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FESTIVAL DI CINEMA

Plus que jamais di Emily Atef: imparare a morire

Imparare a lasciar andare chi si ama, chi resta. A staccarsi da loro ad ogni costo. Andare incontro alla propria morte con coraggio e consapevolezza.

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Que plus jamais

Al Festival di Cannes l’intenso melodramma di Emily Atef, in concorso dentro Un certain regard, affronta e affonda dentro l’esorcismo più grande: la morte che attende al capolinea di una malattia una giovane trentenne.

Hélène è affetta da fibrosi polmonare idiopatica: non ha scampo. Il suo respiro diventerà sempre più soffocato, fino a portarla alla morte. È sposata a Mathieu, che cerca di affrontare la situazione fingendo una normalità non più sostenibile per Hélène. Che è già da un’altra parte: dalla parte della morte. Ancora non lo sa, pienamente. Non riesce ad affrontare il suo unico e prossimo futuro: è spiazzata, depressa. La flebile e aleatoria speranza di un trapianto non le dà conforto. La sua ricerca su internet di come prepararsi a morire la porta ad un blog di un malato di cancro, un tale Mister e all’incanto dei fiordi norvegesi. Vuole partire da sola. Andare in quel posto, ritrovarsi con la natura. Ritrovare se stessa. Mathieu non approva, non comprende questa decisione, questa necessità, proprio adesso che una piccola luce, seppur fioca, emerge: con tutte le incognite di un rigetto, delle complicazioni, il trapianto è una roulette che deve essere giocata fino in fondo. Ma Hélène non pensa a questo, vuole disperatamente partire.

Quando arriva la fine

Plus que jamais sulla carta poteva scricchiolare e cedere. Per il tema trattato, per il racconto di un amore fortissimo costretto ad interrompersi nel tempo più florido di un matrimonio, per voler raccontare l’impotenza e la disperazione di un futuro impossibile da cambiare: il termine dell’esistere di un essere umano. Eppure rifugge da false retoriche e lacrime facili, riuscendo a farci percepire questa terra di mezzo tra vita e morte. Questo stato mentale.

Girato tra Lussemburgo e Norvegia, Plus que jamais contrappone tutti i filtri di una quotidianità sociale, cittadina, alla tanto agognata pace e silenzio, incarnati nel meraviglioso habitat fiordico, naturalissimo ed accecante (la eterna luce di notte fa impazzire Hélène, appena giuntavi), terrificante nel suo disvelamento asettico su cosa siamo e sul destino che da sempre ci appartiene, semplicemente dimenticato, schiacciato nel fondo nella coscienza, per riuscire a vivere.

Emily Atef entra nella sezione più ufficiale di Cannes dopo l’approdo alla Semaine de la Critique nel 2008 ed il successo nei festival internazionali di Molly’s Way (2005). La regista franco iraniana utilizza un registro visivo che oscilla tra la sottrazione e il disincanto, tra aspettative disilluse ed il confronto con la pura realtà.  Mai abbandonando com-passione, pietas con tutto ciò che abbraccia. L’arrivo nella spirituale terra dei fiordi e l’incontro con Mister incarnano l’illusione alimentata e i conti da fare con ciò che si ha davanti, senza che questo rappresenti un ostacolo alla bellezza che può generarsi.

Una Vicky Krieps vibrante e toccante

L’attrice, presente in Un Certain Regard anche in Corsage, sfodera e conferma tutto il suo talento in un ruolo complesso e stimolante. Anche a noi manca il respiro quando affronta una crisi d’aria terribile, da cui crede sia arrivata davvero la fine. Il suo monologo resistente, il suo grido disperato all’amore assoluto della sua vita, l’addio che deve necessariamente dargli, incanta nella veridicità che esprime.

Una prova altrettanto autentica, necessariamente da inerme spettatore di una tragedia a cui inutilmente tenta di opporre resistenza,  la offre il compianto e giovane Gaspard Ulliel, morto fatalmente a gennaio 2022, ricordato anche da Thierry Fremaux, da tutto il cast ed il pubblico con un lungo e sentito applauso prima della proiezione.

La dedica di Emily Atef che chiude Plus que jamais è naturalmente per lui.

Plus que jamais

  • Anno: 2022
  • Durata: 122
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia, Germania, Lussemburgo, Norvegia
  • Regia: Emily Atef