La sezione della Semaine de la critique del Festival di Cannes 75, apre i battenti con un curioso e singolare film portoghese, Alma viva, incentrato sull’avventura di vita di una ragazzina lungo una delle sue estati trascorse al paese natio.
Alma viva – la trama
Una bambina di nome Salomé finisce ogni estate per tornare dalla Francia, ove vive con la madre, al paese d’origine. Qui finisce per trascorrere le vacanze nella casa della nonna: un luogo sperduto tra le montagne di un Portogallo verde ed incontaminato che garantisce isolamento e un ritorno ai miti ancestrali che giungono da un passato mai rimosso.
Attraverso l’intervento di una vicina dell’anziana parente, che tocca con le sue mani contaminate alcuni pesci destinati ad essere cucinati in famiglia, la nonna finisce per ammalarsi e per morire misteriosamente nel letto assieme alla nipotina, gettando nello sconcerto tutta la famiglia.
Salomé, risvegliatasi con la nonna morta, inizia a comportarsi in modo strano, fino a farsi trovare sdraiata e dormiente tra i cadaveri di un intero pollaio di galline sgozzate.
Un vicino di casa inizia ad accusare la presenza di un’ influenza maligna nella ragazzina ed una serie di altri eventi piuttosto sgraditi e preoccupanti ( tra cui un incontenibile incendio nel bosco) finiscono per gettare il panico nel villaggio, asseverando le voci di una presenza maligna in quel luogo poco condizionato dal mondo civilizzato.
Alma viva – la recensione
Il primo lungometraggio della regista Cristèle Alves Meira, è una curiosa co-produzione franco-belga portoghese che riesce a raccontarci il lato inquietante, e l’influenza ancor oggi esercitata sulla suscettibilità collettiva, di vecchie credenze popolari aggiornate e riadattate ad un’epoca moderna e che finisce per scontrarsi con i riti e i timori tipici della credulità popolare che, nei decenni passati, costituiva un vero e proprio credo dogmatico.
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L’originalità del film è soprattutto quella di non prendersi sempre eccessivamente sul serio coniugando il mistero di eventi e rituali al limite dell’esoterico e situazioni certamente allarmanti e poco spiegabili a priori, con un contesto più ironico in cui l’ingenuità della giovane protagonista, divisa tra un’esperienza di vita lontana ( che la vede legata alla modernità dei ritmi di vita cittadini) e gli arcaici riti popolari che tornano a farsi vivi e che la spingono a farsi suggestionare e a comportarsi secondo modalità che assecondano i timori di una popolazione locale superstiziosa ed apparentemente un po’ ottusa.
Ne scaturisce un piccolo film vitale e interessante che si lascia guardare con curiosità non senza incutere nello spettatore, una almeno accennata forma di sottile inquietudine. 6/10
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