“Siamo lieti di essere qui con un film così importante – commenta visibilmente soddisfatto il direttore marketing di Theatrical Medusa Film, Paolo Orlando . Abbiamo creduto dal principio che sarebbe andato in gara ufficiale. Martone, seppur sempre fedele alla sua personale visione poetica, ha la grande capacità di rinnovarsi e di alzare, di volta in volta, il livello qualitativo del suo cinema”.
Dopo la delusione di Qui rido io, scarsamente premiato al Venezia e poi ai David, si spera in un riscatto e un buon esito a Cannes di Nostalgia: “Credo sia determinante anche il cast, composto da grandi interpreti e nuove promesse – aggiunge Orlando – Uno straordinario Pierfrancesco Favino e al suo fianco Tommaso Ragno, Francesco Di Leva e Aurora Quattrocchi. E poi, il Rione Sanità, così caro all’autore, diventa un luogo universale. Una scommessa narrativa vinta”.
E sul futuro del cinema italiano, Orlando si augura che opere come queste possano segnare la ripartenza del settore: “Credo si possa invertire la rotta con film così importanti. Dobbiamo scommettere su una nuova generazione di autori e su nuove storie per riportare il pubblico in sala e reindirizzare le produzioni”.
Leggi la Recensione di Nostalgia:
Nostalgia ha conquistato il Grand Theatre Lumiere, nell’ottava giornata del Festival. Dieci lunghi minuti di standing ovation per il regista Mario Martone visibilmente commosso. Con il suo candido “I speak only napoletan” ha strappato una tenera risata al pubblico scusandosi della sua scarsa dimestichezza con il francese.
Unico film in concorso ufficiale, alla 75° edizione del Festival di Cannes, Nostalgia (produzione italo-francese di Picomedia e Mad Entertainment, distribuito da Medusa Film) è soprattutto un racconto identitario. Il ritorno all’origine, a ciò che siamo. Il desiderio di ricongiungerci con noi stessi. Ricostruire, mattone dopo mattone, i ricordi per svelare ciò che abbiamo seppellito giù nel profondo. Non si può rinnegare sé stessi per sempre. E anche se fa male, è una dolce e struggente “nostalgia” di cui non possiamo inesorabilmente fare a meno.
Un’indagine la cui struttura ricorda quella di una sinfonia. La “Recherche”, di proustiana memoria, tenta di dare una risposta alle domande essenziali di ogni individuo, ovvero chi siamo e cosa dobbiamo farne della nostra esistenza. L’eroico Felice Lasco (interpretato dal virtuoso Pierfrancesco Favino) oramai, da oltre 40 anni naturalizzato egiziano, torna nei luoghi della sua infanzia e si interroga sulla propria identità e sul significato della vita. I frammenti del passato del protagonista e i suoi ricordi diventano piccoli pezzi di un puzzle che combina in modo progressivo e che vanno a costituire ciò che è l’ineluttabilità del presente. Torna la netta visione poetica di Martone, intrisa di Neorealismo contemporaneo, con la sua indagine immersiva nei dedali del Rione Sanità.
Un flusso dialettico che porta Felice al confronto con sé stesso. Alle prime resistenze e al suo ostinato non ricordare chi era, il viaggio negli Inferi, nei vicoli tentacolari del quartiere, lo pone di fronte ad uno specchio. Il Rione Sanità è un vincolo identitario, memoria extratemporale inconscia e inattesa che viene richiamata involontariamente e lo pone di fronte ad una scelta risolutiva.
