The Boys 3 è una serie ideata da Erik Kripke per Amazon Prime Video e tratta dal fumetto pubblicato dalla Dynamite Entarteinment.
Dal 3 giugno 2022 sono disponibili su Amazon Prime Video i primi tre episodi (i successivi, uno a settimana) della terza stagione di The Boys, serie tratta dall’omonimo fumetto che in pochissimo tempo, e con una manciata di episodi, ha saputo eguagliare e probabilmente superare (esiste anche uno spin-off molto originale) il successo del fumetto ideato e scritto da Garth Ennis.
La storia
Il gruppo si è momentaneamente separato, con Frenchie e Kimiko che esplorano la loro relazione, Hughie che cerca di trovare un modo meno violento per combattere i Super, LM che torna a casa dalla sua famiglia e Butcher che si unisce a un team di monitoraggio dei supereroi sanzionato dal governo.
Però non passerà molto prima che Hughie torni a ricoprirsi di liquidi umani e sofferenza, che Kimiko riprenda a sfogare il suo dolore e LM si risenta per la sua situazione: ma cosa li farà tornare insieme?
La recensione
Perché si potrà dire quello che si vuole sui cinecomics, sulle trasposizioni dai fumetti allo schermo, sull’invasione dei Marvel Studios e su tutti quelli che si buttano come cani sull’osso: ma è innegabile che la serie ideata da Erik Kripke e sceneggiata dallo stesso Ennis con Darick Robertson (ovvero il disegnatore che ha illustrato la serie cartacea) è ormai un’opera di culto assoluto, potente quanto scorretta, che sa rimanere fedele alle caratteristiche che l’hanno resa unica alla sua uscita senza rinnegarsi, mostrandosi però capace di portare avanti la trama, di far maturare e cambiare scenari e personaggi, sempre geniale, sempre spietata e cinica, senza nessuna concessione all’easy telling se non per aggirare gli ostacoli dello spettatore e assestargli un pugno nello stomaco qualche secondo dopo.
The Boys distrugge il mondo dei supereroi con gusto e sagacia, senza dubbio: e probabilmente, gli episodi a fumetti da cui è (molto, molto) vagamente tratta questa terza stagione sono lì a dimostrarlo, quando non ci pensano su neanche per un secondo ad andarci giù sempre più pesante a prendere in giro le icone pop della Distinta Concorrenza -Superman, Batman, Wonder Woman e la Justice League, per capirci-, annegando la loro supponente ed ipocrita bontà in un mare di sangue e umori corporei, desideri ossessivi e compulsioni sessuali frustrate e frustranti.
The Boys 3 si apre proprio lì dove si era chiusa la seconda stagione: evitando accuratamente ogni tipo di spoiler (questi otto nuovi episodi sono letteralmente pieni di colpi di scena, a partire da un cameo inaspettato in apertura del primo episodio, fino ai nuovi accadimenti per Starlight, Stormfront, Butcher e Homelander, addirittura Black Noir……) e forse senza pensarci mette in scena una sequenza che rappresenta perfettamente la crasi profonda tra i film dei supereroi al cinema e la loro rappresentazione invece in tv: perché se ormai dopo quasi un ventennio si può dire che sul grande schermo i supereroi trascinano le folle grazie a intrighi, misteri, labirintiche contorsioni narrative spalmate su più film in una macrotrama avvincente quanto potenzialmente ostica, in televisione c’è molto più spazio per approfondire tutte le suggestioni morali, etiche e politiche del superuomo che assume inevitabilmente echi nietzschiani.
Non è un mistero che serie come Watchmen di Damon Lindelof e proprio The Boys abbiano saputo, in questi anni, affrontare a muso duro l’America, sbattendo in faccia al pubblico di ogni lingua le enormi, profonde, vertiginose contraddizioni di un paese sempre più diviso e in difficoltà come gli Stati Uniti.
Ecco, i ragazzacci di Ennis distruggono a picconate -sputandoci sopra- non solo l’iconografia del supereroe ma quella di una nazione, mettendo in scena la più cruda e malvagia scienza patrocinata dalle multinazionali in spregio al popolo, a tutti coloro che vivono ai margini, con una politica che sull’altare della patria sacrifica il più debole per rendere il più forte ancora più forte.
I ragazzacci di Ennis distruggono a picconate -sputandoci sopra- non solo l’iconografia del supereroe ma quella di una nazione
In maniera trascinante, colorata e spensierata (dove la violenza più efferata ha l’effetto opposto di stemperare i toni rendendo paradossalmente più sostenibile il discorso morale), lo spettatore viene trascinato dentro lo specchio: e questi nuovi episodi lo fanno con sempre più foga, introducendo una realtà sempre più agghiacciante dove ciò che è buono è solo lo specchietto per le allodole.
La verità, sotto gli occhi di tutti sempre di più, è che i supereroi o uscendo di metafora chi ha il potere è un mostro, e il potere gli viene proprio dal suo -saper- essere incurante della vita altrui, dedito ad ogni sorta di abominio e governato dalle passioni più oscene.
E dove Alan Moore studiava il vigilantismo dal punto di vista filosofico, Ennis (insieme a Kripke) mette in chiaro che il suo processo di decostruzione della figura superomistica è più sistematica e materica: si prende ogni aspetto della vita quotidiana, si carica di violenza e lo si distrugge con la rabbia cieca che sgorga fuori dalle frustrazioni moderne.