Grande merito alla Rai per la mini-serie Solo per passione-Letizia Battaglia fotografa, con l’intensità interpretativa di Isabella Ragonese e il tocco registico di Roberto Andò, di per sé una garanzia. Ma soprattutto per la competenza (la gioia e la responsabilità, dice Isabella Ragonese) con cui hanno saputo rendere il mondo di Letizia Battaglia. E condividerlo insieme a un pubblico più vasto possibile. Perché è vero che si tratta di una delle protagoniste della fotografia mondiale, ma forse in Italia molti la conoscono solo di nome.
Isabella Ragonese, Roberto Andò, Letizia Battaglia: tre palermitani di età diverse, che si sono incontrati sul set (il regista e la fotografa amici da tanto) scambiandosi esperienze di vita e lavorando sulle affinità: soprattutto un grande amore per la Sicilia, e un dolore per i crimini che non se ne vuole andare.
«Questa biografia è un modo per me di affrontare la mia biografia, come se rivivessi tutte le stagioni vissute in questa città, utilizzando il setting di una fotografa che si accosta a questo teatro che si svolge intorno ai morti»(R. Andò).
Solo per passione-Letizia Battaglia fotografa La trama
Il racconto della vita di Letizia Battaglia, una grande testimone del nostro tempo che con le sue fotografie ha mostrato al mondo il lungo calvario di una Palermo assediata dalla mafia e la terribile mattanza di poliziotti, magistrati e cittadini di quegli anni. Unica donna in una realtà professionale da sempre maschile, a unire, nella fredda documentazione dei fatti, uno sguardo poetico fatto di pietà e bellezza (Dal sito di RaiPlay).
Solo per passione-Letizia Battaglia fotografa La struttura
La struttura narrativa di Solo per passione-Letizia Battaglia fotografa è di una linearità che giova molto all’immedesimazione nei suoi percorsi esistenziali. Forse ci siamo un po’ stancati degli andirivieni temporali su cui si costruiscono tanti racconti, dalle serie tv, nel cinema e nella letteratura.
Ci piace invece vedere, nell’esordio, Letizia bambina e adolescente, che in quel cognome sembra racchiudere tutto il suo destino. Padre e marito autoritari, come potevano esserlo gli uomini negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso: senza dubbi, senza sfumature, senza rispetto. Sembra impossibile che una donna così prigioniera del pregiudizio altrui, sia invece libera dentro al punto di abbandonare il marito, sposato giovanissima, e andare per la sua strada, portando con sé le tre figlie per trasferirsi a Milano con un uomo più giovane!
La prima parte di Solo per passione
Nella prima parte della serie tv ci viene descritta l’emancipazione di Letizia. Facilitata certo dalle consuetudini libertarie degli anni Settanta. E da incontri importantissimi. Quello con il direttore del giornale L’Ora di Palermo, per esempio, Vittorio Nisticò, il bravissimo Fausto Russo Alesi, che abbiamo appena visto nella sua performance in Esterno Notte, il Cossiga bipolare, così come ce l’ha voluto rendere Bellocchio. Nisticò ha trasformato il giornale di Palermo in una pubblicazione coraggiosa di inchieste sulla mafia, circondandosi di collaboratori altrettanto coraggiosi. Tra loro, anche Letizia Battaglia, che comincia con le parole, prima di scoprire il suo talento con le immagini.
Nell’acqua mi sono lavata
Purificata
Salvata
La foto è per me la salvezza
Bellissima figura anche quella di Giuliana Saladino (Anna Bonaiuto) giornalista impegnata sulla condizione femminile in Sicilia, gli emigrati, i terremotati, la mafia. Tenera e determinata, infine, l’amica Marilù (Roberta Caronia) con cui Letizia ha avuto un autentico rapporto di sorellanza per tutta la vita. Non a caso, proprio lei, le regala la prima macchina fotografica, dopo averla aiutata standole vicina e dandole fiducia.
La seconda parte di Solo per passione
Nella seconda puntata vengono raccontati i diciotto anni della relazione affettiva e professionale con Franco Zecchin, insieme fotografi contro la mafia, fino al riconoscimento nazionale e internazionale.
“Del successo me ne sbatto altamente, non è quello che volevo, quello che voglio è cambiare il mondo”. Un obiettivo non da poco, il suo, perseguito per tutta la vita, con lo sguardo compassionevole e discreto, pur riprendendo i tanti morti ammazzati di Palermo, il sangue, la violenza, la guerra di cui la città è stata vittima. E l’intollerabile dissidio tra l’impegno in prima linea e i momenti di sfiducia di fronte alla realtà che sembrava destinata a rimanere la stessa. Io non mi sento particolarmente coraggiosa. Facevo il mio dovere e basta.
È stata molto temeraria, invece, eccome. Insieme a persone come Boris Giuliano (nella fiction, Sergio Vespertino) e Giovanni Falcone (Peppino Mazzotta), per i quali aveva una grande stima, da loro ricambiata. Efficacissimo il breve dialogo con Falcone; poche battute, un’intesa perfetta sull’unica, possibile, scelta da fare: quella della libertà. Le morti dei servitori dello Stato sembravano sprofondarla nello sconforto, ma si riprendeva presto, Letizia, perché la guerra andava comunque combattuta.
Non solo fotografie contro la mafia
Eppure la definizione di fotografa antimafia le stava stretta e riprendere solo cadaveri (tanti nello stesso giorno!) non faceva bene alla sua salute. È bene invece che la fiction ci abbia raccontato anche questo: l’impegno politico di Letizia con i verdi a Palermo e soprattutto i suoi scatti ai bambini, alla loro innocenza. Non avrebbero mai potuto compensare l’orrore di due decenni di cadaveri, ma dare qualche momento di sollievo, almeno quello, sì.
Non poteva mancare la bambina più famosa di Letizia Battaglia, quella del pallone, intravista dietro un portone tutto scrostato, semiaperto. La foto ha fatto il giro del mondo per quarant’anni. Emozionante l’apparizione della Battaglia nel film (che ha partecipato al progetto, era presente sul set, senza purtroppo vederne la fine) mentre cerca la donna che era una bambina allora. Emozionante la resa poetica di questo incontro alla fine di Solo per passione.
Nella realtà, è dovuta andare a Chi l’ha visto per trovarla, e ha funzionato. Sette minuti di video testimoniano questo incontro su RaiPlay (2018).
La ricostruzione filmica ci ha restituito Letizia Battaglia, il suo e il nostro mondo
Chi ha avuto la fortuna di seguirla visitando qualche sua mostra, può assaporare la cura con cui sono stati ricostruiti gli scatti più importanti. La posa dei soggetti, a colori, che corrispondono pienamente alle foto, a cui seguono quei clic carichi di umanità e partecipazione. E poi le foto, quelle vere, in bianco e nero. Spesso, purtroppo, sui delitti, come quello di Piersanti Mattarella; un caso trovarsi lì, proprio nel momento in cui il fratello Sergio cercava di estrarre il corpo dalla macchina. Ma anche le splendide foto di Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Falcone, Boris Giuliano, che nel film si mette in posa per lei, tra il compiaciuto e l’imbarazzato.
Una vita, quella di Letizia Battaglia, che la fiction ci restituisce in tutta la sua complessità e trasparenza. Nell’intensità del privato, nella faticosa conquista della libertà, negli anni dell’impegno e del successo internazionale. “Chi l’avrebbe mai detto che le mie foto sarebbero entrate in un museo!”.
Un mondo però che appartiene a tutti noi. Per non dimenticare che il periodo vissuto come pieno di luce per un benessere collettivo e i tanti diritti finalmente acquisiti, è stato in realtà attraversato da momenti bui di una democrazia che non è giusto dare per scontata.
Con Solo per passione-Letizia Battaglia fotografa di Roberto Andò ed Esterno Notte di Marco Bellocchio la Rai ha voluto ricordarcelo.
Solo per passione-Letizia Battaglia fotografa è stato prodotto da Rai Fiction e Bibi Film TV in collaborazione con Le Pacte.
‘Shooting the mafia’ di Kim Longinotto a Sguardi Altrove