‘Solo Per Passione’. Letizia Battaglia, fotografa. Il 22 e 23 maggio, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone e della giornata della Legalità, Rai Uno presenta in una miniserie, lo straordinario racconto umano e professionale di Letizia Battaglia, la più grande e unica fotoreporter donna, anticonformista e indicata dal New York Times tra le 11 donne più interessanti al mondo.
Roberto Andò gira, per la Rai, la serie “Letizia Battaglia” la storia di una donna che nell’arco di mezzo secolo, con tenacia e coraggio, grazie all’enorme talento profuso per il giornale L’Ora, verrà riconosciuta tra le più grandi fotografe del mondo.
La sua storia coincide con un pezzo fondamentale della vita civile italiana. L’orrenda mattanza con cui la mafia ha sterminato i nostri migliori giudici e poliziotti durante il conflitto che in Sicilia ha opposto lo Stato italiano a Cosa Nostra. Isabella Ragonese è Letizia Battaglia.
Chi era Letizia Battaglia
Mi manca la puzza di Palermo!
Trasversale, libera, cocciuta.
Era innanzitutto una donna coraggiosa, militante e molto generosa. Con uno sguardo sempre rivolto agi altri. Fotoreporter di cronaca nera, tesse i drammi e cristallizzò gli omicidi della mafia. Ritrasse le morti di giudici, giornalisti, poliziotti, Battaglia ha fatto della fotografia la sua via di fuga, di salvezza, di denuncia e di emancipazione da un padre e un marito che la volevano diversa.
Sono gli anni di impegno civile, politico, rivolta e contestazione politica in Italia e Letizia diviene una Militante, attraverso la sua forza e i suoi scatti.
Cos’ha in comune con la fotografa Isabella Ragonese, la protagonista di ‘Solo Per Passione’. Letizia Battaglia, fotografa ?
Abbiamo vissuto entrambe la guerra in casa, senza speranza, senza futuro. “E’ tutto finito” – disse Antonino Caponnetto (n.d.r, il magistrato di Caltanissetta) e quelle cose, le stesse, le ho vissute come Letizia. E’ come se ci legasse una sorellanza che sentivo profonda con lei e con i miei concittadini. Poi ricominciare, credere ancora e poi disperazione ancora.Questo abbiamo vissuto entrambe a Palermo.

«La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda»
La camera chiara
L’intervento interessante di Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction
Letizia Battaglia è stata una delle più grandi donne del mondo. Non è stato facile portare sul piccolo schermo questa storia. La regia è lo sguardo. D’altro canto la fotografia è il taglio prima del cinema e confrontarsi con una grande donna dello sguardo ha sollevato domande.
Purtroppo Letizia Battaglia non l’ho conosciuta e mi spiace. Mi rammarico di ciò, perché è una donna che ha lottato due volte almeno. Una per Palermo nella lotta civile. E una per le donne. E’ una lotta universale. Ciò che ha fatto Andò è metter in luce queste due lotte che si intrecciano con la storia del nostro paese, non facile ambientate per di più anche in una geografia non facile: quella di Palermo e la mafia.
Da sempre sono appassionata di fotografia. Come diceva Roland Barthes in un testo capitale: La camera chiara, la fotografia è un atto sovversivo perché tende a sconvolgere e induce a pensare. Letizia mostrava i cadaveri. ‘Non ve li faccio vedere per splatter, ma per farvi pensare – diceva. La fotografia è un atto sovversivo, così vi induco al pensiero.
L’ha fatto da donna e da fotografa, da occhio sensibile, con un lavoro straordinario di Roberto Andò e Isabella Ragonese
“Letizia è una donna che nel piccolo schermo stava stretta perché è una donna enorme “
Il produttore, Angelo Barbagallo
E’ stato bravo Roberto Andò, che conosceva Letizia da molti anni, mettendo in luce sia gli aspetti privati della vita di Letizia, ma anche la storia “grande” .E riuscito a farlo con un bel linguaggio, in un modo largo e coinvolgente. Alla fine questo ha generato un prodotto godibile e in molti punti commovente.
La parola al regista, Roberto Andò, amico caro di Letizia Battaglia
Si commuove Andò dicendo che aveva un appuntamento oggi con Letizia (n.d.r che non c’è più ed è scomparsa il 13 aprile). Si è conquistata il successo con tenacia e intelligenza. E’ tra le più grandi fotografe del suo tempo, ma anche quella sua irrequietezza che in tutta la vita ha fatto in modo che non si riappacificasse in nessuna forma. Non si è mai risolta dentro un qualcosa. Aveva una passione tale che la spingeva avanti ovunque. Non era una donna facile, era molto generosa, ma brusca o scostante.
L’appuntamento di questi tre anni sono stati intensi. Ci siamo incontrati al Maxi alla sua mostra. E Letizia li mi ha detto: “si ora mi toccano tutti, sono diventata una Santa”
Avevo cercato di raccontare il giornale più interessante di Palermo: l’Ora. Da tempo ne avevo parlato con Tornatore che doveva essere il produttore. Lei lo seppe e mi disse: “ma come? Fai un film su l’Ora e non fai un film su di me ?
ERA UNA GRANDE DONNA. Faceva volontariato, andava in manicomio a Palermo, si prendeva un bambino tunisino, si prendeva cura degli altri ogni giorno, cosa che non fanno in tanti. Ha fatto i conti a Palermo con la violenza, una delle chiavi della città.
La sua è stata una vita da romanzo. Era in anticipo sui tempi e entrava in contatto con persone inadeguate, come il padre e il marito che, di sicuro era una persona buona ma incapace di seguirla e lasciarla libera.
A 39 anni scopre la fotografia come modo migliore di stare al mondo, voglia di fare politica per cambiare le cose. Aveva un’immagine dolorosa ma mai rassegnata
Quando è stata minacciata, Falcone le raccomanda di mettersi da parte. Ma lei dice di no e anzi raccomanda a Falcone che anche lui deve proteggersi ..
E’ sempre stata ottimista a costo di risultare candida. Il film non è stato facile per molti motivi. In primis analizzare la vita privata di una persona vivente. Abbiamo trovato il modo di raccontare tutto, mettendo d’accordo i sentimenti, i ricordi, la storia e i parenti.
Andò racconta che siccome anche Isabella Ragonese è di Palermo, lei sa bene e può confermare che Letizia è una degli dei di Palermo. E si sa che sfidare gli dei non è facile.
Tutto nasce da una specie di Memoire che lei ha consegnato. Ci è stata a fianco con la discrezione di una persona che è troppo implicata. Ci siamo presi delle libertà anche perchè raccontare è sempre ricostruire. Letizia ci ha detto no. Dovete inventare. Ad esempio con Misticò e il direttore famoso dell’Ora, il giornale di Sciascia, di Pasolini, ci lavoravano i grandi. Ecco lei e Misticò avevano un rapporto pudico, invece qui noi abbiamo creato un rapporto vero
La protagonista, Isabella Ragonese
Isabella dice che ha la responsabilità di una vita intera e che è in vita. Si ha il dovere di rispettare una persona che stimi, che conosci e in cui lei si possa poi rispecchiare. Ringrazio Roberto che mi ha dato il coraggio di farla e gli spunti che Letizia mi ha fornito. “Io fotografo con tutto il corpo”, mi ha insegnato tante cose Letizia. Avevamo fatto la stessa scuola teatrale di Michele Perriera, Teates. Lei amava molto il treatro, è proprio un’attrice. Riempiva la scena e spostava l’aria quando appariva.
La fatica di fare questo film, c’è stata, ma anche la paura, e poi averla conosciuta lo reputo un privilegio assoluto.
La parola alla scrittrice Monica Zapelli
La famiglia è una meravigliosa gabbia grosse personalità catalizzano l’affetto ma anche il conflitto è delicato perchè ci vuole un racconto sincero e c’è l’esigenza di rispettare i sentimenti che sono ancora vivi. E’ stata una bella occasione di incontro e di ridirsi delle cose. A volte i sentimenti si cristallizzano nelle convenzioni e si possano riguardare nel mondo tutto femminile della famiglia Battaglia e delle tre figlie femmine avute da Letizia
Il trailer di ‘Solo Per Passione’. Letizia Battaglia, fotografa

Set della Serie “Letizia Battaglia” di Roberto Andò, 2021. Nella foto Isabella Ragonese sul set di Letizia Battaglia. Foto di Lia Pasqualino.
Su ‘Shooting the mafia’ e info sulla vita di Battaglia