Il fotografo e il postino: l’omicidio di Josè Luis Cabezas, il documentario argentino diretto da Alejandro Hartmann, è disponibile su Netflix.
Un’intrigante testimonianza del potere politico colluso con la mafia.
Il nuovo documentario Netflix sviluppa una trama davvero complessa, ma coinvolgente. Il regista utilizza un ritmo cinematografico per raccontare l’uccisione di un fotoreporter divenuto simbolo di un intero popolo. L’assassinio di Josè Luis Cabzas dà l’avvio a una inchiesta scottante che svela la corruzione della politica argentina, immischiata in affari loschi e complice di un potere occulto.
La trama de Il fotografo e il postino
Nell’estate del 1997 l’omicidio di Josè Luis Cabezas scuote l’Argentina e finisce per portare alla luce una rete di criminalità organizzata che sembra coinvolgere l’élite del paese. Le conseguenze saranno drammatiche quasi quanto il crimine stesso, non solo per le personalità coinvolte, ma per l’intera nazione.

Il potere della fotografia
Susan Sontag, scrittrice e storica statunitense, paragonava la macchina fotografica alla pistola. Per lei, scattare una fotografia equivaleva al premere il grilletto. Una tesi tanto estrema quanto reale, se si pensa al ruolo della fotografia nella nostra società. Dalla sua invenzione, l’immagine fotografica ha assunto un ruolo sempre più centrale in tutti gli ambiti: dalla pubblicità all’informazione.
E, proprio in quest’ultimo campo la fotografia è diventata centrale, potenziando il potere della parola scritta. Attraverso le immagini, infatti, gli eventi più importanti hanno avuto impatto sempre maggiore sull’opinione pubblica: basti pensare alla celebre fotografia, scattata nel Giugno del 1972 in Vietnam, che ritrae una bambina nuda che scappa dalle bombe al nepal. È soprattutto attraverso l’immagine fotografica, dunque, che i singoli eventi si fissano nell’immaginario collettivo e diventano simboli. Ed è proprio ciò che è accaduto a Josè Luis Cabezas, assassinato per aver fissato sulla pellicola due immagini fotografiche davvero scottanti.
Il potere corrotto
Alejandro Hartmann (Carmel: Chi ha ucciso Maria Marta?), con Il fotografo e il postino, racconta i retroscena dell’assassino di Josè Luis Cabezas, il fotoreporter della rivista Noticias. In questa vicenda la fotografia assume un ruolo centrale e dimostra come la tesi di Susan Sontag non sia così estrema.
“Scattarmi una fotografia è come spararmi in fronte”.
È ciò che afferma Alfredo Yabràn, un imprenditore argentino che controllava un’agenzia postale, coinvolto nella vicenda narrata da Il fotografo e il postino. Una figura senza dubbio misteriosa quella di Alfredo Yabràn, tra gli uomini più potenti del paese, ma del tutto sconosciuto al popolo argentino. Ma cosa c’entra Alfredo Yabràn con la morte di Josè Luis Cabezas?
Il fotografo e il postino racconta una vicenda molto complessa, con aspetti ancora irrisolti e svela alcune relazioni illecite tra politica, apparato delle forze dell’ordine, imprenditoria e mondo criminale.
Un uomo bruciato
È il 25 Gennaio 1997 quando a Pinamar, una località balneare situata nella provincia di Buenos Aries, viene ritrovato un cadavere carbonizzato all’interno di una Ford Fiesta di colore bianco. Risalire all’identità dell’uomo non è affatto semplice, ma sul luogo del delitto, insieme a delle manette con le quali l’uomo è legato, ci sono delle chiavi. Queste aprono l’ufficio di Josè Luis Cabezas e dunque non ci sono dubbi: il cadavere è del fotoreporter della Noticias, una delle riviste più lette in Argentina.
L’omicidio del giornalista scuote l’intero paese; un crimine che fa tornare in mente gli anni della dittatura militare. Ma l’Argentina era allora un paese libero, pienamente democratico e un simile episodio era impensabile, come sottolinea nel documentario Gustavo Gonzales, giornalista e amico del fotoreporter assassinato. In tutta la nazione si organizzano manifestazioni spontanee e la gente chiede con insistenza di scoprire gli autori del delitto.
In Il fotografo e il postino vengono raccolte anche testimonianze di personaggi celebri che chiedono alle autorità di fare chiarezza, come Diego Armando Maradona:
“È incredibile che in questo paese possa accadere qualcosa di tanto atroce”.

Il ricordo della dittatura militare
Nel documentario diretto da Alejandro Hartmann emerge come l’assassino di un giornalista abbia sconvolto il popolo argentino, ancora troppo vivo il ricordo dei fatti di sangue avvenuti negli anni Settanta. Il passato travagliato del paese in Il fotografo e il postino non viene approfondito, ma appare come una presenza minacciosa, ancora ben radicato in alcuni apparati di potere, come la Polizia.
E proprio alcuni membri delle forze dell’ordine sembrano implicati nell’omicidio di Josè Luis Cabezas. Le prime indagini, però, portano all’arresto di Margarita Di Tulio, nota come Pepita la pistolera, una maitresse non più giovanissima. La donna viene intercettata mentre parlava di un giornalista che dava qualche ‘grattacapo’ e che per questo andava eliminato. Ma l’arresto si rivela un depistaggio e a questo punto entra in gioco Alfredo Yabràn.
A tirarlo in ballo è Domingo Filipe Cavallo, il Ministro dell’economia che riuscì a ridurre l’inflazione nel paese. In varie occasioni, il Ministro accusa Alfredo Yabràn di monopolizzare il potere economico del paese e di essere il capo di una vera organizzazione mafiosa. Ma quest’uomo ha sempre tenuto un profilo basso e in Argentina pochi conoscono il suo volto. E nell’estate del 1996, Josè Luis Cabezas, ancora vivo, si mette sulle sue tracce e riesce a fotografarlo su una spiaggia insieme a sua moglie. La fotografia viene pubblicata in prima pagina e diventa un vero e proprio affronto.
Un ritmo da film action
Nel corso della sua carriera il fotoreporter si è affermato con uno stile aggressivo e potente, fotografando uomini di potere con inquadrature originali, spesso dall’alto, utilizzando la macchina fotografica come un’arma, in sintonia con le teorie di Susan Sontag. Lo scatto che svela il vero volto di Alfredo Yabràn non è l’unica fotografia scomoda. Qualche tempo prima, infatti, Josè Luis Cabezas aveva fotografato Gustavo Daniel Prellezo, un ufficiale corrotto della polizia argentina. Queste due fotografie hanno condannato a morte il giornalista della rivista Noticias.
Alfredo Yabràn e Daniel Prelezzo sembrano non avere nessun tipo di rapporto, ma Il fotografo e il postino svela la loro complicità nell’ uccidere il fotoreporter. Il documentario di Alejandro Hartmann racconta questa vicenda complessa e raggelante che ricorda i peggiori regimi dittatoriali. Lo stile utilizzato è tipicamente documentaristico con un’alternanza di immagini di repertorio e interviste, ma il ritmo ha un sapore da film action. Non mancano, inoltre, i colpi di scena, come il presunto suicidio di Alfredo Yabràn.
Il fotografo e il postino è una testimonianza di come, in un paese apparentemente democratico, la libertà possa essere minacciata. La morte di Josè Luis Cabezas diventa un simbolo da utilizzare contro il potere politico colluso con la criminalità.
È possibile guardare Netflix con una VPN?