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Le Fate Ignoranti: la recensione della serie di Ferzan Ozpetek

Il regista rimette mano al suo film cult con un eccellente reboot

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Le Fate Ignoranti – La Serie è una serie televisiva diretta da Ferzan Ozpetek e ideata con Gianni Romoli come reboot del suo omonimo film: scritta con Carlotta Corradi e Massimo Bacchini, è disponibile dal 13 aprile 2022 sul canale Star della piattaforma Disney Plus.

La trama

Antonia è una donna borghese molto innamorata di suo marito Massimo: quando lui perde la vita in un incidente stradale, lei scopre che l’uomo aveva una relazione con un giovane ragazzo di nome Michele. Devastata dalla notizia, si ritrova a indagare sulla vita segreta del marito e stringe un’amicizia inaspettata e coinvolgente con Michele e la sua cerchia di amici eccentrici che erano per Massimo quasi una seconda famiglia.

La recensione

Dal 2001 sono passati solo due decenni: eppure pensando alla forza dirompente che Le Fate Ignoranti ebbe sulla cultura italiana sembrano due ere geologiche.

Perché contestualizzando adesso il secondo lungometraggio di Ferzan Ozpetek, il film diventa una vera e propria opera militante, che fondò con la orza di un maglio il muro di silenzio sul mondo LGBQT+ rappresentandolo con la sua verità e i suoi colori per la prima volta su grande schermo.

Oggi, Tilde Corsi ha l’intuizione di riprendere quella storia, ampliarla per la serialità tv, attualizzarne i principi e aggiornarne i contenuti: ma soprattutto, insieme alla penna e al cuore di Ozpetek, saperne prendere il cuore pulsante e coglierne le vibrazioni più intime per spogliare Le Fate Ignoranti da quello che oggi non avrebbe più peso e rivestire Le Fate Ignoranti – La Serie con le sottotracce ancora vive e vivide.

La trama degli otto episodi riprende più o meno fedelmente quella originale: e si fonda e si snoda sulla doppia vita di Massimo (Luca Argentero, dopo Andrea Renzi), che rende speculari le tragedie della moglie Antonia (Cristiana Capotondi, dopo Margherita Buy) e dell’amante (Eduardo Scarpetta, dopo Stefano Accorsi).

Lo specchio, il doppio, il riflesso: l’intelligenza sottile de Le Fate Ignoranti – La Serie sta proprio qua, ovvero nella consapevolezza che, se nel 2001 il triangolo nascosto messo in scena dai protagonisti rappresentò una profonda rivoluzione di costume e sociale, dosando il giusto equilibrio tra profondità e leggerezza, dramma e farsa, oggi tutto questo non avrebbe lo stesso vigore (essendo alcuni principi di libertà, per fortuna, ormai assodati).

E allora, conseguentemente, lasciare che il tema dia il via alla storia, lasciando che però poi questa si svolga in piena autonomia, girando intorno al tema del doppio. Una ricorrenza semantica neanche troppo velata nella narrazione e nell’estetica: superfici riflettenti (vetri, specchi), profili, la doppiezza dello sguardo, l’ambiguità dei sentimenti, che riportano alla fine a dinamiche diegetiche tra avversione e attrazione, i due poli tra cui si muovono i protagonisti della serie, e soprattutto il suo perno centrale, Antonia.

Ozpetek è forse uno dei pochi registi oggi (insieme a Gabriele Muccino) che sa tenere a bada un cast all star -nella serie Star oltre al trio dei personaggi principali troviamo Ambra Angiolini, Carla Signoris, Paola Minaccioni, Filippo Scicchitano, Anna Ferzetti, Serra Yilmaz, Edoardo Siravo– e valorizzare gli interpreti spesso sotto tono o non in ruolo, come qui la Capotondi: che con la sua aria dimessa e fuori fuoco riesce a dare il giusto colore alla sua Antonia, senza sfigurare nel confronto con la prova maiuscola della Buy.

Un senso del doppio che torna diretto al tema del mascheramento, altra chiave fondamentale per la comprensione della serie e della struttura che si allarga a cerchi concentrici per la durata degli episodi.

Le Fate Ignoranti- La Serie continua anche ad indagare sul senso di perdita e sull’accettazione del dolore, allestendo un dramma familiare che comprende la dimensione della malattia, le dinamiche di coppia e quelle del gruppo familiare che sia di sangue o di semplicemente emotivo.

Ancora più che nel film, il complemento musicale accarezza dolcemente gli snodi della trama e soprattutto l’approfondimento dei personaggi: dal calore delle note della chitarra fino alla voce struggente di Mina e Noemi (autrici dei due pezzi inediti), la colonna sonora accentua il cromatismo della sceneggiatura ozpetekiana fondendosi in maniera sempre più completa alla fotografia e alla valenza scenica e interpretativa, non soffermandosi come prima quasi esclusivamente sullo struggimento del dolore, ma rendendo tutto ancora più coerente grazie alle forti dosi di umorismo.

Per questo, pur ritrovando gli stessi sapori e gli stessi colori della sua filmografia, Ferzan Ozpetek fa esplodere il dolore sotto lo sguardo del Colosseo e di una morbida Roma notturna ma approfondisce le linee dei contorni di quello che racconta, arricchendo le sfumature e accendendo alla fine le addizioni e le sottrazioni che fanno implodere i contrasti.

La prospettiva del suo sguardo allora si dilata e si restringe come in un ritmo cardiaco che ritrova una propria identità autoriale arricchendosi del respiro più ampio che offre la serialità: profetico per certe visioni dell’omosessualità, d’avanguardia per la concezione di un nuovo tipo di Amore,

la trama emotiva di Ozpetek continua ad avere la caratteristica del cinema migliore, ovvero la capacità di raccontare un contesto intimo (una crisi, spesso) in modo armonioso ma riuscendo a non essere mai pacificato, insinuante, capace di disturbare la sensibilità e il modo di pensare e di agire.

In questo modo, Le Fate Ignoranti è una folgorante confusione di emozioni sgargianti, lievemente leziosa nella sua consapevolezza emotiva, ma che sa confondere il sorriso e il pianto in un’emozione unica e fortissima.

;Le fate ignoranti; le foto ufficiali e il poster

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