Capita spesso che ci siano dissapori e anche veri e propri conflitti tra fratelli e sorelle ma una rottura totale di circa vent’anni è altra cosa: e precisamente questo è il nodo di Fratello e Sorella (titolo originale Frère et Soeur), ultimo singolare film del cineasta francese Arnaud Desplechin (già noto per Les Fantômes d’Ismaël e Tromperie, solo per citare i più recenti ), in arrivo nelle sale italiane dal 3 agosto (distribuito da Movies Inspired), dopo essere stato selezionato in concorso al 75° Festival di Cannes.
In realtà il protrarsi di un’ostilità così netta, inevitabilmente, coinvolge l’intera famiglia d’origine dei due protagonisti, Alice (una sempre splendida Marion Cotillard) e Louis (l’irrequieto e dirompente Melvil Poupaud), il fratello e la sorella direttamente interessati, nonché il terzo fratello, Fidèle, inutilmente alla ricerca di una mediazione fra i due, e tutti gli altri parenti, anch’essi costretti a gestire delicate quanto imbarazzanti situazioni al limite del surreale.
Concorso di ‘colpa’
Alice, la soeur, è una nota attrice di teatro, che recita i classici russi immedesimandosi perfettamente nei personaggi, ha un marito e un figlio: secondo il fratello ‘odiato’, ha la sindrome della crocerossina, si comporta con ‘falso buonismo’ volendo sempre sembrare compassionevole con tutti e cercando di compiere le azioni giuste, in realtà covando un malcelato, inspiegabile odio. Louis, il frère, è insegnante e scrittore; vive con la sua compagna Faunia (l’attrice iraniana Golshifteh Farahani) in un luogo remoto in campagna da quando la coppia ha perso l’unico figlio di 6 anni. Da qualche flash-back di episodi passati, nei racconti della sorella a vari personaggi nel corso del film, Louis viene presentato con un carattere ribelle e oppositivo, in cerca di pretesti continui per litigare, che è andato peggiorando dopo la spaventosa perdita subita.
Da notare che, fin dall’inizio del film, non si comprende il perché di questo odio fra i due fratelli e, volutamente, il regista costruisce, scena dopo scena, seminando qua e là dettagli, un’aspettativa sulle motivazioni della rottura iniziale e sulla tenacia del suo proseguire per vent’anni, con una forza ed intensità rivolte all’odio da farlo assomigliare pericolosamente all’amore.
“Al centro di Frère et Soeur c’è un mistero: l’odio di Alice per Louis. Vengono offerti indizi qua e là sul perché – afferma il regista – ma senza mai imporre un’interpretazione. Quando si incontrano nella brasserie, Faunia chiede a Louis perché Alice lo odi tanto. Louis risponde che non sarebbe molto morale rispondere a questa domanda; è l’oggetto dell’odio di Alice e questo gli basta. Per tutto il film ho cercato di spostare la domanda e di collocare la questione in uno spettro più ampio: ‘perché si odia qualcuno? come mai?’ Non ci sono mai risposte soddisfacenti. Come Louis, penso che porre la domanda ‘perché?’ sia immorale. Non c’è motivo di odiare qualcuno al di là di se stessi”.
Piccole, grandi gelosie, tradimenti veri o presunti, aspettative disattese, litigi per strada: Alice e Louis avevano un legame molto forte, ma l’amore crescendo si è trasformato in rabbia, paura e odio. Nessuno dei due troverà, per tanto tempo il coraggio e la voglia di perdonare l’altro e continueranno a ferirsi, a discapito delle relazioni parentali anche con i nipoti. Ma la vita presenterà una possibilità inattesa.
Antefatto e Riavvicinamento
La prima scena del film, fortemente drammatica, nella quale i genitori di Alice, Louis e Fidèle (interpretato dal simpatico attore e cantautore francese Benjamin Siksou) sono coinvolti in un incidente per aiutare una giovane donna in grave difficoltà, apre in realtà le porte ad un possibile riavvicinamento tra fratello e sorella. Ma inizialmente non sembra affatto così e per buona parte del film ci si chiede: “troveranno un terreno di dialogo?”. Alice sviene quando un vecchio amico, medico di famiglia, Zwy (il bravo caratterista Patrick Timsit), accompagna Louis in ospedale a visitare i genitori e la sorella lo rivede dopo tanto tempo. Dal canto suo Louis si nasconde e mette in atto un continuo evitamento di Alice, ponendo in atto scene sopra le righe, con numerosi momenti di nevrosi acuta.
Alice è prigioniera del suo odio, e Louis è prigioniero della posizione che occupa come oggetto di questo odio, ma ad un certo punto, l’uno cadrà sull’altro per caso, come se inciampassero su un sasso, e questo incontro li riporterà in vita.
“L’incontro casuale dei due fratelli, questo tuchē, mi ha offerto cinematograficamente parlando – conclude Desplechin – un’uscita dall’odio. L’odio è sempre una perdita di tempo” (n.d.r.: per lo psicoanalista Lacan, il ‘tuchē’ descrive il momento dell’incontro con il “reale”, il “trauma” che è causa di una data sequenza).
Fratello e Sorella: un film di sguardi
Poche spiegazioni, molti sguardi fra i due, compongono la parte finale di questo film, ‘leggero’ e complesso nello stesso tempo: il tema dello sguardo è centrale nel film. Marion Cotillard e Max Baissette (suo figlio nel film e nipote di Louis) possiedono entrambi sguardi parlanti. Al contrario Alice e Louis lottano per guardarsi l’un l’altro, finché riprenderanno il coraggio e la vista, vincendo ‘la paura della paura’.
Il film ha un ritmo serrato dall’inizio alla fine, quasi a sottolineare la frenesia delle vite di tutti, i sentimenti contrastanti, il desiderio e il timore di rivedersi, ma sottolinea anche i pochi, studiati momenti di calma e riflessività, come quelli del ritrovarsi insieme della famiglia o quando fratello e sorella si ritroveranno, dopo più di un ventennio, sul lettone dei genitori nella casa avita.