Anche quest’anno al Festival di Cannes 75, con l’horror Men, la Quinzaine des Réalisateurs si rivela l’epicentro tra i più vitali ed interessanti per celebrale la versatilità del cinema in tutti i suoi generi. In questo caso, in quelli più di nicchia o consigliabili ai soli appassionati.
Stavolta, col ritorno dietro la macchina da presa del talentoso autore inglese Alex Garland, ci troviamo in piena zona horror e la situazione ci permette di ritrovare in piena forma l’autore del noto ed affascinante Ex Machina.
Di fatto Men si rileva uno degli horror più originali e tesi degli ultimi anni, permettendo altresì ai suoi due notevoli attori protagonisti di dar vita a prestazioni a dir poco straordinarie, se non proprio uniche.
Men – la trama
Un trauma, che lo spettatore inizia a percepire poco per volta, costituisce la molla che spinge la vittima di quel drammatico evento a concedersi una vacanza solitaria affittando un antico castello in una amena zona della campagna inglese.
La donna infatti si ritrova sola a seguito della morte, in modo completamente inatteso, del violento marito da cui si stava dolorosamente e a fatica separando ufficialmente.
Giunta nella magione ed accolta da un bonario ed un po’ buffo proprietario, la donna si concede una passeggiata nella vicina boscaglia dalla quale ne uscirà sconvolta.
Ma si tratterà solo di uno dei molteplici incontri attraverso cui la protagonista verrà a contatto con una serie di personaggi maschili inquietanti, folli o rozzi, quasi tutti appartenenti ad una specie o categoria di essere umano maschile da cui conviene( da donna e da persona in generale) tenersi ben alla larga.
L’incubo è in agguato, ma si trova di fronte una donna che ha imparato a sapersi difendere, contrattaccando.
Men – la recensione
Dopo la felice sorpresa di Ex Machina (2015) e la cocente delusione che ne seguì a causa del pasticciato Annientamento (2018), ritrovare al Festival di Cannes un autore di talento come Alex Garland aiuta a galvanizzarci durante la visione di questo suo inquietante nuovo incubo horror.
Le ragioni per cui Men entusiasma e convince con tale impeto potranno essere riferite solo in parte a causa della necessità doverosa di evitare pericolosi spoiler che troppe spiegazioni richiederebbero di dover rivelare, commettendo in tal caso un crimine (cinematograficamente parlando ) senza possibilità di attenuanti.
Il cuore della vicenda è l’ennesimo episodio di violenza e prevaricazione di un uomo ai danni di una donna che si ritrova percossa e umiliata di fronte alla messa in discussione del ruolo di compagno e amante, da cui costei cerca di allontanarsi. Fino ad una resa dei conti che più drammatica non si potrebbe concepire.
Nel film poi Garland trasporta in un altro contesto, decisamente più bucolico e rilassante – almeno sulla carta – la nostra protagonista, fino a condurla in un tunnel senza ritorno. Nel vero senso della parola. Vedere per credere.
La donna si ritroverà a fare i conti con il medesimo problema occorso nel contesto quotidiano e cittadino e genericamente rappresentato da una presenza maschile ottusa che cerca di nascondere il complesso che lo affligge utilizzando l’arma della prepotenza e della forza fisica.
Jesse Buckley un’interprete interessante
Ecco che la nostra coraggiosa protagonista (una Jessie Buckley, ancora più destabilizzante che in Sto pensando di finirla qui (e da questo momento certamente una delle attrici più interessanti in circolazione), scoprirà sulla propria pelle che la violenza maschile “partorisce se stessa” (vedere per credere!). Una violenza che delinea non tanto diversi stadi di cattiveria umana maschile a seconda di chi ci si ritrova di fronte, bensì un’unica, identica malvagità, tutta virile, che finisce per identificarsi con un’ unitarietà di atti e comportamenti, in grado di configurarsi in uno stesso stampo perverso e deviato di mascolinità.
Di più è impossibile rivelare senza far danni a chi visionerà lo splendido horror non a caso intitolato genericamente Men, che trova impegnato l’ottimo Rory Kinnear in quello che probabilmente meriterà essere riconosciuto come il ruolo di tutta una carriera. Straordinario, incredibile… anche in questo caso “vedere per credere”.
Immagine di copertina sito di distribuzione Metrofilms
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