Nel terzo giorno del Far East Festival numero 24, tra i sei film visti uno dietro l’altro senza tregua, spicca senza dubbio il folgorante esordio in regia della sudcoreana Kim Se-in, in lizza anche lei per il Gelso d’Oro che il pubblico attribuirà sabato 30 aprile per la ventiquattresima volta.

The apartment with two women – la trama

La convivenza impossibile tra una madre scostante e dura, e una figlia ventenne timida e insicura, trovano nel domicilio familiare disordinato e sciatto che le due si trovano costrette a condividere, il terreno fertile per farsi reciprocamente del male e affliggersi continuamente, tra colpi bassi e micro tragedie.

Il dissidio raggiunge l’apice quando, dopo l’ennesima lite che coinvolge madre e figlia in un parcheggio di un supermercato, la madre investe con l’auto la figlia, fratturandole una gamba.

Per la genitrice si è trattato di un malfunzionamento dell’auto, e non ci pensa due volte a far causa alla casa costruttrice; per la figlia, al contrario, un vero e proprio attentato  nei suoi confronti, con l’intento di ucciderla.

E nemmeno lei ci pensa molto prima di intentare una causa contro la madre, innescando un meccanismo di rivalsa che non contribuirà certo a rendere la situazione più sostenibile.

The apartment with two women – la recensione

L’ efficace opera prima della giovane regista coreana Kim Se-in, notata con favore al Festival di Busan nell’ottobre 2021, e ospitata alla Berlinale 2022 nella sezione Panorama, è un trattato d’instabilità e disagio familiare, e della crisi che separa e oppone legami che la consanguineità dovrebbe tradurre in ben altro affiatamento e spontanea condivisione.

The apartment with two women è un film duro che non concede alcuna carineria ai due personaggi in questione, ruvidi e tutt’altro che accattivanti, quasi in gara per aggiudicarsi un premio per l’individuo più ostico e sgradevole.

Nella splendida scena del finale con black out domestico, in cui le due trovano forse solo grazie al buio improvviso e totale uno spiraglio per comprendere ognuna la necessità di allontanarsi definitivamente dall’altra, si puntualizza il pessimismo universale che pervade quest’opera spietata che non concede tregua né predispone ad alcun atteggiamento di meditata tolleranza.

Già il titolo originale, migliore e più significativo di quello internazionale, che suona tradotto come ” Due donne che indossano la stessa biancheria”, pone l’attenzione, fondamentale anche per comprendere le ultime inquadrature con la figlia protagonista, su questa innaturale ma concreta antitesi tra l’intimità forzata del condividere un alloggio, e l’abisso incomunicabile che separa madre e figlia su posizioni diametralmente inconciliabili. 8/10