La Menzione Migranti del Visioni Fuori Raccordo 2011 è andata meritatamente ad una stimolante e provata-documentata-atipica riflessione sulle possibilità di riqualificazione urbanistica e sociale. Good Buy Roma è parto vivo (autoprodotto) e denso di Gaetano Crivaro e Margherita Pisano, due giovani trentenni che hanno unito tecnica (Gaetano Crivaro è documentarista) e critica (Margherita Pisano è Dottoranda in Tecnica Urbanistica alla Sapienza) per raccontarci come l’occupazione dell’ex magazzino dell’aeronautica militare del Porto Fluviale a Roma (datata 2003 e messa in atto dal coordinamento cittadino di lotta per la casa) sia di fatto un modello positivo e tangibile, capace di mettere in discussione il nostro stesso abitare e di conseguenza, il nostro stesso vivere.
L’avvio del racconto, a partire dalla voce degli occupanti (oltre agli Italiani, anche immigrati provenienti da tre continenti), apre un varco pieno di tenerezza alla nostra percezione: voce di donna, che mescola il sorriso al suo dire timido sul non aver mai partecipato ad un’occupazione, sul non sapere cosa sarebbe accaduto, sulla sensazione di sopraffazione da tanto spazio e tanto abbandono trovato, una volta aperti i cancelli… E poi facce autentiche, spontanee e semplici, che si avvicendano nella scoperta (per noi) folgorante di come questo luogo sia stato trasformato dai suoi abitanti in un vero e proprio condominio, tenuto con cura e bellezza, personalizzato nella resa degli appartamenti letteralmente ‘ristrutturati-ricostruiti’ dagli stessi occupanti. E di come la vita scorra con il senso e la condivisione di una comunità: la coabitazione che avvicina razze diverse, costumi, comportamenti, e che diventa scambio, cultura essa stessa. Una piccola cittadella libera e variopinta, esclusa dal superfluo ma creativa nello sfruttare le doti di ciascuno dei suoi appartenenti per soddisfare le necessità del sempre più vivibile per tutti, dentro una Roma claustrofobica, marcata visivamente dalla solitudine-isolamento dei nidi d’ape dei complessi residenziali circostanti e in costruzione, giganti che sovrastano i confini infiniti del cancro-cemento.
Questa testimonianza urbanistica davvero preziosa, esempio attivo di un fare quale risposta alle metastasi di degrado sociale dell’immobilismo politico-istituzionale, lungi dall’essere presa come un punto di partenza di un pensare e rivalutare siti urbani in abbandono e il concetto stesso di abitare, è invece seriamente compromessa nel suo esistere. Dopo 7 anni, le 100 famiglie sono a rischio di spostamento-smembramento, e la ex Caserma del Porto Fluviale in pasto al lucro e al profitto dei centri commerciali… Ma la cittadella non si arrende di certo, e neanche noi… Tutti siamo invitati a condividere idee e proposte, scambiare conoscenze: una sala da tè è pronta ad accoglierci ogni giorno. goodbuyroma.wordpress.com/dopo-il-film/aprire-gli-spazi/
Maria Cera