Far East Film Festival

Sonatine: il capolavoro di Kitano trent’anni dopo con l’autore “quasi” in sala

La consegna del Gelso d’oro a Takeshi Kitano al Far East Film Festival e la visione di ‘Sonatine’

Published

on

Il penultimo giorno del Far East Festival n° 24 è, come tradizione, dedicata alla consegna dell’ormai prestigioso Gelso d’Oro alla carriera. Quest’anno il premiato è davvero un gran nome: Takeshi Kitano, personaggio di culto, artista multi sfaccettato  che ha saputo coniugare spettacolo televisivo a cinema d’autore, passando per le arti figurative come la pittura (nella scala dei colori si parla ormai del “blu Kitano” riferendosi alla sua passione per il colore che trapela nel blu del suo mare come nel colore delle sue variopinte ed eccentriche tele), lasciando sempre solchi indelebili ad ogni suo passaggio.

Lo attendevamo trepidanti in presenza al Teatro Nuovo di Udine per il ritiro di persona. Purtroppo, per svariate ragioni, ciò non è potuto accadere ma l’apparire del gran viso rotondo di “Beat Takeshi” in collegamento dal suo domicilio giapponese, con lo sfondo di un quadro di “fiori di fuoco” (citando l’altro capolavoro Hana-bi) quasi sicuramente di produzione propria, l’emozione ci coglie all’istante e rimane su di noi spettatori.

 

L’emozione prosegue con l’opportunità che il FEFF ci regala di rivedere, a quasi trent’anni dall’uscita, e per molti, se non tutti, per la prima volta sul grande schermo, l’opera cardine di Kitano: Sonatine, capolavoro senza se e senza ma.

Sonatine – la trama

Nonostante il desiderio di lasciarsi alle spalle una vita violenta che lo ha reso affettivamente un uomo solo e senza famiglia, il quarantacinquenne Murakawa non riesce ad evitare di accettare quello che considera il suo ultimo incarico a favore del suo boss. Pertanto parte, assieme ad alcuni suoi scagnozzi, per l’isola di Okinawa, con il compito di mettere fine ad una guerra tra bande rivali.

Quando però il locale sporco ed abbandonato che li dovrebbe accogliere diviene oggetto esso stesso di un attentato, il gruppo si trasferisce a vivere in una casupola di legno in riva ad una amena spiaggia deserta.

“Sei un duro. Mi piacciono gli uomini duri!

-Se fossi un vero duro, porterei forse una pistola con me?

–Ma tu spari con facilità….

-Perché mi spavento con facilità”.

In quel luogo, tra la pace quasi paradisiaca di una natura quasi incontaminata, e l’incontro con una bella ragazza soggiogata da un compagno violento che Murakawa impiega poco tempo ad eliminare, si consuma una trasformazione interiore nel gangster che lo riporta ad una innocenza quasi infantile.

Circostanza, quest’ultima, che non gli impedisce di portare a termine, con i soliti brutali metodi che lo contraddistinguono, una missione che si concluderà in una vera e propria carneficina, al termine della quale anche l’esistenza stessa del boss addiverrà ad una radicale svolta.

Sonatine – la recensione

-“Ma tu non hai paura di morire?

-Quando hai avuto paura della morte per troppo tempo, cominci a desiderarla…”.

In questa famosa frase si racchiude il contesto di un finale da una parte logico e necessario, ma dall’altra anche in antitesi con il regolamento di conti che caratterizza l’ultimo massacro risolutivo del film, in cui il regolamento dei conti va ben oltre la missione ricevuta.

Takeshi Kitano con Sonatine inizia a coniugare il luogo comune della violenza con la necessità di un ritorno alla spontaneità degli affetti, che si raggiunge in questo capolavoro tornando un po’ bambini, mentre nell’altro capostipite della carriera da regista di Kitano, ovvero del già vitato Hana-Bi – Fiori di fuoco, rifugiandosi nel rapporto amoroso di coppia.

Ecco che entrambi i protagonisti di questi due grandi film, per quanto diversi nei ruoli (uno è un gangster in crisi, l’altro un poliziotto disilluso), comprendono che il raggiungimento di quell’equilibrio che porta ad assaporare piccoli attimi di serenità che anela ad un concetto vicino alla felicità, è questione di istanti, e la volatilità di questo  equilibrio interiore può solo essere raggiunta per poi trovare il coraggio di farla finita.

La spiaggia e i giochi nella sabbia, gli aquiloni e le sfide tra ragazzi che si trasformano in bambini entusiasmati con poco, sono la magia che scalda il cuore e commuove lo spettatore, anche quello che comprensibilmente potrà uscire un po’ traumatizzato dal massacro che si consuma, freddo ed inesorabile, quando il gioco spensierato lascia spazio agli incarichi commissionati.

Con Sonatine Kitano trova la sua perfezione di regista ed uomo di cinema, confermandosi in svariate altre occasioni con capisaldi conosciuti ed apprezzati, contesi ai principali festival internazionali, tra i quali, oltre al già menzionato Hana-bi premiato al Festival di Venezia nel 1995 con il Leone d’Oro, si possono citare L’estate di Kikujiro, Dolls, Zatoichi. 10/10

Tutto sul Far East Film Festival

Exit mobile version