Nel quarto giorno del Far East Festival 24, il Concorso ospita il bel film taiwanese intitolato Mama boy, che racconta i vani tentativi di una madre vedova, da sempre apprensiva e iper-protettiva con il suo unico figlio maschio, cresciuto complessato ed impacciatissimo, di trovargli una moglie all’ età non più tenera dei quasi trent’anni.
Mama boy – la trama
In Mama boy il timido Xiao-hong, ragazzo trentenne che lavora presso un negozio di acquari del cugino, è da sempre il cocco viziato di mamma, che lo ha accudito e fatto vivere come dentro ad una sfera di cristallo.
Impacciato a rapportarsi con il mondo esterno, riservato sino all’incomunicabilità, il giovane fallisce ogni tentativo di poter intraprendere una relazione amorosa con le ragazze che la madre rigorosamente provvede a selezionargli.
Il giorno che il suo capo e cugino lo conduce, come regalo di compleanno, a svezzarsi sessualmente presso una casa di tolleranza mascherata da hotel a ore, il giovane viene a contatto con l’ancor piacente tenutaria dell’attività, conosciuta come Sister Lele.
Pur non combinando nulla con la ragazza che lei gli affida, decide di tornare diverse volte in quel luogo, anche senza consumare alcun rapporto.

In realtà al ragazzo interessa proprio Sister Lele, che anagraficamente sarebbe una seconda madre ma, diversamente dalla naturale, rappresenta il suo vero approccio con l’esperienza sessuale fino ad ora rifuggita.
Il rapporto tra i due servirà ad entrambi per migliorarsi: l’uno come uomo indipendente da una madre oppressiva e letteralmente castrante, l’altra come madre, proprio prendendo spunto dall’esperienza del suo curioso nuovo spasimante.
Mama boy – la recensione
A nove anni di distanza dal precedente Will you still love me tomorrow?, il regista taiwanese Arvin Chen fa ritorno in regia con la sua terza commedia, anche stavolta dirigendo una storia dai risvolti intimi e sentimentali in grado di toccare e di andare oltre la semplice commedia degli equivoci.
Mama boy si rivela un ritratto malinconico di due maturazioni tardive: quella di un ragazzo anagraficamente uomo che stenta a crescere perché vessato dalle attenzioni spasmodiche di una madre opprimente, e quelle di una madre quarantenne che si accorge di quanto poco sia stata materna nei confronti del figlio, diventato un piccolo e fallito delinquente alla mercé di strozzini senza pietà.
Ognuno di loro, dopo quel rapporto platonico, ma dalle conseguenze concrete più di ogni evidente aspettativa, imparerà ad affrontare la propria lacuna, riuscendo a perfezionare quel ruolo di fatto naturale che li coglieva tuttavia sempre a disagio e sempre impreparati o immaturi, protesi a rifuggire, a rimandare, a rinunciare.

Alla riuscita della commedia contribuiscono anche i due ottimi interpreti protagonisti:
Il ventinovenne acerbo offre al bravissimo e lanciatissimo attore Kai Ko di far suo un altro tassello di una carriera in rapida ascesa, dopo gli exploit notevoli in The road to Mandalay e Moneyboys.
Nel ruolo di Sister Lele, l’ottima attrice taiwanese Vivian Hsu, già vista in film come Fire of conscience e The devil fish, visto al FEFF 21. 7/10