Su Netflix la commedia americana indiavolata dal titolo Non succede, ma se succede...; si tratta di una spigliata cronaca di un’amore scoppiato, con una reazione tardiva, tra un nerd impenitente e una ex babysitter, ora politica in carriera.
Non succede, ma se succede – la trama
Non succede… ma è successo: che la bella e statuaria ex babysitter Charlotte Field, che fece innamorare ai tempi il dodicenne e già molto nerd Fred Flarsky, si infatui di quest’ultimo – sfigato – proprio ora che la bella creatura riveste il ruolo della donna in carriera per eccellenza, mentre lui, brillante ma sfortunato giornalista, vittima delle sue stesse intuizioni da scoop, la rincontra per caso proponendosi con successo come autore dei discorsi pubblici della politica in ascesa.
In Non succede, ma se succede… Charlotte è divenuta niente meno che Segretario di Stato Usa e pure probabile primo e imminente Presidente donna degli States, a coronamento di quel sogno americano pronto a realizzarsi, che in America è ormai una fede conclamata, se non proprio un dogma.
Quale chimica leghi due esseri così eterogenei, sia fisicamente che caratterialmente, costituisce un’ incognita degna dei misteri cruciali dell’Universo; ma sta di fatto che, pur osteggiata in modo anche imbarazzante a livello personale, o sotto forma di una invadenza multimediale dai risvolti virali tragicomici, la coppia regge assai bene.
Lo spettatore segue questa strana coppia impegnata a girare il mondo al seguito degli appuntamenti ufficiali della donna, protesa a portare avanti, tra l’altro, una campagna ecologista che la vedrà osteggiata dal suo stesso creatore e mentore, ovvero il corrotto, infantile, frivolo e capriccioso Presidente uscente.
Non succede, ma se succede – la recensione
Per la regia, spesso brillante e spigliata, a cura di Jonathan Levine (suo il divertente 50 e 50, anch’esso con Seth Rogen nel cast), un esperto di commedie indiavolate, e a volte pure autore con sprazzi di efficace e malizioso piglio narrativo che ricorda, qui in particolare, lo stile sfrontato e disarmante dei Farrelly dei tempi di Tutti pazzi per Mary, Long Shot (questo il titolo originale) si trasforma poco per volta in una commedia sempre in bilico tra comicità a grana spessa, se non proprio greve, e quel politically correct camuffato nel suo esatto contrario.
Il titolo di cui sopra si riferisce comicamente all’imbarazzante, ma del tutto esilarante episodio di pratica sessual-masturbatoria che diviene scientemente appannaggio della rete globale, nonché il fulcro della vicenda che non è bene rivelare qui ulteriormente.
Un episodio cardine che da noi viene completamente assorbito da un titolo italiano davvero orribile e insulso.
Di fatto il film ha momenti esilaranti che funzionano bene, e si giova di due protagonisti superlativi: Charlize Theron, statuaria più che mai, ma capace di ridicolizzarsi e umanizzarsi anche restando un’icona di perfezione, e un Seth Rogen pungente e masochista come appare nelle migliori produzioni cameratesche made in Apatow o James Franco.
Di non minor valore appare la prova della simpaticissima attrice comica June Diane Raphael, nei panni della efficientissima e gelosissima “segretaria della Segretaria”, profondamente segnata nell’orgoglio dal subentro in squadra dello sbrindellato giornalista nerd destinato a conquistare pure il cuore della divina, futura presidentessa.
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