Radu Jude è uno dei registi del momento e uno dei cineasti rumeni più noti ed apprezzati, nonché contesi dai festival internazionali più prestigiosi.
Nel 2021 il suo provocatorio e spiazzante Sesso sfortunato o follie porno, si è aggiudicato alla Berlinale il premio più importante, ovvero l’Orso d’Oro.
Ma scorrendo tutta la filmografia di questo autore ancora giovane (è nato nel 1977), incontriamo diverse opere singolari, se non memorabili: tra queste il balcanico western “Aferim!”, una sorta di nuovo Django ambientato in Valacchia all’inizio del XIX secolo.
The happiest girl in the world invece costituisce il folgorante e sarcastico esordio di Radu Jude alla regia. Un film che già dimostra la verve pungente del talentuoso regista, e che Mubi ha proposto nella sua programmazione già dal mese di gennaio 2022.
The happiest girl in the world – la trama
La diciottenne Delia, spedendo soli tre bollini del concorso bandito da una famosa bibita gassata, si aggiudica il primo premio, rappresentato da una vettura utilitaria.
Il film si apre con la ragazza sofferente nel sedile posteriore della macchina del padre, mentre, accompagnata dai due genitori si reca fino a Bucarest per ritirare il premio.
Ma per riceverlo, deve prima prestarsi a registrare un breve spot promozionale per la bibita che le ha permesso di aggiudicarsi quel piccolo grande tesoro.
Strada facendo, comprendiamo che i genitori, le cui intenzioni contrastano diametralmente con quelle della figlia, cercano di rivendere immediatamente il bene ricevuto in dono, per evitare che lo stesso si svaluti e utilizzare la somma incassata per aprire una sorta di Bed & Breakfast nella casa della nonna della ragazza.
Ma Delia non ne vuole sapere. Pur sprovvista di patente, lei quell’auto la desidera: per lei è sinonimo di una libertà finalmente acciuffata al volo, e a questa opportunità prodigiosa e provvidenziale la ragazza non vuole assolutamente rinunciare.
Intanto il regista dello spot, incalzato dal produttore, cerca di dividersi tra le esigenze svariate della troupe dello spot e si affanna a girarlo e rigirarlo.
Delia si ritrova stressata per dover imparare tutte le battute e trovare una parvenza di naturalezza che il suo status di non-attrice le comporta.
Nel contempo i genitori le ronzano attorno e si affannano a tentare di convincerla a liquidare quel regalo piovuto dal cielo.
Lo stress aumenta, e Delia, prima deliziata dall’ebbrezza di diventare famosa e fomentata dalla possibilità di possedere un auto con cui recarsi al mare con l’amica del cuore, vede crescere su di sé uno stress che non fa che acuirsi.
La situazione pare precipitare quando la ragazza, divisa tra lo stress di scene provate mille volte e senza risultati soddisfacenti, e la necessità di sottoporsi a sedute di trucco sfiancanti per tentare di eliminare i tratti, gli abiti e il modo di comportarsi tipicamente campagnoli, frutto della sua provenienza dalla più remota periferia, finirà per deprimersi e passare dalla ebbrezza di una giornata a prima vista indimenticabile, a uno stato quasi catatonico di giovane donna sulla strada della depressione.
La recensione
Opera prima del grande regista romeno Radu Jude, The happiest girl in the world possiede già la verve pungente di un cineasta che non perde occasione per porsi a monito di una deriva sociale, che ha caratterizzato il suo paese tormentato dalla dittatura di Ceausescu lunga quasi venticinque anni.
Un collasso sociale che pare, con sembianze differenti, ma ugualmente opinabili, caratterizzare l’euforia consumistica ingiustificata che muove una popolazione finalmente libera, ma anche in balia di una povertà latente e succube di risorse sempre troppo scarse.
Il dilemma tra il “volere ma non potere”, che rende un popolo ormai libero, ma schiacciato dalla miseria, schiavo di una dipendenza da futilità irresistibile e compulsiva, diventa il filo conduttore di una vicenda che trova, nella esasperazione di girare la scena perfetta, la sua più consona rappresentazione di questa ossessione.
Un monito a un degrado civile che si sviluppa e nutre falsi consigli, appannaggio di una pubblicità ingannevole e innaturale. Come lo spot che si pretende di girare e con cui si pretende che Delia trasfiguri la soddisfazione tipicamente occidentale di chi ha trovato il traguardo del proprio paradiso terreno in oggetti futili ed ingannevoli. 8/10
MUBI Aprile 2022 la programmazione in arrivo