Disponibile su Prime Video, Jurassic World – Il Dominio chiude (forse definitivamente?) una saga cominciata quasi un trentennio fa. Era infatti il 1993 quando Steven Spielberg presentò al mondo intero il suo Jurassic Park. Il sorprendente immaginario del cineasta andava così ad aggiungere un altro tassello prezioso alla storia del cinema, creando, al tempo stesso, un fenomeno chiamato “dinomania”.
Affascinato dalle gigantesche creature e da tutto ciò che esse, da sempre, simboleggiano, Spielberg ha quindi deciso di vestire il ruolo di produttore esecutivo nella seconda trilogia, nata dalla sua opera originale. Nel 2015 spunta all’orizzonte Jurassic World, che riprende le suggestioni di Jurassic Park, sfruttando ovviamente le nuove tecnologie, ma perdendo un briciolo di quella antica magia.
Motivo per cui adesso, con il capitolo conclusivo in scena, si gioca il tutto per tutto, e il risultato non delude le aspettative. Jurassic World – Il Dominio è attraversato da uno spirito nostalgico che gli permette di riportarci con la mente ai lontani anni Novanta. Il salto sulla poltrona torna in auge, così come molti dei dinosauri amati (e temuti) del primo film.
L’epica chiusura di un viaggio ai limiti dell’incredibile, dove i miti si incontrano e le paure si fanno realtà.
Jurassic World – Il Dominio | La trama
Quattro anni dopo la catastrofica distruzione di Isla Nubar, i dinosauri sono tornati a far parte della vita sulla Terra. Sebbene in qualche caso la convivenza sia possibile e pacifica, le conseguenze sono spesso devastanti, dal momento che si tratta di animali selvaggi e di mastodontiche proporzioni.
Nel frattempo, i protagonisti hanno intrapreso strade differenti, alcune gratificanti, altre impreviste. Owen (Chris Pratt) e Claire (Bryce Dallas Howard) hanno scelto una vita ai margini, in una piccola baita nel bel mezzo della foresta, con lo scopo di proteggere Maisie Lockwood (Isabella Sermon). La ragazzina possiede infatti qualcosa di importante dal punto di vista genetico, ed è ricercata dagli scienziati della Biosyn, che vorrebbero studiare il suo DNA.
Non fare niente non basta.
La potente multinazionale sta lavorando a progetti dei quali poco o nulla si sa, se non che cambieranno il futuro del pianeta e di chi lo popola. Quando la dottoressa Ellie Sattler (Laura Dern) viene contattata per un consulto sulle creature che stanno rovinando i raccolti, capisce che dietro c’è del losco. Il primo pensiero è quello di contattare una sua vecchia conoscenza, Alan Grant (Sam Neill).
Un unico difetto per un’opera ben congegnata
Partiamo subito col dire qual è, probabilmente, l’unico difetto della pellicola: la lunghezza. Per quanto si possa comprendere la difficoltà di convogliare tutte le idee, i personaggi, le storie, in un’unica, memorabile, conclusione, 146 minuti diventano un po’ troppi. Il risultato è quello di far calare, talvolta, l’attenzione, e di sfilacciare una trama altrimenti ben congegnata.
I modelli di riferimento di Jurassic World – Il Dominio appaiono numerosi, ma tutti, in egual misura, ben sviluppati. Dall’action movie al western, dal videogame all’opera di denuncia. Colin Trevorrow scrive – insieme a Emily Carmichael – e dirige un prodotto di intrattenimento di alto livello, che andrebbe assolutamente gustato sul grande schermo.
Se le sequenze adrenaliniche e i colpi di scena ne rappresentano il punto di forza dal punto di vista ludico, va altresì considerato e apprezzato l’aspetto narrativo in sé.
L’omaggio a Jurassic Park
Riunire insieme due correnti, con i rispettivi protagonisti e i loro passati, oltre che con il legame che essi hanno creato nel loro pubblico, non era semplice. A patto di non realizzare un potpourri sconclusionato e poco avvincente. Invece il nuovo Jurassic World ricompone le tessere con criterio, attraverso soluzioni forse semplici ma comunque valide.
A ciò si aggiunge quella venatura nostalgica di cui sopra. Da lì nascono citazioni, omaggi e strizzate d’occhio così “affettuosi” da scaldare il cuore di chi ha vissuto (e amato alla follia) Jurassic Park.
Sei la madre, sei la sua unica speranza.
Alla base restano anche discorsi seri, come la necessità di coesistere senza combattersi, strettamente intrecciata con il tema dei diritti, che ciascuna creatura vivente ha e deve poter avere. Si parla poi di responsabilità, senso di colpa, desiderio di redenzione. E di cosa voglia dire essere genitore, pur non avendo un legame di sangue a definire la famiglia. La fiducia e la coscienza assumono un ruolo fondamentale, non solo durante la crescita, ma nel corso di un’intera esistenza.
*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.