Provocatorio, disturbante, affascinante in tutte le inquietudini che lascia.
La sceneggiatura di Crimes of the Future, il regista l’aveva nel cassetto da vent’anni. L’idea, come ispirazione, ancora prima, nel lontano 1966: stava vedendo un film danese Sult, e gli era rimasta impressa una frase scarabocchiata da uno dei personaggi, un mezzo poeta spezzato, ancora non riconosciuto per quello che sentiva di essere: Crimes of the future. Quando ha iniziato a diventare regista, Cronenberg ha desiderato di vedere un film che si intitolasse proprio così, e nel 1970 ha girato Crimes of the Future, un prodotto underground, a bassissimo costo.
Naturalmente quel tentativo non era riuscito a contenere tutte le suggestioni che un titolo del genere in lui evocava. La sceneggiatura dell’attuale (rivisitata e stimolata dai mutamenti tecnologici) Crimes of the Future era già pronta nel 1998-99, ma per vari motivi non era ancora riuscita a prendere forma dentro un film. È stato il produttore Robert Lantos ad invitarlo a guardare ai suoi vecchi copioni.
David Cronenberg aveva opposto alla fattibilità di un’operazione del genere, quel nucleo tecnologico di fantascienza che ormai poteva sembrare obsoleto. In realtà, come lo stesso produttore gli aveva suggerito, oggi quel nucleo è più rilevante che mai. Quasi come una profezia.
In un futuro non così lontano, l’umanità sta imparando ad adattarsi al suo ambiente sintetico: il corpo subisce nuove trasformazioni e mutazioni. Molti esseri umani si sono adattati alla vita con la “Sindrome da Evoluzione Accelerata”, grazie anche a speciali attrezzature che aiutano in tutto: dal mangiare al dormire.
Il famoso artista performativo Saul Tenser (il magnifico Viggo Mortensen) dorme in un letto simile ad un utero sospeso: l’OrchidBed, fornito completo di software per anticipare e regolare ogni sua esigenza corporea. La macchina rileva anche la crescita di nuovi organi, che il partner creativo di Saul, Caprice (l’affascinate e raffinata Léa Seydoux), può osservare e tatuare. L’estrazione di questi nuovi e bizzarri elementi cellulari cresciuti dentro Saul diventa performance artistica da tutto esaurito.
Saul è tampinato da diversi fronti: da una nuova entità governativa segreta (National Organ Registry), capitanata anche da Timlin (Kristen Stewart, bravissima nel personalizzare al meglio questo ruolo), interessata ad archiviare e tenere sotto controllo organi non ancora legali, in previsione di una generalizzazione del loro sviluppo. Da un investigatore, a sua volta alla caccia di un gruppo di militanti che si prepara a progettare una nuova fase dell’evoluzione umana e che vuole utilizzare le performance di Saul come megafono della loro attività clandestina.
Body is reality – Surgery is the new sex
Crimes of the Future contiene tutte le ossessioni cronenberghiane, da sempre stimolato dal legame tra tecnica, macchina ed uomo. Il corpo, ora, è talmente commisto alla tecnologia e condizionato dalla stessa, da diventare il nuovo sentiero evolutivo su cui sperimentare future forme di sopravvivenza-resistenza fisico-emotiva ad una geografia ambientale e di conseguenza, cellulare, sempre più fuori controllo nelle estreme conseguenze. Dio è morto da un pezzo, l’uomo è ormai sempre più consapevole di essere l’unico demiurgo. Lo slogan Body is reality condensa il concetto in modo egregio.
L’incisione chirurgica del corpo non è soltanto incisione nella carne. Diventa esplorazione, diventa piacere. L’eros non è più un contatto fisico diretto, ma mediato dalla condivisione nell’esplorazione degli organi, di un corpo che diviene una vera alterità.
La condizione umana è il corpo umano: di per se stesso mutevole in modo sottile e non, in parte per quello che stiamo facendo al pianeta, in parte per quello che stiamo facendo a noi stessi con la nostra tecnologia.
La ‘mutazione’ del tumore
Qui, soprattutto, Crimes of the Futurecambia le prospettive dentro una fantascienza che potrebbe non rivelarsi solo tale. Saul si ritrova a produrre nuovi organi nel suo corpo o masse che sarebbero state considerate tumori. Ma sembrano avere un’organizzazione che un tumore non ha. Non è possibile ancora conoscere questa funzione: uno strano tipo di cancro del progettista. L’obiettivo di Saul è incorporarlo nella sua vita, non per negarlo, non solo per distruggerlo, ma per farne qualcosa. Adesso, arte, esposizione di creazioni che il corpo ha generato da sé.