Con
Esterno notte, trascorsi quasi vent’anni dall’intenso
Buongiorno, notte, (incentrato sul rapporto tra carceriera e rapito durante gli infiniti giorni di prigionia di Aldo Moro),
Marco Bellocchio torna ad affrontare uno dei capitoli più spietati e bui della nostra storia recente focalizzando il suo sguardo introspettivo (nonché indagatore di fenomeni ) sulla figura umana intimamente sfaccettata dello stimato uomo politico.
Presentato nella sezione
Première del
Festival di Cannes 75, l’ultimo lavoro di
Bellocchio è in realtà un film concepito proprio per la tv ed è stato trasmesso su
Rai Uno.
Lungo oltre 330 minuti, e suddiviso in sei parti (per la fruizione sul piccolo schermo), il film ha avuto un’uscita in sala suddivisa in due parti da quasi tre ore ciascuna.
Il film si è aggiudicato ben 4 David di Donatello, tra cui quello per la Miglior Regia a Marco Bellocchio e il Miglior Trucco a Enrico Iacoponi,
Fabrizio Gifuni, superbo nel suo magnifico ruolo da protagonista, si è meritatamente aggiudicato il David di Donatello 2023 come Miglior Attore Protagonista.
Il film ha vinto anche il David di Donatello per il Miglior Montaggio, che ha visto premiare Francesca Calvelli e Claudio Misantoni.
Ho voluto stavolta farne una serie – dice il regista – per raccontare l’Esterno di quei 55 giorni italiani stando però fuori dalla prigione tranne che alla fine, all’epilogo tragico.
Bellocchio porta in TV il miglior cinema di impegno politico e civile, attraverso un film toccante e straordinario.
Esterno notte – la trama
Il Film si svolge nel 1978. L’Italia vive una terribile guerra civile.
Da una parte le Brigate Rosse, la principale delle organizzazioni armate di estrema sinistra, e dall’altra lo Stato.
Violenza di piazza, rapimenti, gambizzazioni, scontri a fuoco, attentati. Sta per insediarsi, per la prima volta in un paese occidentale un governo sostenuto dal Partito Comunista (PCI) e si assiste ad un’epocale alleanza con il partito conservatore per eccellenza della Nazione, la Democrazia Cristiana (DC).
É Aldo Moro, apprezzato professore universitario di diritto e noto politico esponente di punta della DC, uno dei fautori del progetto rivoluzionario che vorrebbe creare questa coalizione allargata di governo in cui possa rientrare, oltre alle forze moderate di sinistra come i Socialisti, anche il Partito Comunista: il più temuto, in quanto il più votato dopo la DC, e il più osteggiato da Chiesa, mondo industriale e non solo.
Quando molti uomini politici del suo stesso partito paiono decisi a seguirlo in questo ostinato e avventuroso progetto, e lo stesso Berlinguer si ritiene disposto a collaborare, ecco che le fronde dell’estrema sinistra, nel marzo del 1978, entrano in azione. Per opera della frangia armata delle Brigate Rosse, rapiscono Moro dopo una sanguinosa imboscata, rivendicando l’atto e tenendo sotto scacco le istituzioni per mesi.
Esterno notte segue non solo la figura del politico, ma anche e soprattutto quella delle persone che, nel bene come nel male, gli furono vicine in quel calvario, che tenne sotto pressione una intera nazione per mesi, sino al tragico epilogo.
La Recensione
L’opportunità di avvalersi di un tempo allargato e privo di vincoli generalmente appannaggio del mezzo cinematografico, consente a Bellocchio e agli altri sceneggiatori (Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino) di concentrarsi su diversi punti focali, spostando l’angolazione del racconto da punti di vista estremi e opposti, fino a raccordarsi con lo stesso finale. A cui si tenta anche di ipotizzare, o forse sognare, una soluzione differente e più umana, proprio per poterla smentire attraverso la tragicità dei fatti.
L’ottimo Fabrizio Gifuni si mette in evidenza per la sua interpretazione mimeticamente perfetta, in grado di farci rivivere i dubbi e le sofferenze del celebre politico. Il grande interprete si impadronisce dei connotati del suo personaggio in modo straordinario.
Il film sceglie di mettere da parte l’ oggetto del contendere per concentrarsi sulla famiglia, sugli illustri, ma assai controversi, colleghi e compagni di partito (da Cossiga, ad Andreotti, a Zaccagnini, per citare i più ricorrenti), spesso con atteggiamenti decisamente più contraddittori rispetto a quelli di avversari del calibro di Berlinguer, aperto al dialogo e alla possibilità di una trattativa con gli estremisti.
E sui nemici giurati, che talvolta, seppur a sprazzi, dimostrano cenni di umanità forse più marcati dei compagni di partito.
In questo secondo adattamento di Bellocchio, Aldo Moro, sia quando è presente che quando non è in scena, si distingue per la sua candida umanità, la sacrosanta voglia di vivere, la tenacia ad affrontare il suo calvario.
“Cosa c’è di folle padre, nel non voler morire.
Io non sono suicida e mi aggrappo alla vita per resistere
Io ho rinunciato a tutto, perché dovrei rinunciare anche alla vita?”
Ma anche i rapitori, le spietate BR, soprattutto nelle figure di Adriana Faranda e del suo compagno, riescono a connotarsi per una umanità di fondo che trascende l’epilogo tragico noto a tutti.
“Che fortuna morire nel sonno…passare nel sonno dalla vita alla morte.
Vorrei vedere con i miei piccoli occhi mortali, come si vedrà nell’aldilà: sarebbe bellissimo ci fosse luce.”
In un equilibrato connubio tra privato e politico, Esterno Notte è una feroce e senza riserve critica a chi ha fatto poco o niente per salvare Moro ed esprime la sua rabbia con una lucidità critica e analitica, una potenza cinematografica e una grande ‘attenzione ai sentimenti.
La condanna politica è nettissima insieme alla rappresentazione del dramma personale vissuto da Moro e da chi gli era amico, vicino, familiare.
Per far ciò Bellocchio si circonda di un cast di prima grandezza.
Margherita Buy interpreta l’inarrendevole e determinata consorte di Moro, mentre Toni Servillo impersona il Papa ed amico Paolo VI.
Ma anche i volti giovani sono notevolissimi: tra loro non si può fare a meno di citare Daniela Marra nei panni tormentati della Faranda, e l’ottimo Fausto Russo Alesi, nel ruolo di un giovane Cossiga disorientato e insicuro, che finisce per affossare, con le sue titubanze, una trattativa già di suo pressoché impossibile.
Diretto con la nota sapienza del maestro, scritto a più mani da valenti sceneggiatori assieme a Bellocchio senza l’affanno di dover risultare concisi, ma determinato a rendersi incalzante in tutte le sue oltre cinque ore e mezza, Esterno notte è una grande produzione matura che ci rende orgogliosi di queste felici contaminazioni tra cinema e televisione.
Un miracolo produttivo raro e prezioso che ricorda, per solidità e riuscita, l’altrettanto straordinario La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana.
Qui per guardare la serie su Raiplay