Manchurian Tiger di Geng Jun è una commedia nera prodotta da Blackfin production che verrà presentata in anteprima internazionale durante il Far East Film Festival 2022 e sarà disponibile online su MyMovies dal 22 aprile fino al 1° maggio.
La storia tragicomica, ambientata nella fredda ex Manciuria, racconta di vite che, tra odio e ripicche, finiranno per confluire nel sostegno reciproco, avvolte nel manto freddo di un inverno senza fine. Un film che, a tratti piacevole e in altri momenti intollerabile, farà battagliare tra sentimenti di pietà e divertito distacco.
Manchurian Tiger di Geng Jun, la trama
Xu Dong (Zhang Yu, An Elephant sitting still) viene convinto dalla compagna incinta (Ma Li) a dare via il proprio cane per tutelare questa nuova vita in arrivo. Decide di affidarlo a un tizio raccomandatogli da altri, Ma Qianli (Zhang Zhiyong), che purtroppo naviga in acque molto torbide. Per ingraziarsi i suoi creditori, il vecchio Ma offre loro un banchetto a base dello stesso povero cane appena piombatogli in casa.
Xu Dong non gli perdona il sacrificio, ma nel riconoscere in lui una certa disperazione, si avvicina e si affeziona al quel fallito di buon cuore. La famiglia stessa di Ma lo perseguita in cerca del prestito che gli ha fatto. Demoralizzato, Ma si affida a certi scagnozzi nel tentativo di recuperare il denaro, ma nessuna delle sue strategie va a buon fine.
Nel frattempo, Xu gestisce un’amante un po’ invadente, finché la compagna non lo scopre e lo castiga a modo suo.
L’universo del DongBei
Senza dubbio Geng Jun è l’esponente di spicco di quella che in Cina può essere definita come la DongBei wave: storie che hanno luogo nel freddo nord est, dove l’inverno dura sei mesi e le città dipendono spesso dall’industria carbonifera. Un’area quindi, quella della ex-Manciuria, con una storia peculiare, che il regista descrive con caratteri di fortissima unicità.
Distinguendosi per un criterio di lavorazione che ha diversi punti in comune con il nostro Fellini, Geng Jun ha stanato i suoi personaggi minori per la strada. Li ha testati al karaoke per scoprire la loro capacità di esporsi davanti agli sconosciuti, e li ha fatti diventare dei caratteristi che attraverso i suoi film veicolano valori coerenti. Sono brutti, storti, non curati, geniali nell’arte di arrangiarsi, e per lo più di buon cuore.
Questo è il primo film in cui il regista rinuncia alla sua schiera completa di grotteschi caratteristi, per coinvolgere due nomi già affermati, Zhang Yu e Ma Li.
Questi elementi straordinari, queste macchiette uniche, sono un tutt’uno con l’ambientazione frigida dell’Heilongjiang. Il gelo è così persistente che la miseria sembra per questo prevalere. Eppure, in questa dilagante mestizia, Manchurian Tiger di Geng Jun riesce a dare una consolazione. Questi disgraziati restano a galla, in un mondo dove, se non sei predatore, sei certamente preda.
Il film che ha diviso
I temi del film di Geng Jun sono diversi: la famiglia e l’attaccamento al denaro. La desolazione e la mancanza di una struttura sociale di assistenza per i più deboli. Il tradimento, che qui viene depenalizzato, a scapito del rispetto della donna. Anzi, delle donne. Il protagonista non pagherà mai veramente lo scotto, se non attraverso imbarazzanti e goffe situazioni triangolari, che valgono quanto uno scappellotto.
Per questo, Manchurian Tiger di Geng Jun è un film che non ha incontrato un grande sostegno di pubblico. Mentre la critica continua a premiarlo: il regista è reduce da un riconoscimento del Sundance (Free and Easy, 2016) e uno dal Golden Horse Awards (The Hammer and Sickle are Sleeping, 2013) per i suoi prodotti passati. Con quest’ultima opera suggella l’appoggio in patria delle giurie. Tuttavia, i suoi personaggi fallibili, le società misogine e impietose, le ambientazioni desolate ancora stentano a trovare appoggio. In particolar modo, tra quella società che guarda avanti, al progresso, e la decadenza di quella parte di Cina freme per lasciarsela alle spalle.