Il BELLARIA FILM FESTIVAL, giunto alla sua 40esima edizione, vuole, come sottolinea la Direttrice artistica Daniela Persico, “creare un polo tra il cinema indipendente italiano e il cinema internazionale”, guardando ai giovani ma strizzando un occhio alla tradizione. Sin dalla prima proiezione, che apre le danze del festival, si percepisce infatti questo carattere innovativo.
Il sito del festival
Piccolo Corpo, di Laura Samani, premiata con il David di Donatello come migliore regista emergente, descrive perfettamente l’urgenza di trasformare la dicotomia tra presente e passato in una nuova dimensione filmica in cui presente e passato dialogano, vanno quasi a braccetto alla ricerca di una nuova chiave di lettura per rileggere il tempo attraverso tematiche che in fondo sono senza tempo.
Come scrive Beatrice Fiorentino su “Il Manifesto”, la regista “non cerca verosimiglianza a tutti i costi ma mira a raggiungere una dimensione universale che travalichi i confini dello spazio e del tempo con una cifra personale, autentica e originale”.
E in quest’ottica si inserisce perfettamente anche la proiezione che chiude la prima giornata del BFF, vale a dire Alcarras di Carla Simón, premiato con l’orso d’oro alla Berlinale e proiettato per la prima volta in Italia proprio in occasione del festival.
Un film corale, assolutamente intimo e personale, il ritratto di una famiglia dipinta proprio nel momento in cui rischia di perdere la propria identità comune. “Un dramma sull’eterna tensione generazionale e sul doloroso superamento delle antiche tradizioni”. Uno sguardo nostalgico rivolto ai “vecchi tempi”, quando “dare la propria parola” aveva lo stesso valore di “firmare un contratto”, ai giorni nostri. Ma i vecchi tempi non ci sono più, come ci ricorda malinconicamente questo film, e se non si hanno i documenti e i contratti, “la propria parola” si svuota di significato.
Conversazione con Laura Samani
Alcarrás la recensione del film Orso d’oro a Berlino