Una spiaggia di fronte al mare al tramonto, un uomo che gioca con il suo cane mentre le onde si infrangono placide sulla battigia e i gabbiani lanciano il loro stridio nel cielo. Un incipit, quello de Il fronte interno, che comunica una sensazione di quiete e di pace assoluta. Al contrario, con il procedere dei minuti, il film vira sempre di più verso atmosfere cupe e inquietanti, che connotano drammaticamente la pellicola di Guido Acampa.
In un paese immaginario sfrecciano nel cielo aerei militari impegnati in una guerra lontana
Il film è liberamente ispirato al romanzo Santa Mira scritto dal poeta e romanziere napoletano Gabriele Frasca. Il fronte interno, distribuito da Artex Fim, è ambientato nell’immaginaria e remota località di Santa Mira. Santa Mira è posta non lontano da una base militare dalla quale partono i caccia diretti verso il fronte iracheno durante la cosiddetta “guerra al terrorismo”.
I protagonisti principali sono Gaudì (Luigi Iacuzio), addestratore di cani – tra i quali la prediletta è la bianca Alice che si renderà protagonista del finale – e sua moglie Dalia (Autilia Ranieri, già vista in Martin Eden e in Gomorra – la serie). Dalia è una donna ossessionata dalla guerra e preoccupata dalle condizioni mentali dell’anziano padre (Nello Mascia).
Silenzi e rumori rimarcano i due diversi fronti interni sui quali si impernia tutta la vicenda
Opera anomala nel panorama del cinema italiano, Il fronte interno è un film di silenzi e di rumori improvvisi. I silenzi sono quelli di Gaudì, personaggio solitario che preferisce trascorrere il proprio tempo con gli animali piuttosto che insieme alla moglie e alla figlia Clara. E poi ci sono i silenzi di Dalia, consumata dai tormenti interiori che la sprofondano irrimediabilmente in un gorgo senza speranza.
Allo stesso tempo il film è pieno dei frastuoni violenti e insopportabili. Sono causati dallo sfrecciare degli aerei in partenza dalla vicina base, che squarciano la quiete dei boschi dove Gaudì ama trascorrere le giornate con i suoi cani.
La sceneggiatura, scritta dallo stesso Acampa, predilige atmosfere rarefatte e dialoghi scarni. Essa fa de Il fronte interno un film complesso per lo spettatore. Allo stesso tempo, se si accetta di immergersi nell’andamento lento delle scene, lo rende stimolante.
Proprio il ritmo che Acampa infonde alla sua opera, unitamente alla fotografia di Gennaro Visciano che adotta i toni freddi delle giornate uggiose autunnali e alla colonna sonora di Francesco Sabatini in grado di trasmettere un senso di costante inquietudine, riesce a ben evidenziare i demoni che attanagliano i vari personaggi. Essi sono incapaci di liberarsene e vengono così trascinati alla deriva.
Al tempo stesso i caccia militari, sfrecciando con arroganza su quel mondo, contribuiscono a creare un’atmosfera che non lascia spazio alla speranza. Viene chiamato in causa l’intero paese di Santa Mira che, pur vivendo con distacco la partecipazione a una guerra che genera dubbi e paure, vede evolvere i drammi familiari parallelamente a un conflitto che li coinvolge di persona.
Ecco, quindi, i due fronti interni che diventano il tema dominante del film. Sono quello tangibile della guerra e quello invisibile ma altrettanto presente del malessere interiore dei protagonisti. Guido Acampa è bravo a rappresentare un conflitto, per altro mai mostrato, che si riversa su una comunità persa nelle sue lotte interiori.
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers