Al Far East Festival N° 24, nella sezione Fuori Concorso intitolata “Best of the best”, e dedicata ad alcuni grandi film che, nell’ultimo problematico biennio, hanno caratterizzato la produzione cinematografica dell’area asiatica, è stato il turno di Terrorizers, film di Taiwan già presentato in Italia alla Festa del Cinema di Roma nell’ottobre del 2021.
Terrorizers – la trama
Tutto un groviglio di storie che si intersecano tra loro ruota attorno alla figura di angelo e demone di Ming Liang, un giovane ricco allontanato dal padre e andato a vivere con una ragazza, Tu Gang, e il padre di lei, entrambi abbandonati da tempo dalla madre e moglie.
Ma la ragazza, che studia recitazione, incontra un suo vecchio spasimante, ovvero un bel ragazzo che, dopo essersi imbarcato come cuoco, intende ora aprite un locale tutto suo. Nella storia, c’è anche Monica, collega di Yu Fang, che cerca di togliersi di dosso un passato scabroso che sembra inseguirla.

E infine una ragazzina che s’innamora di Ming Liang, nonostante costui commetta un’aggressione in luogo pubblico e venga subito smascherato.
A ciò si aggiunga una matura ma ancora piacente massaggiatrice che fa da mamma a Ming Liang.
Terrorizers – la recensione
Si ama anche per non soffrire di solitudine.
Ci si fa male e ci si distrugge a vicenda anche come conseguenza dell’essere rimasti soli.
Segnate da una appassionata musica classica di sottofondo di Chopin, le storie concatenate di Terrorizers, abilmente giostrate in un andirivieni temporale gestito con gran perizia, dimostrano come la solitudine porti allo sbando e verso derive da cui è difficile poi riprendersi e ricominciare.

Dopo l’ottimo Cities of Last things, ritroviamo l’abile regista e sceneggiatore taiwanese Ho Wi-ding in un film sulle derive amorose, ma soprattutto alimentate da abbandoni improvvisi e immeritati, che generano solitudini affilate come rasoi e lame protese a creare ferite difficilmente rimarginabili. 8/10