbert III (29 ottobre 1962 – 16 agosto 1980), che sparì dal dormitorio della Michigan State University il 15 agosto del 1979, inoltrandosi nel tunnel di vapore della stessa università con l’obiettivo di suicidarsi, lasciando dietro di sé solo un esiguo biglietto d’addio.
Ma ciò che aveva ingerito non ebbe gli effetti sperati: il giorno successivo James Dallas Egbert III si svegliò come sempre, andando a nascondersi presso la casa di un amico. Nella spasmodica ricerca del ragazzo la polizia avanzò delle ipotesi, tra queste quella di William Dear, investigatore ingaggiato dalla famiglia del giovane. Questi teorizzò un legame tra la scomparsa del ragazzo – affetto da depressione e provato dalla tossicodipendenza, dalla pressione da parte dei genitori e dalla difficoltà di accettare la sua omosessualità – e Dungeons & Dragons alla luce di certe dichiarazione da parte di alcuni studenti, che riferirono di aver giocato diverse sessioni proprio nei tunnel di vapore sotto la scuola.
Durante la sua fuga, James Dallas Egbert III si rifugiò presso altri nascondigli, tentando nuovamente il suicidio. Trovato infine, finalmente, a Morgan City, in Louisiana, il giovane fu dato in custodia allo zio, Marvin Gross. Tuttavia, il suo malessere lo portò a tentare nuovamente il suicidio che gli riuscì il 16 agosto 1980.
Da quel momento fu impossibile non legare la tragedia a Dungeons & Dragons, ottenendo da una parte paura e rigetto nei confronti dei giochi da tavolo, dall’altra fascino e notevole aumento delle vendite.
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I mostri di Dungeons & Dragons
Tornando a Stranger Things è chiaro che la serie dei fratelli Duffer si è ispirata a D&D, facendo letteralmente uscire i personaggi fuori dal gioco per introdurli nella fittizia realtà regalataci da Netflix. È il caso del Demogorgone, che ha dominato la prima stagione della serie, le cui fattezze si rintracciano nei testi cristiani medievali, così come in Paradiso perduto di John Milton.
Tuttavia, soprattutto all’inizio, il gioco strizzava l’occhio ad autori fantasy come J.R.R. Tolkien e faceva nettamente riferimento alle battaglie dell’età di mezzo e al vasto mondo di credenze medievali.
Al parallelismo con l’occulto si associano, negli anni ’70, la moda della New Age, l’amore per l’astrologia e i tarocchi, che incrementano determinati aspetti di D&D.
Cr. Tina Rowden/Netflix © 2022
Tutto questo amore per D&D si è trasformato nel corso del tempo e per alcuni è diventato una paura, la stessa che in Stranger Things si taglia a fette ed esplode in atti di violenza gratuita.
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Ci fu addirittura chi pensò di mettere al rogo alcune copie di Dungeons & Dragons. Il riferimento, nello specifico, è a un caso che fece particolarmente scalpore nel 1982, ovvero il suicidio del giovane Irving “Bink” Pulling II, che portò la madre Patricia a intraprendere una crociata anti-D&D e a fondare il gruppo BADD — Bothered About Dungeons & Dragons, citando in giudizio persino il preside della scuola frequentata dal figlio e attribuendo la morte del giovane a una maledizione lanciata da un altro giocatore di D&D.
Notizie del genere apparivano continuamente sui giornali in quel periodo e Stranger Things 4 ce ne lascia intravedere qualche strascico.
La storia vera di Stranger Things 4
Al netto di tutto, non fu mai appurata una reale relazione tra i suicidi e Dungeons & Dragons. In tutti i casi esaminati, in fondo, ciò che trapela è una difficoltà da parte delle vittime nel distinguere la realtà dalla finzione.
Concludendo, è chiaro dunque che Stranger Things 4 intrappola nella finzione una storia parzialmente vera, lasciando trasudare il terrore di chi vedeva in un gioco per ragazzi il lato oscuro delle divinità. Nella serie Netflix questi fatti di cronaca assurgono da linea guida di un racconto più complesso in cui il male si materializza in più forme, esplodendo nella morte, nella caccia, nella paura di conoscersi e riconoscersi, nonché in una serie di citazioni e omaggi tipicamente anni ’80.
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