Cannes

Harka: quel gesto estremo che non riesce a scuotere la pubblica indifferenza

Un dramma sociale con un ottimo interprete

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Nella selezione ufficiale di Cannes 75, in capo alla sezione nota come Un Certain Regard, spicca, per la drammaticità dei fatti narrati e per la non comune capacità di denunciare l’insensibilità che regna sovrana in una società che tenta di definirsi civile, Harka, il bel film del regista americano Lofty Nathan, ambientato nella Tunisia dei nostri giorni.

Harka – la trama

Il giovane Ali, alla morte del padre malato di cancro, torna alla casa di famiglia dove restano un fratello maggiore, che tenta di mandare avanti come può la casa, e altre due sorelle, una delle quali ancora in età scolare.
Quando il fratello comunica ad Ali di partire per Hammamet a cercare fortuna come cameriere e massaggiatore, il nostro protagonista si ritrova dal nulla due sorelle indigenti da mantenere.
Quando poi un messo comunale notifica in casa che i debiti del padre si sono trasferiti sulla prole, e che costoro devono rimborsare un debito esoso entro la fine del mese, ecco che il povero Ali dovrà impegnarsi non solo a trovare di che vivere per lui e le due sorelle, ma anche a tentare di salvare la casa dalle ipoteche della banca.
Impossibilitato a trovare un lavoro regolare, Ali dovrà improvvisarsi ad accettare ogni tipo di rischio e di situazione per sopravvivere, accettando, in particolare, di farsi carico di contrabbandare benzina in una remota località del deserto.
L’ immobilità delle istituzioni, sorde e dure, e la corruzione dilagante già a partire dalla polizia ( che deruba i poveri di quel poco che hanno guadagnato illegalmente per chiudere un occhio dinanzi agli illeciti commerci) mettono una pietra tombale sopra ogni prospettiva dell’uomo.
E sarà proprio la benzina di contrabbando a scatenare la miccia umana. Ali si troverà, disperato e solo, nel tentativo forte e drammatico di rendere palese quella situazione frustrante ed insostenibile di indigenza che rende vana anche la dignità di essere uomo.

Harka – la recensione

Il regista e sceneggiatore Lotfy Nathan confeziona un dramma sociale di tagliente efficacia sulle perduranti storture della società tunisina dopo un decennio dalla primavera araba e sulla frustrazione delle sue giovani generazioni per cui l’unico appiglio di speranza rimane l’emigrazione verso l’Europa.

Forte dell’interpretazione fornita da un bravissimo Adam Bessa, dal volto turbato e credibilmente espressivo, perfetto a raffigurare quell’ansia crescente che coglie il suo personaggio (respinto sempre più inesorabilmente nel baratro dell’indigenza da una società sorda ed ingiusta che vive di illeciti e ruberie anche da parte di chi dovrebbe costituirsi a garante dell’ordine e della giustizia), Harka diventa un baluardo contemporaneo di un cinema dall’alto profilo civile e civico. La pellicola segue uno stile d’approccio che ricorda da vicino il cinema del popolo e per il popolo di Loach, quel cinema che si prefigge di restituire dignità alla lotta quotidiana contro la miseria, la prevaricazione e l’ingiustizia sugli oppressi. 7/10

Cannes Un Certain Regard:Harka; la prima clip

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